Le ingerenze russe nella campagna elettorale americana si fanno sempre più pressanti. Finti blogger, troll spioni del GRU, influencer pagati, gettano veleni nella già tossica competizione presidenziale americana. E naturalmente sono false accuse e video taroccati che prendono di mira i democratici, tanto per sottolineare da che parte sta Mosca.
L’ultimo scoperto vuole che Kamala Harris avrebbe causato un incidente stradale nel 2011 in seguito al quale una ragazza di 13 anni sarebbe rimasta paralizzata.
Gli analisti della Microsoft, Microsoft Threat Analysis Center (MTAC), hanno identificato il gruppo di disinformazione, soprannominato Storm-1516, affermando che si tratta di è una allineata al Cremlino. L’operazione prevedeva la creazione di un video, l’assunzione di un attore che si atteggiasse a vittima e la diffusione della storia tramite un sito Web di fake news denominato “KBSF-TV”. Notizie farlocche diffuse sui social media usando siti web falsi che presentano le notizie come fonti legittime.
Gli analisti di Microsoft hanno stabilito che il video è stato creato da Mosca aggiungendo che “Le operazioni di influenza russe hanno inizialmente faticato a lanciare operazioni mirate alla campagna democratica dopo il ritiro del presidente Biden dalla corsa presidenziale, tuttavia a fine agosto i servizi russi di Storm-1516 hanno iniziato a produrre falsi video che prendevano di mira la vicepresidente Harris e il governatore Walz promuovendo false teorie cospirative”. Clint Watts, il responsabile di MTAC, ha detto che i video hanno ottenuto “milioni di visualizzazioni” da parte degli americani.
All’inizio di questo mese, l’amministrazione Biden ha condannato i tentativi russi di influenzare le elezioni, mentre il Dipartimento di Giustizia ha annunciato di aver sequestrato più di 30 domini Web utilizzati dalla Russia per lanciare le campagne della disinformazione politica negli Stati Uniti, accusando due dipendenti di Russia Today di aver segretamente finanziato emittenti e influencer di estrema destra per aizzare le divisioni politiche negli Stati Uniti.
Proprio oggi il Guardian dedica un lungo articolo sulla presentazione del libro scritto da tre ex procuratori che presero parte all’inchiesta sul Russiagate che venne condotta dal Procuratore Speciale Robert Muller dal titolo “Interference: The Inside Story of Trump, Russia and the Muller Investigation”. Il libro, i cui autori sono Aaron Zebley, James Quarles e Andrew Goldstein, tre avvocati che avevano lavorato nel team di Muller dal 2017 al 2019. Nella prefazione, firmata dall’ex direttore dell’Fbi e Special Prosecutor, Muller afferma che gli Stati Uniti non sono ancora pronti agli inevitabili attacchi della Russia alle elezioni. “È chiaro che gli americani non hanno imparato la lezione dell’attacco russo alla nostra democrazia nel 2016. Come avevamo messo in evidenza nel rapporto, c’erano prove lampanti sul fatto che il governo russo si fosse impegnato in molteplici e sistematici attacchi per indebolire la democrazia americana e favorire un candidato rispetto all’altro. Allora non eravamo preparati e malgrado molti sforzi ancora non siamo preparati. Questa minaccia merita l’attenzione di ogni americano. La Russia ci ha attaccato prima e lo farà ancora”.
L’inchiesta iniziata nel maggio del 2017, dopo che Donald Trump aveva licenziato il direttore dell’FBI, James Comey che si era rifiutato di chiudere le indagini sui legami tra l’ex presidente e Mosca, viene conclusa nel marzo del 2019, quando William Barr, l”Attorney General’ nominato da Trump, oscura le conclusioni dell’inchiesta di Mueller il quale non era riuscito a trovare i legami diretti fra Trump e Mosca, ma aveva avviato le indagini contro Paul Manafort, l’ex responsabile della campagna elettorale del 2016, che poi Trump ha graziato e che era tornato per poi dimettersi quasi subito nell’orbita dell’ex presidente e aveva incriminato una trentina di persone.