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January 23, 2025
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Trump riscrive il 6 gennaio con la grazia ai condannati per l’assalto al Congresso

Il presidente minimizza gli scontri e commuta le pene di estremisti condannati per sedizione

Massimo JausbyMassimo Jaus
Un anno dopo Capitol Hill, con il rischio che la democrazia americana crolli

A protester sits in the Senate Chamber on January 06, 2021 in Washington, DC - ANSA

Time: 3 mins read

Il presidente Donald Trump non ha perso tempo e uno dei suoi primi passi alla Casa Bianca è stato quello del revisionismo storiografico dell’assalto al Congresso il 6 gennaio 2021. Ora che è all’Ufficio Ovale, sta cercando di riscrivere le pagine che hanno inorridito le democrazie di tutto il mondo, quando migliaia di suoi sostenitori cercarono di impedire la certificazione della vittoria elettorale di Joe Biden alle presidenziali del 2020.

Nel tentativo insurrezionale furono malmenati gli agenti che cercavano di impedire l’accesso al Campidoglio, dopo che la folla, aizzata dalle infuocate parole del candidato sconfitto, aveva sfondato porte e finestre usando i tubi delle impalcature della piattaforma in costruzione per la cerimonia del giuramento di Biden. Agenti in servizio furono malmenati e minacciati mentre mettevano in salvo i parlamentari, trasferiti nei bunker sotterranei del Congresso.

Nel tentativo di ridimensionamento storico degli avvenimenti, Trump, al microfono amico di Fox News, ieri sera durante un’intervista condotta da Sean Hannity, ha affermato che quel giorno vi furono solo “minimi incidenti” esagerati dai media a lui ostili. La sua decisione di firmare la grazia per tutti quelli che sono stati incriminati e condannati, anche per coloro che hanno aggredito gli agenti e i leader delle milizie di estrema destra condannati per sedizione, è stata presa perché la loro era una “protesta contro il voto, dato che le elezioni erano state vinte con i brogli”.

Una sua falsa ricostruzione che si basa su vecchi temi tutti smentiti, ma che lui continua a presentare come fatti accaduti. “La maggior parte delle persone arrestate e condannate erano assolutamente innocenti – ha aggiunto Trump – hanno scontato, in modo orribile, lunghe sentenze. Era troppo complicato esaminare i singoli casi. Erano più di 1500 persone”. Tra i “perdonati” anche 14 membri dei movimenti di estrema destra Oath Keepers e Proud Boys, che hanno visto commutate le loro condanne in pene già scontate.

US President Donald Trump gives remarks on artificial intelligence (AI) infrastructure in the Roosevelt Room of the White House in Washington DC, USA, 21 January 2025 ANSA/EPA/AARON SCHWARTZ / POOL

Il vicepresidente J.D. Vance, durante la campagna elettorale, aveva più volte affermato che per i provvedimenti di grazia si sarebbe valutato caso per caso e che chi aveva commesso azioni di violenza contro gli agenti sarebbe rimasto in prigione.

Secondo il ben informato Axios, dinanzi alla lungaggine che un esame simile avrebbe richiesto, Trump si sarebbe spazientito perché voleva che il perdono avvenisse il giorno stesso della sua cerimonia di inaugurazione, come aveva promesso durante la campagna elettorale e, nonostante il tentennamento dei suoi assistenti che cercavano un approccio più moderato, avrebbe usato una frase ampiamente collaudata da Mussolini: un “Me ne frego” di quello che pensano, aggiungendo che gli incidenti erano minimi, ingigantiti dalla CNN. Le centinaia di video che mostrano le legnate date agli agenti non contano e “i processi sono stati un imbroglio politico e in quelle persone c’era molto patriottismo”.

I parlamentari del GOP, come le tre scimmiette del santuario shintoista di Toshogu, non vedono, non sentono e non parlano. Il senatore repubblicano Rick Scott, inseguito dai giornalisti per i corridoi del Congresso, ha detto che “non mi posso esprimere perché non conosco i dettagli del perdono”. Il senatore Ron Johnson è caduto dalle nuvole, affermando che dei perdoni “non ne so nulla”. Il senatore John Hoeven ha affermato che “Trump ha il diritto di perdonare”. Il leader della maggioranza repubblicana al Senato, innervosito dalle domande, ha detto che il partito “guarda al futuro e bisogna farla finita di parlare del passato”.

Il senatore Marco Rubio, fresco dalla nomina di Segretario di Stato, uscendo dall’aula dove era stato appena nominato, ha detto che lui ora parla solo di politica estera e non risponde a domande che esulano dalla sua pertinenza.

Alla Camera, invece, i complici e i difensori del tentativo insurrezionale non hanno voluto rispondere alle domande dei giornalisti. “Guardiamo al futuro – ha detto lo speaker della Camera Mike Johnson, che è stato uno degli avvocati della difesa di Trump durante il primo impeachment – non possiamo restare ancorati alle vecchie vicende”. Lo speaker ancora non ha fissato una data per affiggere la placca commemorativa decisa più di un anno fa con una votazione alla Camera, in cui si rende omaggio agli agenti del Congresso per la loro “eroica difesa delle istituzioni” il 6 gennaio 2021. Una targa che Trump ha detto che non vuole venga esposta.

Il parlamentare Richard Hudson, così come il suo collega Dan Bacon, ha detto che quanto accaduto il 6 gennaio è parte del passato e la Camera deve affrontare le nuove problematiche e non continuare a parlare di cose avvenute quattro anni fa.

La parlamentare Maga, Lauren Boebert, ha invitato i leader dei movimenti di estrema destra che presero parte e organizzarono l’assalto a una visita del Congresso.

“Nessuna grazia può cambiare la tragica verità di quanto accaduto il 6 gennaio 2021”, ha commentato il giudice federale Tanya Chutkan, che è il magistrato che ha presieduto il procedimento giudiziario contro Trump. Aggiungendo che la decisione del presidente “non può cancellare il sangue, le feci, il terrore che i suoi seguaci si sono lasciati alle spalle, né è possibile pretendere che quel giorno sia avvenuta la pacifica transizione del potere come la tradizione democratica americana impone”, ha protestato il magistrato con una nota scritta.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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