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February 13, 2018
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Roberto Ciliberto: una struttura federale leggera per rappresentare gli italiani

Architetto di base negli USA, il candidato alla Camera per +Europa crede si debba "ristabilire la centralità della questione europea" per chi è all'estero

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Roberto Ciliberto: una struttura federale leggera per rappresentare gli italiani
Time: 5 mins read

Da quanti anni e perché vive all’estero? Perché ha deciso di candidarsi e perché con questa lista?

 “Dopo essermi laureato, nel 2013, a Roma in Architettura con una tesi di ricerca sull’influenza culturale italiana nella formazione sociale ed architettonica degli Stati Uniti, ho deciso di trasferirmi sulla East Coast per continuare i miei studi e iniziare la mia carriera professionale. Avendo per anni sostenuto le battaglie radicali, quando si è presentata la possibilità di candidarmi con la lista +Europa ho pensato fosse giunto il momento di impegnarmi in prima persona, anche perché, come emigrante del secondo millennio, ritengo fondamentale il tema dell’allargamento dei confini”.

Quale considera il problema più immediato dell’Italia e come si dovrebbe affrontare?

“Potrà suonare strano, ma credo che uno dei problemi più urgenti sia proprio la diffusa sfiducia verso il mondo della politica e tutto ciò che ne fa parte. È un problema che condividiamo con la maggior parte dei Paesi occidentali e che, sicuramente, in parte deriva dal confronto con una classe politica largamente insipiente e troppo spesso dedita al perseguimento esclusivo di interessi personali. Credo però che sia un atteggiamento molto pericoloso, soprattutto perché si rischia di lasciare il campo libero ad ignoranza e populismo.

Sono certo che sia di primaria importanza, per la rinascita della nazione, ristabilire una classe politica adeguata, preparata, attenta, lungimirante e pronta a perseguire il vero fine della politica: il servizio verso il proprio Paese”.

Quale problematica inerente gli interessi dei cittadini italiani residente all’estero, e in particolare in Nord-Centro America, considera la più urgente e cosa proporrebbe fin dal primo giorno dell’apertura dei lavori del Parlamento?

 “Ristabilire la centralità della questione europea è, secondo me, di fondamentale importanza sia per gli italiani che vivono nel nostro Paese, sia per chi, come noi, si trova all’estero.

Dobbiamo fare in modo che gli accessi internazionali da e verso l’Italia (che siano nel mondo del lavoro, della ricerca, degli investimenti, dello studio, della cultura) siano quanto più agevolati e liberi possibile, ma anche che chi già vive e lavora all’estero possa contare su una rappresentanza più efficiente e credo che la struttura federale leggera proposta da +Europa incontri proprio questi bisogni”.

Sarebbe disposto, e quanto, ad andare contro le decisioni del vostro partito qualora queste andassero a sfavore dei cittadini italiani all’estero? C’e’ una forza politica o un leader politico al quale lei non voterebbe mai la fiducia in Parlamento anche se il partito lo chiedesse?

 “Per sua stessa natura, i cittadini italiani all’estero sono tra i principali interlocutori di +Europa, perciò dubito fortemente che potrebbe sostenere decisioni ad essi sfavorevoli. Se, per assurdo, però, dovesse succedere, non sarei disposto a mettere da parte i miei ideali per un partito che non crede più nelle sue stesse battaglie.

Per lo stesso motivo, riesco difficilmente ad immaginare alleanze con la Lega o con altri partiti e movimenti antieuropeisti”.

Il Nord e Centro America sono una zona enorme, dal Canada al Messico e oltre, come pensa realmente di conoscere e rappresentare tutte le comunità di italiani che ci vivono? Non c’è il rischio di un distacco e di una vita “romana” lontana dai problemi di chi vi ha eletto?

 “Mi rendo conto della complessità, non solo geografica, di questa vasta circoscrizione e visto che come candidato il mio obiettivo primario sarà quello di riportare a Roma la voce di chi in Italia non vive più, innanzitutto mi impegno a costruire un dialogo con le varie realtà italiane del territorio. Sia di persona, quando possibile, sia rendendomi disponibile attraverso i vari mezzi di comunicazione (internet, e-mail, social media e blog). Viviamo in un mondo in cui la comunicazione a distanza è agevolata in modi che fino a 20 anni fa erano impensabili”.

La lingua italiana è fra le più studiate al mondo (la quarta…), eppure le cattedre nelle università del Nord America diminuiscono… Cosa farebbe di concreto per promuoverla in modo migliore nel Nord e Centro America?

 “Bisognerebbe innanzitutto riallacciare la lingua italiana alla cultura italiana e promuoverne lo studio in quegli ambienti dove gli interlocutori abbiano per essa un interesse naturale. Ne sono esempio gli studenti o i lavoratori nel mondo delle arti, in continuo contatto con il nostro Paese, o i cantanti d’opera, che spesso, purtroppo, imparano solo la fonetica”.

Cosa vorrebbe che l’Italia imitasse dalla democrazia degli Stati Uniti (Canada, Messico, Repubblica Dominicana…)  e cosa invece vorrebbe che il vostro paese di residenza imparasse dal modo di far politica in Italia? 

 “I grandi paesi federali ci hanno insegnato che l’unione fa la forza, che quando uno Stato fa parte di un insieme più grande i vantaggi sono tangibili per tutti. Per questa ragione +Europa mira all’idea degli Stati Uniti d’Europa, in cui ognuno dei 28 membri abbia il suo ruolo all’interno di una grande Nazione. L’Italia ha bisogno di far parte di una coalizione forte, per essere un interlocutore di maggior peso anche al di fuori dell’Unione Europea.

Dall’altra parte, vivendo negli Stati Uniti, sento la mancanza di sensibilità ad alcuni temi sociali, quali istruzione e sanità accessibili per tutti, uno dei maggiori vanti dell’Italia”.

C’è un personaggio storico italiano (nella politica come nella letteratura, arti, scienza…) al quale vorrebbe ispirarsi nei valori e nelle idee per la sua carriera in Parlamento?

 “Più che ad un personaggio in particolare, preferisco ispirarmi ad una visione comune a molti politici italiani illuminati del passato, siano essi stati imperatori, sovrani, comunardi o parlamentari, quella di un Paese aperto e stimolante, pronto ad accogliere ed assimilare nuove culture, come nel melting pot, in cui il benessere sia garantito dalla libera circolazione di persone ed idee, dalla centralità di arti e scienze e da cospicui investimenti a lungo termine nei settori fondamentali per la vita del Paese (ad es. istruzione, ricerca, infrastrutture, energia).

Entrare in politica per me significa fondamentalmente cercare di contribuire alla creazione di un Paese del genere, circondato da un’Europa che si avvicini il più possibile a quella concepita da Altiero Spinelli.

Cosa pensa delle problematiche sulla parità di genere? Gli abusi sessuali sulle donne: un problema urgente che necessita immediati interventi anche legislativi, oppure solo uno scandalo di Hollywood? E in Italia, è giunto forse il momento di eleggere un Presidente della Repubblica donna?

“Emma Bonino, a capo di +Europa, è oggi la seconda figura politica (dopo Paolo Gentiloni) più apprezzata d’Italia ed è stata più volte candidata come Presidente della Repubblica; mi sembra quindi evidente che l’Italia sia pronta a questo passo. Lo è meno il mondo della politica, che fa ancora fatica ad accettarlo, come dimostra la quinquennale campagna d’odio portata avanti da alcuni movimenti (e dai loro leader) contro la Presidente della Camera uscente, evidentemente basata sul solo fatto di essere donna.A mio avviso, la parità dei diritti, sul lavoro e fuori, andrebbe tutelata sia attraverso l’educazione, nelle famiglie e nelle scuole, sia a livello normativo, garantendo l’applicazione della legislazione vigente e prevedendo che la discriminazione, sia essa sessuale, religiosa, razziale o sociale, divenga un’aggravante nelle condanne per violenza”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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