Cinquantanove anni, avvocata e lobbista, biondissima e fedelissima di Donald Trump. Pam Bondi è stata nominata dal presidente eletto per l’incarico di ministra al Dipartimento di Giustizia, in sostituzione di Matt Gaetz, che si è ritirato perché l’indagine alla Commissione Etica della Camera che lo riguarda è una “distrazione”.
In un post su Truth Social, Trump ha scritto: “Per troppo tempo, il Dipartimento di Giustizia è stato usato come arma contro di me e altri repubblicani. Ora non più. Pam riorienterà il Dipartimento di Giustizia verso il suo obiettivo di combattere il crimine e rendere l’America di nuovo sicura. Conosco Pam da molti anni: è intelligente e tenace ed è una combattente in stile AMERICA FIRST, che farà un ottimo lavoro come Procuratrice Generale!”.
Il nome di Bondi è cominciato a circolare subito dopo l’annuncio del ritiro di Gaetz, che non avrebbe raggiunto la maggioranza a favore al Senato per essere confermato Attorney General, secondo fonti di CNN. Le accuse contro di lui (riguardanti rapporti sessuali a pagamento con minorenni) e i documenti depositati alla Commissione Etica della Camera – non ancora resi pubblici, nonostante sia già stata fatta la richiesta dall’uno e dall’altro partito – avevano instillato il dubbio fra i senatori repubblicani. Una volta presa la decisione, Trump ha convocato Bondi a Mar-a-Lago prima di darle ufficialmente l’incarico.
Bondi ha ricoperto il ruolo di procuratrice generale della Florida dal 2011 al 2019, prima a livello municipale, a Tampa, e poi statale. Al momento, è presidente del think-tank Center for Litigation dell’America First Policy Institute, che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa.
È nota per essere di ottima presenza davanti agli schermi e una grande mediatrice. La sua qualità migliore è la fedeltà assoluta a Trump. Un rapporto che va avanti dal 2016: quando per la prima volta alle primarie comparve il nome del tycoon contro Marco Rubio, lei si schierò con l’attuale presidente eletto e da lì non lo mollò mai. Anzi, ha partecipato a ogni evento in Florida; è comparsa ripetutamente su Fox News; questa estate è intervenuta alla Convention Repubblicana a Milwaukee; si è avvicinata all’entourage di Trump, legandosi a Susie Wiles, ora a capo dello Staff, e all’avvocato Boris Epshteyn. Nel 2019, ha fatto parte del collegio di Difesa di Trump nel suo primo processo di impeachment. Più di recente, insieme a un gruppo di legali, ha presentato una memoria amicus a una corte d’appello federale per il caso dei documenti top secret trattenuti dal tycoon dopo aver lasciato la Casa Bianca.
Bondi non è carica di scheletri nell’armadio, come il suo collega della Florida, ma ha qualche neo. I dubbi su di lei derivano principalmente un episodio del 2013, quando ricevette una donazione di 25.000 dollari dalla Donald J. Trump Foundation. In quel periodo, il suo ufficio di Procuratore Generale stava valutando se unirsi a una causa contro la Trump University per presunte frodi e, dopo aver ricevuto quel denaro, Bondi decise di non parteciparvi. Questo ha sollevato preoccupazioni, nell’ambiente democratico soprattutto, su un potenziale conflitto di interessi e sulla sua imparzialità.
Tuttavia, il Senato sembra essere più incline alla scelta di Bondi. Gli alleati del presidente eletto ha tirato un sospiro di sollievo commentando ai microfoni di CNN che il processo di conferma dell’avvocata della Florida sarebbe stato “molto più facile rispetto a Gaetz”.