Un passo indietro per il bene del Partito Democratico. Nella sua prima intervista TV dopo il passo indietro dalla corsa presidenziale, Joe Biden ha spiegato il perché della scelta di puntare tutto sulla vicepresidente Kamala Harris in vista delle cruciali elezioni del 5 novembre contro Donald Trump.
Dialogando con Robert Costa su CBS Sunday Morning, l’81enne dem ha ribadito di ritenersi fisicamente e mentalmente in condizione da poter svolgere un altro mandato. L’abbandono dello scorso 21 luglio, ha spiegato Biden, è piuttosto dipeso dalle pressioni provenienti dal suo stesso partito. Numerosi colleghi democratici, sia alla Camera che al Senato, erano infatti preoccupati che la candidatura dell’ex vicepresidente di Obama potesse danneggiare l’intero partito – che ha dovuto inoltre fare (letteralmente) i conti con il boicottaggio di alcuni finanziatori progressisti per forzare un ritiro a pochi mesi dalle elezioni.
“Ero preoccupato che, se fossi rimasto in corsa, sarebbe stato quello l’argomento principale. Mi avreste intervistato chiedendomi: ‘Perché Nancy Pelosi ha detto questo, perché altri hanno detto quello?’ E ho pensato che sarebbe stata una vera distrazione”, ha dichiarato.
“Quando mi candidai la prima volta, mi consideravo un presidente di transizione“, ha detto. A convincerlo a ricandidarsi sarebbe stata la convinzione che Trump rappresentasse – ora come allora – una grave minaccia alla democrazia che doveva essere fermata.
Il presidente ha fatto riferimento al supporto dei suprematisti bianchi a Trump e ha ricordato le violente manifestazioni razziste di Charlottesville, in Virginia, nel 2017, che lo avevano spinto a rompere gli indugi nel 2020.
“Ogni volta che quelli del Ku Klux Klan facevano qualcosa, indossavano cappucci per non essere identificati”, ha affermato Biden. “Con Trump alla presidenza, sono usciti allo scoperto senza cappucci, sapendo di avere un alleato. È così che l’ho interpretato. Sapevano di avere un alleato alla Casa Bianca. E lui è intervenuto in loro favore.”
Nell’intervista di domenica mattina, Biden ha promesso di spendersi personalmente in campagna elettorale per la neo-candidata Kamala Harris, lodando la scelta del governatore del Minnesota Tim Walz come suo vice. “È un grande uomo“, ha detto Biden. “Se fossimo cresciuti nello stesso quartiere, saremmo stati amici. È il mio tipo di persona. È autentico. È intelligente. Lo conosco da diversi decenni. Penso che sia una squadra straordinaria.”
Tornando alla prestazione fiacca al dibattito di fine giugno, il presidente ha negato che il problema avesse a che fare con l’età. “Avevo avuto una giornata davvero difficile in quel dibattito perché ero malato”, ha spiegato. “Ma non ho problemi gravi.”
Rivolgendo lo sguardo all’eredità politica della sua amministrazione, Biden si è augurato di venire ricordato come il presidente che è stato capace di far uscire gli Stati Uniti dalla pandemia e di realizzare la più grande ripresa economica nella storia americana. Dal 2021, sfruttando la ripresa post-pandemica, il prodotto interno lordo USA al netto dell’inflazione è aumentato dell’8,4% e l’economia USA ha aggiunto circa 15,7 milioni di posti di lavoro – anche se i prezzi sono saliti di un vertiginoso 19%.
Non manca peraltro qualche rimpianto. In primis non aver fatto di più per rivendicare il merito dell’Infrastructure Investment and Jobs Act – un programma di investimenti da 1.200 miliardi di dollari approvato all’inizio del suo mandato per ricostruire le infrastrutture del Paese.
“Il più grande errore che abbiamo fatto”, ha detto, “è stato non mettere cartelli che dicessero: ‘Questo l’ha fatto Joe.'”