Leader di Fratelli d’Italia e di tutti i sondaggi, Giorgia Meloni affronta a viso aperto gli ultimi giorni di campagna elettorale. È partita da lontano, quando nel 2012 insieme a Ignazio La Russa e Guido Crosetto ha fondato FdI, e oggi guida la coalizione di centrodestra puntando a Palazzo Chigi.
Sarebbe la prima donna a diventare Presidente del Consiglio, ma la cosa non la spaventa. A dieci giorni dal voto, è sulla strada per vincere le elezioni.
Presidente Meloni, in Nord America vive una grande comunità di italiani. In quella circoscrizione, Fratelli d’Italia ha un candidato alla Camera e uno al Senato. Che progetti avete per i cittadini che vivono tra Stati Uniti e Canada?
“Fratelli d’Italia guarda da sempre alle comunità italiane all’estero come parte integrante della Nazione. Occuparsi di loro e tutelare i loro interessi significa innanzitutto valorizzare un prezioso strumento per le relazioni culturali e commerciali con gli Stati in cui vivono. Si tratta di un interesse strategico per l’Italia e per questo l’attenzione per gli italiani all’estero è una priorità di FdI e del programma comune per un Governo di centrodestra.
Se saremo chiamati ad avere il privilegio di guidare l’Esecutivo italiano, ci impegneremo a rafforzare e a finanziare adeguatamente la rete dei servizi diplomatici e consolari e a sostenere la presenza capillare di scuole e istituti di cultura. In particolare, vogliamo promuovere l’insegnamento della nostra lingua all’estero, perché sono convinta che la conoscenza della lingua sia uno strumento imprescindibile per rafforzare il legame con le nuove generazioni. E per rinsaldare il rapporto tra la Patria e i suoi figli che hanno scelto di emigrare. Su questi temi, la destra italiana è stata sempre in prima linea: FdI ha raccolto il testimone di Mirko Tremaglia, il primo Ministro per gli italiani nel Mondo e artefice della legge che ha istituito il diritto di voto per gli italiani residenti all’estero.
Seguendo i suoi insegnamenti proporremo ulteriori azioni concrete per salvaguardare i diritti e le conquiste dei nostri connazionali all’estero. Guardando al Nord America ci batteremo in particolare per la difesa dei simboli e dei monumenti che negli ultimi anni sono stati al centro di vergognose pratiche di “cancel culture”. E non è un caso che, proprio nel collegio di Genova, città natale di Cristoforo Colombo, abbiamo scelto di candidare uno dei nostri più validi dirigenti: Roberto Menia, responsabile del Dipartimento di FdI per gli italiani all’estero. Una scelta simbolica per rinnovare il nostro impegno contro chi vorrebbe abbattere i simboli della nostra storia e della nostra identità nel mondo”.
Il governo Draghi è stato grande alleato degli Stati Uniti e Fratelli d’Italia ne è stato all’opposizione, ma nel rapporto con gli Usa e nella gestione della guerra in Ucraina lei e Draghi vi siete quasi sempre trovati d’accordo. Se il centrodestra dovesse vincere le elezioni e FDI si confermasse primo partito, quale sarebbe la linea da tenere nei rapporti con l’amministrazione democratica di Biden, di cui lei è politicamente un’avversaria?
“Come Fratelli d’Italia siamo stati i primi a condannare la grave aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina. Abbiamo sostenuto convintamente tutti gli sforzi comuni volti alla difesa dell’integrità territoriale e della sicurezza di Kiev, compreso l’invio di armamenti per l’autodifesa. Non ci possono essere tentennamenti sull’appartenenza dell’Italia allo schieramento europeo ed occidentale, che in sostanza significa la volontà ferrea di difendere la democrazia e la libertà da qualsiasi forma di autoritarismo. L’alleanza con gli Stati Uniti rappresenta un punto fermo della politica estera di FdI e i rapporti con l’Amministrazione USA, a prescindere dal suo colore politico, avranno sempre unico punto di riferimento l’interesse dell’Italia”.
Tra le vostre proposte storiche c’è l’elezione diretta del Capo dello Stato. In che modo l’Italia, ispirandosi ad esempio al modello degli Stati Uniti, potrebbe trarre giovamento introducendo il presidenzialismo?
“Non è possibile paragonare, per molte ragioni, il sistema costituzionale statunitense a quello italiano. Certo è che per noi la madre di tutte le riforme rimane il presidenzialismo, perché permetterebbe di rimettere al centro la volontà popolare, sapere il giorno dopo le elezioni chi governa e chi sta all’opposizione e assicurare maggiore autorevolezza all’Italia. Nell’attuale contesto internazionale, nel quale i vertici sono diventati sempre più frequenti e importanti, a fare la differenza è il diverso grado di stabilità, durata e forza delle leadership politiche nazionali. Uno degli obiettivi della riforma in senso presidenziale è esattamente questo: garantire al capo del potere esecutivo il tempo necessario per tutelare il nostro interesse nazionale in Europa e nel mondo. Se prendiamo, ad esempio, la durata del mandato del Presidente francese e lo paragoniamo alla durata media dei nostri Presidenti del Consiglio si capisce subito quale dei due sistemi garantisca maggiori probabilità di successo sui tavoli internazionali. Un Presidente votato dagli italiani, legittimato dagli italiani e che risponde del proprio operato solo di fronte ai suoi elettori è l’unico cambiamento reale che vogliono gli italiani”.
L’Italia è il secondo paese più anziano del mondo dopo il Giappone e i grafici mostrano un preoccupante decremento della popolazione. Un Paese che non fa figli è un Paese destinato al collasso. Come pensa di agire per invertire la tendenza?
“Fare politica significa definire delle priorità. Per questo FdI ha messo al primo punto del suo programma il sostegno alla natalità e alla famiglia. La famiglia è l’elemento fondante della società ed è necessario affermare nuovamente il ruolo centrale, educativo e sociale che essa continua a ricoprire. Serve un piano imponente per uscire dall’inverno demografico che stiamo vivendo e per tornare a produrre quegli ‘anni di futuro’ necessari a garantire un domani alla nostra Nazione. Il nostro impegno è anche culturale per far riscoprire la bellezza della genitorialità e di creare famiglia.
Sono tantissime le cose che vogliamo fare: progressiva introduzione del quoziente familiare, ovvero di un sistema di tassazione che tenga conto del numero dei componenti del nucleo familiare; potenziamento di tutti gli strumenti di conciliazione vita-lavoro, dal sostegno ai Comuni per assicurare asili nido gratuiti e aperti fino all’orario di chiusura di negozi e uffici al rafforzamento del sistema dei congedi parentali e di maternità, passando per gli incentivi alle aziende che assumono neomamme e alla promozione di nidi aziendali, condominiali e familiari sul modello tedesco delle Tagesmutter. Serve aumentare gli importi dell’assegno unico e universale, sostenere le giovani coppie che vogliono acquistare la prima casa con mutui garantiti dallo Stato e ridurre l’Iva sui prodotti per la prima infanzia. Fondamentale il sostegno anche alle famiglie con disabili, che devono poter contare su sostegni concreti, a partire dall’aumento della quota deducibile dalla tasse per le spese sostenute dalle famiglie per l’impiego di badanti per persone non autosufficienti. Abbiamo davanti una sfida epocale perché, come diceva San Giovanni Paolo, la famiglia è quello che rende “una Nazione veramente sovrana e spiritualmente forte”.
Sempre più giovani studenti abbandonano l’Italia e si trasferiscono all’estero, molti di loro proprio in Nord America. Cosa si dovrebbe cambiare nel sistema universitario prima e in quello del lavoro poi per arginare la fuga di cervelli? Che futuro immagina per i giovani con il centrodestra al governo?
“Serve una ‘rivoluzione del merito’ a tutti i livelli. Investire sulle politiche per i giovani significa liberare nuove energie, aprirsi all’innovazione, coltivare talenti, produrre sviluppo. Insomma, significa costruire il futuro della nazione. Per l’università proponiamo la riforma del sistema di accesso alle facoltà a numero programmato e di favorire la sinergia tra università e privati contestualmente a maggiori investimenti in ricerca, digitalizzazione e il rilancio della figura del ricercatore. Sul fronte dell’occupazione ci impegneremo a promuovere la formazione e l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, a rilanciare con adeguate tutele gli strumenti del contratto di apprendistato e dei tirocini; a promuovere la formazione nell’ambito delle discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics), in modo da colmare l’attuale carenza di figure qualificate in tali materie.
Intendiamo riformare le politiche attive per il lavoro, riorganizzare e rafforzare il sistema dei servizi per l’impiego. Zero tasse per i primi tre anni per i giovani under 30 che si mettono in proprio e incentivi alle aziende che assumono i ragazzi. Con un Governo di centrodestra guidato da FdI istituiremo il “diritto allo sport, all’arte e alla cultura” perché ogni giovane deve avere la possibilità di accedere a qualsiasi disciplina artistica e sportiva, anche con sostegni diretti e attraverso l’istituzione di borse di studio per meriti sportivi e artistici. L’Italia non può rinunciare alle giovani generazioni”.
Lei potrebbe essere la prima donna a diventare Presidente del Consiglio. In Italia, quello dell’occupazione femminile e della parità salariale è un tema sempre attuale. Negli Stati Uniti, ad esempio, il divario tra uomini e donne è inferiore. Quali sono le proposte di Fratelli d’Italia in materia di lavoro femminile?
“Ritengo che le donne abbiano una grande forza autonoma, che va liberata dai mille impacci e ostacoli che la ingabbiano, ma che non va umiliata o sottovalutata. Per questo non ho mai creduto nel sistema delle quote ma ho sempre sostenuto che l’obiettivo che dobbiamo raggiungere sia quello di mettere le donne nelle condizioni di poter competere ad armi pari con gli uomini. Sostenere l’occupazione femminile è una priorità del programma di FdI: vogliamo superare il gender pay gap con misure concrete sulla trasparenza retributiva e l’istituzione di un’Autorità garante, figura che non c’è e che è necessaria. Bisogna incentivare le aziende che assumono donne e neomamme e che favoriscono forme di conciliazione dei tempi della famiglia con quelli del lavoro. Purtroppo oggi la genitorialità è spesso un ostacolo e l’organizzazione dei tempi finisce per incidere di più sulle donne, che spesso sono costrette a rinunciare alla maternità oppure a doversi barcamenare tra mille equilibrismi per tenere tutto insieme”.
Se dovesse sedersi a Palazzo Chigi, quale sarebbe la sua collocazione in Europa, nell’asse tra Macron e Scholz? Che possibilità di cooperazione ed alleanza vede con la nuova Premier inglese e leader dei Conservatori Liz Truss?
“L’Italia deve tornare protagonista in Europa, nel Mediterraneo e nello scacchiere internazionale. E vogliamo che sia protagonista in un’Europa diversa da quella di oggi, che sia fondata sull’interesse dei popoli e capace di affrontare le sfide del nostro tempo. Una Ue che faccio meno ma meglio e che concentri le sue iniziative e le sue risorse economiche solo su alcune materie importanti sulle quali può offrire davvero un valore aggiunto. Penso in particolare al tema dell’energia e delle infrastrutture, all’autonomia alimentare, a quella tecnologica e alla difesa.
Tutto il resto dovrà essere lasciato alle competenze degli Stati membri, in ossequio a quel principio di sussidiarietà immaginato dai Padri fondatori. L’Ue deve difendere i propri confini esterni e fermare l’immigrazione incontrollata di massa, lavorare per garantire l’approvvigionamento delle materie prime necessarie allo sviluppo della nostra economia, accorciare le catene di produzione e realizzare un’autentica economia sociale di mercato. E promuovere alti standard sociali e ambientali, senza inseguire obiettivi irrealistici come quelli inseriti nel Green Deal o deleteri per gli interessi italiani come il Nutri-score. Tutto questo si può fare in un rapporto di leale collaborazione ma di pari dignità con tutti i nostri partner europei, a partire da Francia e Germania. Anche con il Regno Unito, guidato ora dal primo ministro Liz Truss, bisogna lavorare per rafforzare i rapporti e cooperare ancora di più per salvaguardare la pace e la sicurezza di fronte all’aggressione russa, all’espansionismo cinese e la minaccia del fondamentalismo islamico”.