Da quanti anni e perché vive all’estero? Perché ha deciso di candidarsi e perché con questa lista?
“Nato a Bari (Puglia) e cresciuto a Matera (Basilicata), vivo all’estero dall’età di 21 anni, quando arrivai a New York per cominciare a lavorare alle Nazioni Unite. Da allora ho girato più di 100 Paesi, ma speso la maggior parte del mio tempo negli Stati Uniti. Lo scorso anno ho vissuto a Boston, dove ho insegnato alla Harvard University un corso sul ‘Futuro dell’integrazione europea’. Ho deciso di candidarmi perché ritengo che la classe politica italiana tenga il paese al di sotto del proprio potenziale. La politica dovrebbe creare un sistema Paese che includa gli italiani “del mondo” come parte del proprio capitale umano. Nella lista +Europa con Emma Bonino ho trovato la volontà di gestire il futuro, riconoscendo che un’Italia più forte può solo crescere all’interno di un processo rafforzato di integrazione europea che porti agli Stati Uniti d’Europa”.
Quale considera il problema più immediato dell’Italia e come si dovrebbe affrontare?
“L’Italia ha due mali principali: il debito pubblico e una classe politica poco seria. Il debito è un problema perché la crescita si costruisce sugli investimenti. Quando si è indebitati non si hanno le risorse per investire nel futuro. +Europa è l’unica lista con un programma credibile su questo punto. Non promettiamo sogni irrealizzabili, ma un percorso solido di crescita e credibilità per tutta l’Italia. La mancanza di serietà della classe politica, è sotto gli occhi di tutti. Politici che cambiano liste e partiti da un’elezione all’altra; politici che hanno governato senza realizzare le proprie promesse. Politici che urlano e fanno leva sulla rabbia dei cittadini, senza cogliere il rischio che questo crea per la stabilità sociale”.
Quale problematica inerente gli interessi dei cittadini italiani residente all’estero, e in particolare in Nord-Centro America, considera la più urgente e cosa proporrebbe fin dal primo giorno dell’apertura dei lavori del Parlamento?
“Credo che la riorganizzazione dei modelli di rappresentanza degli italiani all’estero, in modo più moderno e connesso alla vita del Paese, sia una problematica essenziale. Le problematiche degli italiani all’estero devono diventare problematiche per l’Italia. Questo richiede assicurarsi che l’Italia crei un vero sistema Paese inclusivo, anche grazie a uno snellimento delle procedure consolari e alla risoluzione della questione della riacquisizione della cittadinanza per chi l’ha persa. La cittadinanza, però, deve essere più che un elemento di identità. Istanze di rappresentanza e partecipazione devono farne qualcosa di concreto”.
Sarebbe disposto, e quanto, ad andare contro le decisioni del vostro partito qualora queste andassero a sfavore dei cittadini italiani all’estero? C’è una forza politica o un leader politico al quale lei non voterebbe mai la fiducia in Parlamento anche se il partito lo chiedesse?
“Se eletto, sarei responsabile di fronte alla comunità che rappresento. Il mio ruolo sarebbe quello di integrare proposte organiche che riconoscano i bisogni ed il valore dei cittadini italiani all’estero nel programma del mio partito. L’essere candidato qui è un segno che anche il mio partito crede nel modo in cui io posso rappresentare questa comunità, nella sua diversità. In Parlamento, non voterei mai la fiducia a una forza populista e sovranista. Coloro che vogliono far uscire l’Italia dall’Unione Europea, dall’euro, imporre dazi commerciali vogliono il male del paese; danneggerebbero tutti noi, in particolare le nostre aziende basate all’estero ed i nostri giovani che trascorrono periodi di ricerca e studio in Italia e negli altri paesi europei”.
Il Nord e Centro America sono una zona enorme, dal Canada al Messico e oltre, come pensa realmente di conoscere e rappresentare tutte le comunità di italiani che ci vivono? Non c’è il rischio di un distacco e di una vita “romana” lontana dai problemi di chi vi ha eletto?
“Per 16 anni mi sono occupato di iniziative in Paesi lontani. So cosa voglia dire viaggiare per andare incontro alle persone. Il mio impegno è di avere un calendario regolare di visita alle nostre comunità nella ripartizione, oltre a massimizzare l’uso della rete e delle nuove tecnologie per mantenere il dialogo aperto sul mio lavoro parlamentare. Dialogo grazie alle tecnologie, ma relazioni con faccia a faccia”.
La lingua italiana è fra le più studiate al mondo (la quarta…), eppure le cattedre nelle università del Nord America diminuiscono… Cosa farebbe di concreto per promuoverla in modo migliore nel Nord e Centro America?
“Rafforzerei le misure previste dall’ultima legge di bilancio e farei in modo di creare molta più sinergia fra il sistema di insegnamento della lingua italiana, le attività del Ministero dei beni culturali ed il coinvolgimento di aziende e fondazioni che potrebbero investire nella lingua italiana non solo come veicolo di trasmissione della cultura, ma anche del “made in Italy” e della nostra tradizione creativa ed imprenditoriale. Le risorse pubbliche sono limitate. Ma essere creativi nel creare partenariati innovativi può aiutare a superare queste limitazioni”.
Cosa vorrebbe che l’Italia imitasse dalla democrazia degli Stati Uniti (Canada, Messico, Repubblica Dominicana…) e cosa invece vorrebbe che il vostro paese di residenza imparasse dal modo di far politica in Italia?
“I modelli democratici devono rispecchiare il modo in cui le persone appartenenti a una comunità nazionale si sentono più coinvolte. Non credo nel copiare modelli altrui. Delle esperienze federali in molti Paesi del nord e centro America, tuttavia, apprezzo il tentativo di rappresentare le istanze di territori specifici per adattare i modelli di crescita e sociali. Dall’Italia, mi piacerebbe che – soprattutto gli Stati Uniti – importassero il principio di omogeneità dei servizi sociali per le persone bisognose e la limitazione dell’influenza dei soldi in politica”.
C’è un personaggio storico italiano (nella politica come nella letteratura, arti, scienza…) al quale vorrebbe ispirarsi nei valori e nelle idee per la sua carriera in Parlamento?
“Sono molto ispirato dalla coerenza e dalla forza di Emma Bonino. É lei che mi ha incoraggiato a prendere il rischio di lasciare una solida carriera internazionale per impegnarmi in politica. La sua storia parla di rispetto per i diritti civili, di lotte per i diritti delle donne, di coerenza, studio, preparazione e – soprattutto – serietà. La storia della Bonino concilia due valori fondamentali: quelli liberali, che parlano di responsabilità e competitività, e quelli dei diritti civili e sociali, che parlano del rispetto di tutte le persone”.
Cosa pensa delle problematiche sulla parità di genere? Gli abusi sessuali sulle donne: un problema urgente che necessita immediati interventi anche legislativi, oppure solo uno scandalo di Hollywood? E in Italia, è giunto forse il momento di eleggere un Presidente della Repubblica donna?
“Nel 2018, è arrivato il momento di tirar fuori la testa dalla sabbia, soprattutto noi uomini. Dove c’è discriminazione e violenza basata sul genere, ci sono uomini coinvolti o testimoni che non dicono nulla. È necessaria un’adeguata rappresentanza di genere, che rispecchi le proporzioni della popolazione, ed anche per questo sono fiero di rappresentare una lista con una leader donna, seconda figura politica per popolarità per gli italiani, che ha dedicato la sua vita politica alle lotte contro le violenze sulle donne. Emma è anche l’unico personaggio politico per la quale si è creato un movimento popolare per spingere il Parlamento ad eleggerla Presidente della Repubblica. Sarebbe ora!”