La Corte Suprema ha respinto l’ordine esecutivo del presidente Donald Trump con cui aveva bloccato i finanziamenti stanziati dal Congresso per gli aiuti esteri, stabilendo di fatto che USAID dovrà riprendere i pagamenti per quasi due miliardi di dollari.
Un duro risveglio alla realtà per il presidente che con i suoi ordini esecutivi sta tentando di bloccare le disposizioni del ramo legislativo. Una sentenza che riafferma la separazione dei poteri imposta dalla Costituzione.
Due dei magistrati “conservatori”, il giudice capo John Roberts e Amy Coney Barrett, hanno votato insieme ai tre magistrati “liberal”, Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Ketanji Brown Jackson. Furioso il parere dissenziente redatto dal giudice conservatore Sam Alito e condiviso da Clarence Thomas, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh, che non entra nel merito costituzionale della vicenda sull’equilibrio dei poteri, ma esprime un giudizio politico.
“Un singolo giudice distrettuale – ha scritto Alito –, che probabilmente non ha giurisdizione, ha il potere di obbligare il governo degli Stati Uniti a versare (e probabilmente perdere per sempre) due miliardi di dollari dei contribuenti? La risposta dovrebbe essere un no categorico, ma la maggioranza della Corte sembra pensarla in maniera diversa”.
La scorsa settimana il giudice Amir Ali, della corte federale di Washington, aveva ordinato la ripresa dei finanziamenti dopo che l’amministrazione Trump aveva ignorato una precedente sentenza, secondo la quale il governo federale avrebbe dovuto rilasciare tempestivamente i fondi ai contraenti e ai beneficiari di sovvenzioni da USAID e dal Dipartimento di Stato per il loro lavoro passato.
Il governo aveva però impugnato la scadenza del 26 febbraio, sostenendo che, per riprendere i pagamenti, i due uffici federali avrebbero impiegato diverse settimane, anche perché nel frattempo il DOGE di Elon Musk ha provveduto a licenziare i dipendenti e a disdire i contratti già stipulati.
Just in: The Supreme Court denies the Trump administration’s request to lift an order that forced the government to pay $2 billion in foreign-aid reimbursements. The payment covers work that has already been done.
— SCOTUSblog (@SCOTUSblog) March 5, 2025
Si tratta della prima decisione della Corte Suprema su un provvedimento dell’amministrazione Trump, che al momento è coinvolta in oltre cento cause giudiziarie relative agli ordini esecutivi spiccati dal presidente.
Al Congresso i democratici hanno affermato che la sentenza dimostra che il potere di Trump di congelare la spesa non è illimitato come lui sostiene. “Quel denaro era già stato stanziato, i contratti firmati – ha affermato il deputato Gregory Meeks di New York, il principale democratico della Commissione Esteri della Camera –. Penso che la Corte Suprema abbia deciso nel modo giusto e ora l’amministrazione deve scongelarli e consentire a quegli appaltatori e al lavoro di essere svolti”.
La deputata democratica Pramila Jayapal l’ha definita “una sentenza molto importante” da “una corte dominata da Trump”. “Penso che rafforzi il fatto che il Congresso ha l’autorizzazione a stanziare denaro, che le persone fanno affidamento su tale autorizzazione per quei programmi e che quando si fa il lavoro si dovrebbe essere pagati quando i contratti sono stati firmati”. Alla domanda se è sicura che i pagamenti saranno attivati, Jayapal ha detto di non essere sicura di nulla, “ma spero che l’amministrazione Trump presterà attenzione alla Corte Suprema”.
L’attempato senatore indipendente Bernie Sanders ha commentato la decisione della Corte Suprema affermando che “lo smantellamento di USAID da parte di Elon Musk e Donald Trump porterà a milioni di morti evitabili. La decisione della persona più ricca del mondo di distruggere un’agenzia che fornisce aiuti salvavita alle persone più povere del pianeta è inaccettabile. Il Congresso ha creato l’USAID come un’agenzia indipendente: non può essere eliminata unilateralmente dal presidente in base al capriccio di un miliardario non eletto. Questi tagli non solo porteranno a milioni di morti inutili in tutto il mondo, ma sono anche un attacco alla nostra democrazia e ai controlli e agli equilibri della divisione del potere sui cui è fondata a nostra democrazia”.
Dopo la sentenza il segretario di Stato Marco Rubio ha ricevuto una lettera firmata da oltre 700 funzionari del Dipartimento di Stato e funzionari del servizio estero che esprimevano la loro opposizione allo smantellamento dell’agenzia.