Kamala Harris ha 60 anni, è nata a Oakland, in California, il 20 ottobre 1964. È nota al grande pubblico soprattutto per essere stata scelta da Joe Biden come vicepresidente nei suoi 4 anni di mandato come presidente degli Stati Uniti e per essere l’attuale candidata del Partito democratico dopo il ritiro di Biden.
Appartiene a una famiglia di immigrati benestanti: la madre indiana, Shyamala Gopalan, professoressa di biologia in diverse università, E il padre Donald Harris, giamaicano, professore di economia all’Università di Berkley. Nel 1971 i genitori divorziarono e cinque anni più tardi la madre si trasferì a Montreal, in Canada, dove aveva ottenuto la cattedra alla McGill University, portando con lei le due figlie, Kamala e Maya. Harris tornò negli Stati Uniti per l’università, che frequentò prima a Washington e poi a San Francisco, laureandosi in legge e lavorando per molti anni nell’ambito legale. Nel 2003 è stata eletta District Attorney di San Francisco e sette anni più tardi Attorney General della California. Nella carriera legale si è schierata a favore dei diritti civili, severissima contro i catelli messicani della droga ed è stata attenta ai temi ambientali.
Nel 2016 è stata eletta al Senato. Lì il suo prestigio e la sua statura politica si sono rafforzati: i suoi interrogatori all’ex ministro della Giustizia Jeff Sessions sono diventati virali e l’hanno accreditata davanti al pubblico democratico a caccia di volti nuovi per il partito. Come giovane emergente venne selezionata da Biden come vicepresidente. Colta e trascinatrice di folle, Harris si è appannata nei ruoli che le sono stati assegnati dall’attuale presidente, relegata all’insolvibile soluzione dell’immigrazione e della riforma elettorale. Un portafoglio di questioni profondamente divisive che possono essere risolte solo attraverso un voto al Congresso, che a sua volta richiede un impegno bipartisan che i democratici non avevano. Harris si è quindi trovata a cercare di sostenere riforme che non hanno mai avuto possibilità di successo al Campidoglio.
Più di recente, Harris è stata la persona di riferimento dell’amministrazione per evidenziare i danni causati dai divieti di aborto dopo che la Corte Suprema ha annullato nel 2022 la sentenza Roe vs. Wade, che ne garantiva il diritto. La battaglia sui diritti riproduttivi è stata al centro dell’attenzione durante la Convention Democratica di agosto, allineandosi perfettamente con un messaggio più ampio e stimolante: la libertà.
Nel suo discorso principale alla Convention, Harris ha criticato Trump e i repubblicani come gli autori delle restrizioni politiche e giudiziarie per limitare l’accesso all’aborto in tutto il Paese suscitando le ire della destra repubblicana che l’ha accusata di essere stata maldestra su immigrazione e di sostenere i diritti LGBT.
Harris è sposata dal 2014 con Dough Emhoff, un avvocato californiano di origini ebraiche. La coppia non ha figli, ma Harris è diventata madre adottiva dei due avuti da Emhoff in un precedente matrimonio, ai quali è molto legata. Negli anni ’90 ha avuto una relazione con Willie Brown, presidente dell’Assemblea della California e futuro sindaco di San Francisco. Ha inoltre frequentato per un periodo il personaggio televisivo Montel Williams. Sua sorella Maya è anche lei un’avvocata e analista politica, sposata con Tony West, avvocato, attivista politico, ex sostituto procuratore federale e top executive di Pepsi e Uber.
Collezionista di sneaker Converse, Harris si sveglia di solito molto presto e si allena per mezz’ora. Il suo motto è un monito che la madre le rivolgeva quando era ragazzina: “Potrai essere la prima, ma assicurati di non essere l’ultima”. Da allora Harris di tabù ne ha infranti molti, aprendo la strada e diventando un modello per molte donne. Ora, forse, l’occasione della vita.