Nella tradizione elettorale americana il Labor Day rappresenta l’inizio dello sprint finale per le elezioni del 5 novembre. Un importante giro di boa in cui Kamala Harris ha un leggero vantaggio dei consensi popolari su Donald Trump. Tuttavia, se le elezioni si dovessero tenere oggi l’ex presidente sarebbe ancora il favorito per tornare alla Casa Bianca. Questo perché, negli Stati Uniti, le elezioni non vengono vinte da chi ha un maggior numero di voti popolari, ma da chi ha un maggior numero di Grandi Elettori. Nel 2016 Hillary Clinton ne aveva ottenuto quasi 3 milioni in più di Donald Trump, ma non aveva raggiunto la quota sufficiente di Grandi Elettori per diventare presidente.
Il collegio elettorale è formato da un gruppo di Grandi Elettori (“electors” in inglese) che rappresentano i 50 Stati dell’Unione e votano per il presidente. A ogni Stato viene assegnato un numero di Grandi Elettori in base alla popolazione. La California, che è il primo per abitanti, per esempio ne ha 54, mentre il Wyoming, che di residenti ne ha pochi, ne ha solo 3, come North Dakota e South Dakota. Il Texas ne ha 40, la Florida 30 e New York 28. Il candidato che guadagna più voti nello Stato si aggiudica tutti i Grandi Elettori. Quindi chiunque vinca il voto popolare in California otterrà i voti di tutti e 54 i Grandi Elettori.
In tutto, i Grandi Elettori sono 538, che corrisponde alla somma dei rappresentanti alla Camera (435), dei Senatori (100) e dei 3 Grandi Elettori assegnati alla capitale federale che non ha parlamentari. Un candidato presidenziale per andare alla Casa Bianca ha bisogno del voto di almeno 270 Grandi Elettori.
Fatta questa precisazione, i sondaggi mostrano che Kamala Harris è in vantaggio a livello nazionale con una media di 2-4 punti percentuali.
Dei sette Stati che entrambe le campagne elettorali hanno identificato come i principali campi di battaglia per aggiudicarsi i voti del Collegio elettorale, Harris è in testa su Trump in tre, quelli del “muro blu”: Michigan, Pennsylvania e Wisconsin. Ma questi vantaggi sono esigui: in un solo Stato, il Wisconsin, una media mostra un margine superiore a 3 punti per la vicepresidente. Tuttavia, sarebbero sufficienti per guadagnarsi la Casa Bianca se vincesse anche in quelli tradizionalmente blu e in Nebraska, dove, per un sondaggio Split Ticket/SurveyUSA, pubblicato lo scorso sabato, è in vetta sopra Trump di 5 punti. Harris ha un modesto vantaggio anche nella Rust Belt, ma Trump non molla e ribatte colpo su colpo.
In altri tre Stati, Arizona, Georgia e Nevada, i sondaggi sono in parità. Solo in North Carolina, dove Trump ha vinto sia nel 2016 che nel 2020, l’ex presidente è in testa in tutte e tre le medie dei sondaggi: FiveThirtyEight, RealClearPolitics e Silver Bulletin.
Bisogna ricordare come nelle ultime due elezioni molti elettori di Trump non abbiano risposto sinceramente alle domande dei sondaggisti. Hillary Clinton, che nel 2016 era in testa in tutti i sondaggi, ha poi perso. L’attuale dinamica degli Stati indecisi riflette in gran parte la faziosità del campo di battaglia.
Il Labor Day segna anche l’inizio delle prime schede elettorali inviate per posta in North Carolina. I repubblicani hanno cercato di recuperare il terreno perso con le loro contestazioni sul voto anticipato e per posta che è costato caro a Trump nel 2020 e ai parlamentari del GOP nel 2022. L’ex presidente continua la sua delegittimazione del sistema, ma i legislatori locali non si sono piegati e le schede sul voto anticipato e per posta partiranno nei prossimi giorni.
I tre Stati in cui Harris è costantemente in testa sono anche quelli in cui, prima della vittoria di Trump del 2016, i repubblicani non avevano vinto dal 1988 (Michigan e Pennsylvania) o dal 1984 (Wisconsin). Tutti e tre hanno anche governatori democratici che si sono guadagnati le elezioni del 2022 con almeno 2,5 punti percentuali di scarto. Degli altri quattro Stati, solo il Nevada, dove i repubblicani non vincono le presidenziali dal 2004 o un seggio al Senato dal 2012, è generalmente considerato di orientamento blu. Gli altri tre hanno votato per un candidato dell’Asinello solo una volta in questo secolo: Arizona (2020), Georgia (2020) e North Carolina (2008).
Ora entrambi i candidati si stanno preparando per il dibattito del 10 settembre. Nonostante le recriminazioni di Trump, la data, il moderatore e le regole saranno le stesse del dibattito con Biden a giugno.