Nel febbraio del 1992 viene approvata una legge che marca un punto di svolta per le sorti degli italiani all’estero.
“Prima di questa data, i cittadini italiani che si trasferivano all’estero erano costretti a rinunciare alla cittadinanza italiana per ottenere quella del Paese in cui risiedevano. Perdendo la cittadinanza italiana perdevano tutti i diritti ad essa connessi. La legge numero 91 del 5 febbraio 1992 segna una svolta epocale per i cittadini italiani all’estero perché permette loro di acquisire la doppia cittadinanza. Si tratta del primo grande passo per il riconoscimento della comunità di italiani che vivono fuori dai confini nazionali”, spiega Angelo Viro, candidato per il MAIE alla Camera per la ripartizione America Settentrionale e Centrale.
La legge citata dal Vicepresidente del MAIE mondiale, di fatto, all’articolo 11 stabilisce che “Il cittadino che possiede, acquista o riacquista una cittadinanza straniera conserva quella italiana”. Nelle poche parole di un solo articolo si spezzano le catene di un’ingiustizia che aveva colpito molti italiani all’estero.
“La maggior parte degli italiani che si videro privati della cittadinanza originaria non avevano idea di quello a cui stavano rinunciando. Prendevano la nazionalità del Paese in cui avevano aperto la loro azienda o negozio perché era un requisito fondamentale per poter gestire gli affari, ma spesso non venivano informati delle conseguenze. E anche se lo erano, siccome era per lavoro, non avevano possibilità di scelta, non poteva essere altrimenti. D’altronde erano tutti migranti economici, persone che lasciavano l’Italia per avere un futuro lavorativo ed economico migliore”, racconta Viro. “Tutte persone che si ritrovarono improvvisamente senza cittadinanza italiana e quindi senza i diritti che ne derivano, non riconosciuti dal Paese che loro consideravano ancora casa.”
Dopo il 1992, il cambio per gli italiani all’estero fu epocale, si trattava della prima volta in cui si vedevano riconosciuti come parte della nazione italiana anche se non vivevano sul suolo nazionale.
Oggi il MAIE rimette sul tavolo la questione perché sono ancora molti gli italiani all’estero che non hanno ancora recuperato la loro cittadinanza italiana o fanno fatica a rinnovare i documenti.
“Purtroppo si tratta di un problema non ancora risolto del tutto ed è assurdo, perché sono passati vent’anni da quella legge. È dovere della politica aiutare i cittadini e non si possono lasciare soli coloro che vivono fuori dall’Italia, anche loro sono cittadini italiani. Bisogna davvero porre fine a questa ingiustizia che dopo anni si porta ancora degli strascichi. Noi del MAIE ci mettiamo continuamente a disposizione dei nostri concittadini per dare informazioni e aiutarli nella presentazione dei documenti, però c’è bisogno dell’intervento diretto dello Stato. Bisognerebbe pensare ad una sanatoria su larga scala, per ricucire lo strappo con il passato”, termina Viro.