A sinistra l’ambasciatore Lamberto Zannnier, responsabile dell’UNMIK, con il Segretario Generale dell’ONU Ban KI-moon
Al Palazzo di Vetro dell’Onu in questi giorni si discute soprattutto di Libia e degli sconvolgimenti nel mondo arabo. La caduta con effetto domino di dittatori troppo a lungo al potere, grazie anche ai grandi affari con le democrazie, sta provocando uno tsunami geopolitico e altre scosse dovranno ancora arrivare.
Ma al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, recentemente, c’erano state discussioni su crimini internazionali che, per la loro inaudita gravità, non meriterebbero di essere oscurati.
Stiamo parlando del Kosovo e del traffico di organi umani, organi di prigionieri serbi dei kosovari albanesi, crimine che sarebbe avvenuto alla fine degli anni Novanta, secondo un rapporto approvato dal Consiglio d’Europa, cioè durante e subito dopo la guerra con la Serbia.
Dunque, lo scorso 16 febbraio, la Serbia ha chiesto al Consiglio di Sicurezza che sulle accuse di traffico di organi umani indaghi non la missione europea Eulex presente in Kosovo, ma una commissione d’inchiesta che abbia un mandato dell’Onu. Il ministro degli esteri serbo Vuk Jeremic ha invitato il Consiglio di Sicurezza a creare un "meccanismo di inchiesta ad hoc" sotto controllo del CdS: "Noi riteniamo che l’inchiesta vada effettuata sotto gli auspici del consiglio di sicurezza dell’Onu", ha affermato Jeremic, secondo il quale la missione europea in Kosovo, la cosidetta Eulex, non è qualificata a un tale tipo di indagini non avendo mandato per indagare al di fuori del Kosovo (il crimine sarebbe stato perpretato in Albania e poi in altri paesi). Jeremic, ha ricordato che le Nazioni Unite sono state investite finora delle indagini in tutti gli altri casi relativi a crimini di guerra nei Balcani, e quindi così dev’essere anche per quelli commessi in Kosovo. Ogni altra decisione, ci ha fatto notare il giovane ministro serbo rispondendo alle domande dei giornalisti all’uscita della riunione del CdS, sarebbe inaccettabile: "Su tutti i crimini commessi sul territorio della ex Jugoslavia si è indagato su mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, quindi noi non possiamo accettare che le accuse di traffico d’organi, le cui vittime sono state in gran parte serbe, ora vengano trattate in modo diverso".
Le accuse di traffico illegale di organi sono contenute in un rapporto di una commissione presieduta dal senatore svizzero Dick Marty, approvato a fine gennaio dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. I crimini sarebbero avvenuti alla fine degli anni novanta in Kosovo e Albania, con vittime prigionieri serbi nelle mani dei guerriglieri indipendentisti albanesi dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck). Tra i coinvolti nel traffico di organi figura l’attuale premier kosovaro Hashim Thaci, allora tra i leader dell’Uck. Il giorno della riunione del Consiglio di Sicurezza dedicata al Kosovo, c’era anche Vlora Citaku, giovane viceministro degli Esteri kosovara – qualcuno la definisce già una "sosia" di Sarah Palin – inviata dal premier Thaci a difendere al Consiglio di Sicurezza dell’Onu l’onore kosovaro da queste infamanti accuse.
Ma il CdS dell’ONU, dieci giorni fa, si era riunito soprattutto per ascoltare il capo della missione dell’Onu in Kosovo (Unmik), l’italiano Lamberto Zannier, inviato speciale di Ban ki Moon in quel nuovo stato nei balcani che 75 stati hanno già riconosciuto (come gli Stati Uniti e l’Italia) ma che la maggior parte dei paesi dell’Onu invece si rifiuta di riconoscere.
Zannier, nel suo rapporto, ha detto che le accuse del rapporto Marty sono da prendere seriamente e si dovrà indagare a fondo sulle accuse di traffico di organi. "Un’inchiesta va effettuata in maniera prioritaria nell’interesse di tutti", ha detto Zannier durante il suo intervento, invitando lo stesso Dick Marty, a mettere a disposizione eventuali elementi di prova.
La kosovara Citaku dal canto suo, durante il suo intervento al CdS ha respinto le accuse di traffico di organi e si è detta favorevole a una inchiesta da parte di Eulex. I componenti del CdS hanno appoggiato la conduzione di un’inchiesta, ma dividendosi su chi la debba condurre, se Eulex o l’Onu. Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania si sono detti a favore di Eulex, mentre Russia, Cina, e Sudafrica ritengono che debba indagare l’Onu.
Intanto, a pochi giorni dalla riunione del Consiglio di sicurezza sul Kosovo, a Pristina il Parlamento ha eletto alla presidenza il miliardario Behjet Pacolli, costruttore internazionale e conosciuto in Italia per essere stato sposato con la cantante Anna Oxa. Il neo presidente kosovaro Pacolli, in una intervista, ha dichiarato: "Voglio che i miei connazionali dimentichino il passato, il risentimento contro i serbi, e accettino la multietnicità…. la guerra ha prodotto sofferenze da ambo le parti. Io desidero che i miei compatrioti mettano da parte il passato e l’odio per i serbi e accettino uno stato multietnico. Non sarà facile, ne sono consapevole, ma con la collaborazione del premier (Hashim Thaci) e del governo ce la farò".
Certamente lo spera anche la comunità internazionale, ma allo stesso tempo un crimine come quello di cui è accusato l’attuale premier kosovaro Thaci non può essere lasciato "cadere" nel dimenticatoio della storia in nome di una pseudo "stabilità". Infatti, non ci potrà essere mai una pace duratura senza giustizia. Un simile crimine contro l’umanità come il traffico d’organi con vittime prigionieri serbi, pesa come un macigno sul governo del Kosovo. Al Consiglio di Sicurezza in questi giorni si discute solo di Gheddafi, ma presto Belgrado tornerà alla carica con le sue legittime richieste di indagini. E che succederà?
Lo stesso giorno del suo intervento al Consiglio di Sicurezza sul Kosovo, l’ambasciatore Lamberto Zannier, responsabile della missione ONU a Pristina (Unmik), ci ha rilasciato questa intervista.
Ambasciatore Zannier, il rapporto Marty accusa il governo del Kosovo, nella figura del suo primo ministro Thaci, di un crimine orrendo. Sono accuse terribili…
"Condivido, si tratta di accuse su crimini che sarebbero tra i peggiori commessi nell’intero ciclo delle guerre nella ex Yugoslavia. Quindi è importante che ci sia immediatamente una nuova inchiesta internazionale e si faccia chiarezza. Il rapporto Marty da consistenza a voci che circolavano in passato, c’erano già stati tentativi di raccogliere prove, tentativi che a quanto mi risulta sono stati infruttuosi nel passato. Si tratta di vedere se dal rapporto Marty, che ripropone notizie di cui si era sentito parlare e che erano contenute anche in un libro denuncia della stessa signora Carla del Ponte pubblicato al termine del suo mandato al tribunale per l’ex Jugoslavia, adesso usciranno le prove. Lo stesso Marty ha dato chiare indicazioni che ha degli elementi aggiuntivi. È importante che chiunque altro possieda informazioni si metta a disposizione degli investigatori. Per quanto riguarda il processo e l’investigazione stessa, c’è in Kosovo attualmente dispiegata una missione che copre l’intero settore dello stato di diritto dell’Unione europea che si chiama Eulex e che ha ogni titolo per cominciare ad avviare le indagini con i suoi procuratori e giudici e con una polizia a sua disposizione. Però al Consiglio di Sicurezza dell’ONU si è andato oltre. Ci sono una serie di paesi che chiedono la creazione di un meccanismo internazionale…"
La riunione del Consiglio di Sicurezza di mercoledì 16 febbraio c’è sembrata un vero scontro. La rappresentante del governo kosovaro, Vlora Citaku. ha detto che andava benissimo una indagine di Eulex auspicando che avvenga subito perché, ha aggiunto Citaku, "sono accuse infamanti per l’onore kosovaro…" Ma il ministro degli Esteri serbo Vuk Eremich chiede che sia direttamente il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ad istituire un tribunale speciale come è stato precedentemene fatto in altri casi del genere. Anche lei, nel suo rapporto al CdS, ha detto che le accuse del rapporto Marty sono da prendere seriamente ma ha anche aggiunto che una indagine di Eulex sarebbe appropriata e sufficiente. Eppure Belgrado e Mosca non sono d’accordo e vogliono che sia il Consiglio di Sicurezza ad occuparsene direttamente. Ambasciatore, come si esce da questo scontro?
"Direi che questo è un problema politico che va al di là della competenza specifica. Devo dire che la posizione dei serbi ha delle giustificazioni. La Serbia dice che ci sono dei meccanismi internazionali che sono stati creati ad hoc per i crimini nella ex Jugoslavia. Con queste accuse, se confermate, saremmo di fronte al più efferrato di tutti i crimini. E quindi non è appropriato che venga in qualche modo trattato in maniera diversa rispetto agli altri. Questa serba è una posizione che va rispettata, è un argomento che ha il suo peso. Daltra parte non bisogna nemmeno sminuire il ruolo di Eulex. Perché Eulex è stata dispiegata sulla base della risoluzione 12/44 che è la base legale anche della presenza della missione delle Nazioni Unite e della presenza della forza Nato. E quindi anche Eulex è tenuta a rispondere al Consiglio di Sicurezza, perché opera sotto l’egida delle Nazioni Unite. Allora si può guardare anche a possibilità di soluzioni di compromesso, magari con la creazione all’interno di Eulex di qualcosa che sia separato e autonomo, ben chiaramente distaccato dalle istituzioni kosovare, perché certamente questa non è una indagine che può venire affidata, anche se mediata da una presenza internazionale, a istituzioni kosovare, dovrà ssere interamente in mano e sotto il controllo della comunità internazionale…".
Ambasciatore, qui si tratta di crimini orrendi, se sono veramente accaduti, siamo al livello del nazismo. Prigionieri serbi usati dai kosovari albanesi per un traffico d’organi miliardario e uccisi per questo. E chi viene accusato di questi crimini spaventosi, è l’attuale primo ministro kosovaro Thaci. Le accuse gravissime sono nel rapporto del senatore svizzero Dick Marty, e il Consiglio d’Europa ha approvato quel rapporto. A me è anche capitato di leggere un recente libro d’inchiesta, "Lupi nella nebbia. Kosovo: l’Onu ostaggio di mafie e Usa" (Jaca book, 2010) autori due coraggiosi giornalisti italiani, Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano, in cui molti di questi crimini sono analizzati e si accusa praticamente il Kosovo di essere governato da una banda di mafiosi…
"Sì, conosco il libro…"
E in un suo rapporto al Consiglio di Sicurezza di qualche mese fa, lei si lamentava che la sua missione fosse messa in pericolo dal governo kosovaro… La situazione adesso per la missione Onu, per via delle richieste di queste nuove indagini sul traffico di organi, potrebbe peggiorare?
"In Kosovo abbiamo passato una fase di turbolenza politica perché c’è stato un processo di elezioni abbastanza carente…. Ci sono state le ripetizioni di voto e adesso ci sono stati risultati accettati da tutti. Con il governo che verrà lanciato si apre una fase più stabile…"
Un governo senza Thaci…
"No, con Thaci, lui ha vinto le elezioni e quindi lui lo guiderà (Infatti ha formato un nuovo governo pochi giorni dopo questa nostra intervista, ndr). Io distinguerei il problema politico interno e il problema del Kosovo con il rapporto Marty. Io sono d’accordo con lei, queste accuse vanno prese molto seriamente. Si tratta di crimini che se confermati sono di una gravità inaudita. Certamente quindi è nell’interesse di tutti e soprattuto del signor Thaci che si faccia chiarezza, perché se, come lui sostiene, è totalmente estraneo e se questo fosse confermato, sarebbe tutto a suo vantaggio. Ma se invece la cosa rimane vaga, rimane un’ombra molto pesante sul suo nome e sul Kosovo. Mi pare che Thaci abbia dichiarato che è necessario che si vada avanti. La mia preoccupazione è che questo problema politico segnalato attraverso l’intervento del Consiglio della Sicurezza sulla scelta dello strumento internazionale per portare avanti le indagini, finisca col rallentare l’indagine stessa, E questo sarebbe un vero peccato. Ed è per questo che io stesso ho proposto anche oggi (16 febbraio), parlando con il segretario generale Ban Ki moon e con il ministro serbo Jeremich, delle soluzioni che siano un po’ ibride che possano andare nella direzione delle aspettative serbe, ma che non escludano il ruolo degli europei e dell’Eurolex però con un forte raccordo con il Consiglio di Sicurezza. Quindi se c’è buona volontà un po’ su tutti i fronti e riusciamo a trovare questa soluzione di compromesso. L’importante è che l’indagine parta seriamente e presto. E che ci sia una cooperazione internazionale e se in qualche caso, altri paesi coinvolti nelle indagini non cooperassero con gli investigatori ci possa essere la possibilità per l’autorità incaricata delle indagini di venire in Consiglio di sicurezza e denunciare la mancata cooperazione da parte dell’uno o dell’altro. E quindi avere il pieno supporto delle Nazioni Unite per l’avanzamento delle indagini.
L’altro aspetto, quello dell’Unmik in Kosovo, questo rimane problematico, perché la presenza dell’Onu per i kosovari è un aspetto di limitazione della loro sovranità. Loro vedono il mandato delle Nazioni Unite come un mandato di amministrazione interimaria del Kosovo, e molte delle mie funzioni vengono viste come una interferenza negli affari interni di un paese che si considera tale avendo proclamato unilateralmente la propria indipendenza. Ma è un paese che non è riconosciuto da più della metà dei paesi membri delle Nazioni Unite e che non riesce ad essere membro di nessuna organizzazione internazionale, perché c’è una opposizione costante dappertutto, e quindi ha bisogno di questa facilitazione esterna che solo noi come Onu riusciamo a procurargli ma con grande frustrazione loro".
A New York parlerà anche ad una conferenza sul Kosovo organizzata dalla Prof. Anna Di Lellio alla New School University. Dopo questa riunione del Consiglio di Sicurezza in cui ha presentato il suo rapporto, dirà di essere più ottimista o pessimista? La guerra potrebbe riavvicinarsi?
"Io credo che la fase della guerra ormai sia superata. Dopo la dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, c’erano tutti gli elementi per una potenziale ripresa di un conflitto. C’è stata una prova di grande responsabilità da parte della dirigenza di Belgrado ma in fondo anche della dirigenza kosovara che ha continuato ad ascoltare i consigli della comunità internazionale ed ha evitato prese di posizioni che potessero provocare una guerra aperta. Quello che c’è ancora è il rischio di forte instabilità e di crisi localizzate che poi potrebbere divenire difficili da controllare per la comunità internazionale. Potrebbero richiedere di nuovo una massiccia presenza militare che è attualmente quello che si cerca attualmente di eliminare. Ottimista ancora non lo posso essere, ma partirà in effetti, una volta creato il governo a Pristina, un dialogo con Belgrado che dovrebbe finalmente aiutare a risolvere gli ultimi problemi aperti".
Successivamente, via email, all’ambasciatore Lamberto Zannier, inviato di Ban Ki-moon in Kosovo, abbiamo chiesto:
Scandalo traffico d’organi in Kosovo: da un documento circolato in questi giorni, sembra che l’Onu sapesse da tempo…. E’ vero che l’Onu sapeva dal 2003 e non disse nulla?
"Quanto le Nazioni Unite sapevano non venne nascosto: gli elementi allora
riservatamente raccolti dagli investigatori di UNMIK furono comunicati
anche a ICTY (tribunale internazionale per la Yugoslavia) e successivamente a EULEX. Data la loro natura confidenziale, naturalmente, non vennero resi pubblici. Non risulta che le indagini svolte all’epoca abbiano portato a determinazioni conclusive. I nuovi elementi di cui il Sen. Marty ha dichiarato di disporre consentiranno ora di avviare nuove indagini che potranno rivelarsi determinanti per fare luce su quanto realmente accadde. L’ONU ritiene importante che vi sia questa investigazione internazionale, cui UNMIK ha assicurato il suo pieno sostegno".
Elezione alla presidenza del Kosovo del miliardario Behgjet Pacolli: favorisce la stabilizzazione e i rapporti con la Serbia o no?
"L’elezione di Behgjet Pacolli chiude una fase di turbolenza politica e pone così le premesse per l’avvio di un dialogo tra Pristina e Belgrado che potrà rivelarsi importante ai fini della soluzione delle molte questioni aperte, e in particolare di quelle riguardanti il nord del Kosovo".
Il ministro degli Esteri della Serbia Vuk Jeremic parla ai giornalisti allo stake out del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (16 Febbraio 2011)
http://www.unmultimedia.org/tv/webcast/2011/02/vuk-eremich-serbia-security-council-media-stakeout.html
L’inviata del governo kosovaro Vlora Citaku parla ai giornalisti allo stake out del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (16 Febbraio 2011)
http://www.unmultimedia.org/tv/webcast/2011/02/vlora-citaku-kosovo-security-council-media-steakout.html