Alla fine il piano per finanziare le attività federali fino al 15 marzo è stato approvato dalla Camera.
Il voto è stato di 366 favorevoli e 34 contrari, con un parlamentare che non ha votato. È stato necessario un voto con la maggioranza qualificata dei due terzi per poterlo mandare immediatamente al Senato per essere approvato prima della scadenza di mezzanotte.
Il leader della maggioranza al Senato, il democratico Chuck Schumer, ha detto che il disegno di legge, dopo il voto alla Camera alta, sarebbe stato immediatamente mandato alla Casa Bianca per la firma del presidente Biden.
Si è conclusa così, con questo ultimo inutile braccio di ferro tra Camera e Casa Bianca, l’ultima sessione di questa Legislatura. I lavori riprenderanno alla Camera il 3 gennaio per il giuramento dei nuovi parlamentari e per certificare al Congresso la vittoria elettorale di Trump. Sarà la nuova legislatura a marzo che dovrà decidere se eliminare il tetto della spesa come richiede il presidente eletto per poter concedere le riduzioni fiscali promesse durante la campagna elettorale alla quale 38 parlamentari repubblicani si oppongono.
Tutto da vedere su cosa succederà alla riapertura dei lavori della nuova legislatura: se Mike Johnson, con 38 dissidenti del suo partito, verrà confermato speaker della Camera o se ci sarà una nuova caotica resa dei conti tra i repubblicani.
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Il piano era stato concordato martedì sera, ma Elon Musk, nuovo zar dei tagli agli sprechi fiscali, si era opposto e ha convinto Trump a respingere l’accordo preparato dallo speaker. Non si è capito se la sua reazione sia stata perché totalmente escluso dal Congresso nelle trattative o se si senta già in carica come dispensiere dei fondi federali, fatto sta che con molta arroganza ha convinto Donald Trump a far saltare l’intesa facendogli capire che se la Continuing Resolution fosse stata approvata non avrebbe potuto fare subito i tagli fiscali.
Il pacchetto approvato finanzia il governo ai livelli attuali fino al 14 marzo e include aiuti alla FEMA, la protezione civile, senza includere la richiesta di Trump dell’estensione del tetto del debito.
Un piano di riserva, che era stato approvato da Trump e Musk, è stato bocciato alla Camera dai Democratici e da 38 Repubblicani che si erano opposti all’abolizione del tetto di spesa.
Johnson prima del voto ha detto di aver parlato sia con Trump che con Musk ha fatto capire che lo scottante problema dell’aumento del tetto del debito verrà affrontato dalla prossima legislatura che vuole tagliare più di 2 trilioni di dollari dell’attuale spesa pubblica.
I democratici al Senato avevano fatto pressioni su Johnson per tornare all’accordo bipartisan che Trump e Musk avevano fatto saltare.
Ma la frattura tra il presidente eletto e i repubblicani che si identificano nel “conservatorismo fiscale” è profonda. Sono 38 e condizionano sia la Casa Bianca che la maggioranza repubblicana alla Camera. Normalmente sono allineati con Trump, ma sulla spesa pubblica sono inflessibili. Da capire se si tratta di una perdita di controllo che Trump ha su questi parlamentari o semplicemente di un “capriccio” dei conservatori, contrari per principio, all’aumento della spesa pubblica.
Trump nei suoi velenosi post ha preso di mira il più vocale dei conservatori, Chip Roy, parlamentare del Texas, che guida la rivolta contro la “disinvoltura fiscale” di Trump. “Il suo piano – ha detto il parlamentare ai colleghi alla Camera prima di votare contro la proposta – aggiungerà altri 5 trilioni (5 mila miliardi) al debito federale”.
“Gli metteremo dei repubblicani “veri” contro alle prossime elezioni primarie”, ha scritto Trump su Truth Social. Di rimando il parlamentare ha detto ai suoi colleghi “che il neopresidente forse non sa che il bilancio federale è di pertinenza del Congresso e non delle politiche di convenienza della Casa Bianca”.
Alla fine quando già erano cominciati i preparativi per la chiusura delle attività federali il team Trump ha capito che con lo shutdown ci sarebbero state ripercussioni che avrebbero limitato anche la cerimonia dell’Inauguration il 20 gennaio, quando Trump, davanti a tutti i canali televisivi americani, riceverà il testimone da Joe Biden. E allora sono cominciati i ripensamenti.