Andrea di Giuseppe di Fratelli d’Italia, eletto con la Lista Meloni, Berlusconi, Salvini, è quello che ha preso più voti tra tutti i candidati alla Camera che correvano del Nord Centro America.
Nato e cresciuto a Roma, venti anni fa di Giuseppe si è trasferito in Florida, portando da imprenditore negli Stati Uniti l’esperienza familiare nella produzione e distribuzione di vetro e pavimenti e rivestimenti di alta qualità. Oltreoceano ha dato vita al Gruppo Trend, un’azienda presente in tutto il mondo (oltre 2700 dipendenti) che coniuga la tradizione artistica italiana e il rispetto per le risorse della terra. Nel 2003 fonda Trend Transformations, la prima catena di franchising di cucine negli Usa, UK e Australia che conta oggi più di 240 negozi. Di Giuseppe è anche co-proprietario della catena di ristoranti Spris a Miami. La sua ultima creatura è stata la ADG international a Dubai, che si occupa prevalentemente di wealth management e commodities.
Lo scorso dicembre, è stato il più votato alle elezioni per il Com.It.Es. circoscrizione South East, che rappresenta 50.000 italiani: eletto con la Lista Civica Tricolore Miami è stato scelto come presidente. A giugno è stato eletto Coordinatore Intercomites USA. Il giorno dopo la sua vittoria elettorale, lo abbiamo intervistato.
Quanto merito ha la leader Giorgia Meloni nella straordinaria vittoria elettorale di Fratelli d’Italia? Le è piaciuto il suo discorso nella notte delle elezioni?
“Sono un imprenditore e conosco l’importanza della leadership che da indicazioni e traccia la strada da seguire. La Meloni è una figura importantissima ma non si dimentichi i meriti della gente che ha votato, che ha fatto campagna elettorale, che ha sempre creduto in un progetto diventato realtà. È una comunità. Il discorso mi è piaciuto molto, c’è poco da continuare a festeggiare, abbiamo una grande responsabilità per problemi molto difficili da affrontare e bisogna darsi subito da fare”.

In una grande circoscrizione come il Nord Centro America le esigenze degli italiani in Canada di quelli in Messico, dove sono simili e dove diverse? Come farà a dedicarsi a tutti?
“Ci sono problemi condivisi e altri individuali. Per fare un esempio, l’operato dei consolati è un nervo scoperto e sicuramente tutti gli italiani del Nord e Centro America vogliono una riforma profonda del sistema. Esiste una lista di priorità, azioni comuni a tutta la nostra circoscrizione; poi ci sono le esigenze in nazioni diverse che fanno parte del nostro collegio e che andranno affrontate in maniera specifica. Sto creando uno staff formato da persone che vivono nei vari paesi, che hanno un’esperienza diretta dei problemi delle loro comunità italiane di riferimento. Partirò con una lista di priorità comuni a tutti, poi affronteremo i problemi area per area: inizieremo con le urgenze”.
I mezzi di informazione italiani all’estero, cartacei, quotidiani digitali come il nostro, radiofonici e televisivi svolgono un ruolo importante per informare le comunità, ma sono soggetti a costi enormi. Come pensa di poterli sostenere? Con una legge adeguatamente finanziata che possa assicurare la loro sopravvivenza, ma soprattutto l’indipendenza e la trasparenza?
“Un tema che mi è caro da quando faccio politica negli Stati Uniti è quello delle risorse che il nostro paese destina ad attività per gli italiani all’estero. Ci sono soldi che vengono spesi senza una strategia di priorità: esistono fondi che vanno reindirizzati, investiti in attività utili, strategiche. I mezzi di comunicazione per una comunità numerosa come la nostra sono importanti: è un tema caldo da affrontare con serietà”.
Politica estera italiana e rapporti con gli USA: pensa di intrattenere rapporti con politici e deputati al Congresso USA per favorire le relazioni tra i due paesi?
“La collaborazione con i politici statunitensi non si discute, lo ho dichiarato anche in campagna elettorale. Pensate al tema dei visti, per esempio. Bisogna lavorare in Italia e con i partiti del paese in cui viviamo oggi: dialogare con tutti è la parola d’ordine”.

L’astensionismo in nord America ha cifre record. Secondo lei perché? Un fenomeno irreversibile?
“Partiamo da una premessa: il sistema elettorale per corrispondenza va rivisto in maniera radicale non si può andare avanti con questa modalità di voto che ha mostrato tutte le sue falle. Il vero vincitore, triste dirlo, è l’astensionismo. I numeri della nostra circoscrizione ci dicono che i nostri concittadini non credono nella politica e non mi sento di dargli torto. Adesso bisogna lavorare per dare segnali significativi di discontinuità. C’è gente che è pronta a votare ma parliamo di chi ha lasciato l’Italia perché non poteva realizzare i propri sogni ed era arrabbiata. Se non diamo risposte concrete, gli italiani all’estero saranno sempre più lontani dalla politica. Facciamo quello che serve alla nostra comunità o l’astensionismo crescerà. L’Italia deve guardare con più attenzione fuori dai confini, abbiamo tantissime eccellenze che potrebbero aiutarla, soprattutto nell’internazionalizzazione. Nella nostra circoscrizione, sono stato il più votato in termini di preferenze. La gente mi ha dato fiducia, crede nel mio programma: i tanti voti sono un segnale importante”.
Schede annullate, 12 mila: sono troppe?
“Accade ad ogni elezione. Anche questo è frutto di un ‘folle’ sistema di voto e di poca chiarezza nelle istruzioni”.

Lei ha battuto la sua rivale-alleata di Forza Italia Fucsia Nissoli che aveva fatto già due mandati in Parlamento. Vi siete sentiti dopo lo spoglio? Cosa le piace di quello che l’On. Nissoli ha fatto nei suoi 2 mandati? Che cosa imiterebbe e cosa invece farebbe molto diversamente?
“Non abbiamo parlato. Credo abbia cercato di fare del suo meglio, in una situazione di Governo complicata. Per quanto riguarda il mio modo di lavorare, io vengo dal mondo dell’industria e dell’impresa, sono abituato ad affrontare temi caldi in modo pragmatico e seguendo le priorità. Cultura e lingua sono importanti, ma bisogna affrontare anche altre priorità. Partirò da problemi della quotidianità, come quello delle assicurazioni sanitarie”.
Il ministero degli Italiani nel Mondo fu creato da Mirko Tremaglia e poi fu tolto. Giusto rimetterlo? Il ministro spetta a Fratelli d’Italia? Lei si candida a farlo?
“Farò pressione affinché il ministero torni. E’ uno strumento necessario e reputo che il dicastero spetti a Fratelli d’Italia. Non è un ministero inutile, come pensano alcuni ma una struttura che deve gestire un’Italia fuori dall’Italia: la Farnesina non può fare tutto. Non ho ricevuto alcune offerta, le elezioni si sono appena concluse e sul tavolo non c’è niente. Sono stato eletto da appena un giorno, non avanzerò nessuna candidatura”.