Era il candidato capolista alla Camera per il Partito Democratico e non ha tradito le attese. Christian Di Sanzo è stato eletto a Montecitorio, dove entrerà per la prima volta in veste di Parlamentare.
Da 17 anni in Nord America, Di Sanzo ha nel curriculum un Ph.D. in ingegneria a UC Berkeley e un’esperienza lavorativa come manager per la multinazionale McKinsey&Co. È presidente del Comitato degli Italiani all’Estero (COMITES) di Houston.
Onorevole Di Sanzo, in una grande circoscrizione come il Nord Centro America, le esigenze degli italiani all’estero dove sono simili e dove diverse e come farà ad accontentarle tutte?
“Ci sono esigenze diverse, ma queste non sono mai in contrasto l’una con l’altra, ma sono spesso esigenze complementari. Spesso, più che dalla geografia le diversità sono dettate dalla differenza di generazione. Una generazione è più attenta a istanze come la perdita della cittadinanza e l’assistenza pensionistica, la generazione più giovane invece si aspetta che si contribuisca a creare un legame con l’Italia sui temi di innovazione, business, ricerca. Il miglioramento dell’efficienza dei servizi consolari sono un’esigenza, invece, che coinvolge tutte le generazioni e tutte le geografie. Come dicevo, le diverse esigenze non sono in contrasto, ma sempre complementari tra loro e quindi, come mi auguro faranno gli altri eletti all’estero, si deve lavorare per tutti senza mai dimenticarci di qualcuno. È possibile portare avanti le esigenze di tutti, tutte insieme, essendo queste complementari e non contrastanti, questa è stata da sempre l’idea e l’ispirazione della mia candidatura”.
Nella circoscrizione Nord-Centro America avrà un alleato, la senatrice Francesca La Marca. Crede ci sia la possibilità, per voi, di lavorare insieme dai banchi dell’opposizione?
“Conosco Francesca da anni e sono convinto che lavoreremo bene insieme, saremo un’ottima squadra al servizio delle comunità nel Nord-Centro America, potendoci coordinare tra Camera e Senato. Certo noi saremo all’opposizione, quindi sarà fondamentale cercare di lavorare con gli altri eletti all’estero per ottenere alcuni risultati concreti per gli italiani all’estero”.
L’astensionismo in nord America ha cifre record. Si può combattere il problema o è un fenomeno irreversibile?
“Prima di tutto bisogna capire quanto di questo astensionismo è voluto. Mai così tanto, come in questa elezione, ho sentito parlare di plichi non ricevuti, consolati che non rispondono alle richieste di duplicati, mancanza di invio del plico a chi era già iscritto all’AIRE e aveva cambiato indirizzo recentemente perché il nulla-osta del comune non è arrivato in tempo. Queste sono le lamentale degli elettori più attenti, ci sono tantissimi che non hanno ricevuto il plico, e neanche sapevano di poter richiedere il duplicato. È imperativo quindi snellire le procedure, a partire di quella del nulla-osta dei comuni, e assicurarsi il ricevimento dei plichi, solo dopo si potrà parlare di vere percentuali di assenteismo. Queste elezioni sono state particolarmente colpite delle inefficienze, come mai successo prima, a causa del fatto che nessuno si aspettasse elezioni in questo periodo (in cui tra l’altro molto del personale consolare è in vacanza) e la macchina non ha funzionato come doveva a causa del breve tempo a disposizione e delle mancanze di personale consolidate. Per quanto riguarda l’assenteismo in generale, credo che il fenomeno non sia irreversibile, dobbiamo noi stessi dimostrare l’efficacia e l’importanza di avere un rappresentante all’estero, dando risposte concrete ai bisogni della nostra comunità e cercando di coinvolgere anche le seconde, terze generazioni che meno sentono il legame politico con l’Italia”.
Mario Borghese del MAIE, in una conferenza stampa a Roma insieme a PD e Lega, ha detto che i vostri partiti prenderanno l’impegno di apportare correzione alla metodologia del voto all’estero. È d’accordo con le parole di Borghese e come intende agire?
“Questi fatti e queste infrazioni sono una vergogna che getta un’ombra sulla validità delle rappresentanze. La riforma delle modalità e dei meccanismi di voto nella circoscrizione Estero è più che urgente, per impedire che ogni volta si verifichino situazioni di questo tipo. Si deve quindi lavorare per trovare soluzioni, anche innovative, che ci permettano di votare in sicurezza e evitino i gravi episodi, come quelli accaduti in Sud America, mettendo mano al sistema di voto e garantendo la sicurezza degli organismi di rappresentanza per le elezioni del Parlamento, ma anche per quelle dei Com.It.Es. e per i referendum”.
I mezzi di informazione italiani all’estero, cartacei, quotidiani digitali come il nostro, radiofonici e televisivi svolgono un ruolo importante per informare le comunità, ma sono soggetti a costi enormi. Come pensa di poterli sostenere? Con una legge adeguatamente finanziata che possa assicurare la loro sopravvivenza, ma sopratutto l’indipendenza e la trasparenza?
“Questi mezzi svolgono un ruolo chiave per le nostre comunità, lo hanno svolto durante queste elezioni così come ha fatto La Voce di New York organizzando il dibattito tra i candidati e sono assolutamente da valorizzare e far conoscere. Una legge per le sovvenzioni esiste, dobbiamo assicurarci il rifinanziamento e soprattutto la semplificazione burocratica, spesso le procedure di accesso possono essere eccessive e richiedere un lavoro eccessivo dalle redazioni che, nei fatti, sono molto piccole”.
Sulla politica estera italiana e rapporti con gli USA: pensa di intrattenere rapporti costanti con politici e deputati al Congresso americano per favorire le relazioni tra i due paesi?
“Certamente. Credo che un dialogo con gli USA sia particolarmente importante per riuscire a fare dei passi concreti a beneficio delle nostre comunità per tutte le iniziative che richiedono di stabilire un vero ponte tra i due paesi”.
Da presidente del Comites di Houston, cosa suggerisce ai Comites per potersi coordinare meglio in tutti gli Stati Uniti e raggiungere con le loro istanze il Parlamento Italiano? Basterà un ministero per gli italiani all’estero?
“Il mezzo di raccordo c’è già ed è il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) – negli USA, abbiamo la Vicesegretaria Generale Silvana Mangione e il Consigliere Vincenzo Arcobelli, che, come richiede la legge, sono invitati a tutte le riunioni dei Comites e hanno un punto di vista privilegiato come collettori di istanze dagli USA, così come lo hanno gli altri consiglieri CGIE nei rispettivi paesi. Inoltre io sarò sempre a disposizione di tutti i Comites per raccogliere le loro richieste, conosco bene i Presidenti dei Comites in USA, e non vedo l’ora di lavorare con loro nel mio nuovo ruolo, così come con i Presidenti dei Comites in Canada e Centro America. Il problema è che troppo spesso il MAECI ha ignorato le richieste del CGIE, cosi’ come quelle dei parlamentari all’estero, e come parlamentari dobbiamo fare squadra per sensibilizzare il ministero sulle richieste legittime degli italiani all’estero – credo che la nostra azione sia indispensabile”.