Lunedì 5 agosto per Kamala Harris sarà il giorno dell’incoronazione e la data in cui svelerà il nome del suo compagno nel ticket democratico alle presidenziali del 5 novembre. La vicepresidente è la prima donna nera che viene nominata per andare alla Casa Bianca segnando così una pietra miliare in un Paese a lungo lacerato dalle questioni razziali e di genere.
Jaime Harrison, il presidente del Democratic National Committee, ha annunciato che nelle votazioni fatte in remoto Harris ha ottenuto il consenso della maggioranza dei delegati divenendo così ufficialmente la candidata presidenziale del partito. Si è concluso in questo modo un inedito iter per la nomina del candidato che a novembre sfiderà l’ex presidente Donald Trump alle elezioni presidenziali.
Harrison ha inoltre affermato che, sebbene la nomina è già avvenuta, alla Convention di Chicago si svolgerà comunque il caratteristico appello nominale, Stato per Stato, “anche se sarà puramente cerimoniale, ma non vogliamo rovinare la festa ai delegati”.
“Sono onorata di essere stata nominata candidata democratica per la presidenza degli Stati Uniti – ha detto Harris dopo l’annuncio del presidente del partito. – E vi dirò che l’instancabile lavoro dei nostri delegati, dei nostri leader statali e del personale è stato fondamentale nel rendere possibile questo momento”.
“È stata una delle mie migliori decisioni quella di scegliere Kamala Harris come vicepresidente – ha scritto Joe Biden in un messaggio messo su X. – Ora sarà la nostra candidata, non potrei essere più orgoglioso. Vinciamo”.
One of the best decisions I’ve made was picking @KamalaHarris as my vice president.
Now that she will be our party’s nominee, I couldn’t be prouder.
Let’s win this. pic.twitter.com/wD1gqyHyVI
— Joe Biden (@JoeBiden) August 2, 2024
Le votazioni si chiuderanno ufficialmente lunedì pomeriggio, quando, secondo il Washington Post, Harris annuncerà il nome del suo vice. Per questo fine settimana, la vicepresidente ha in programma di incontrare i candidati papabili. In pole position c’è il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, nei confronti del quale la sinistra dem è molto dubbiosa. Ebreo praticante, ritengono che potrebbe alienare il voto dei progressisti e dei gruppi che sostengono i palestinesi. Gli altri sono i governatori del Minnesota e del Kentucky, Tim Walz e Andy Beshear, e il senatore dell’Arizona Mark Kelly.
Il ritiro di Biden dalla competizione elettorale ha ridato speranze ai democratici di mantenere la Casa Bianca e la maggioranza al Senato e, forse, conquistare anche quella alla Camera. Un entusiasmo che può essere misurato con l’enorme numero dei volontari, più di 200 mila, che si sono rivolti alla campagna di Harris e la pioggia di donazioni che la candidata sta ricevendo.
L’ufficio elettorale di Harris ha dichiarato oggi di aver raccolto 310 milioni di dollari a luglio, più del doppio dei 138,7 milioni di dollari che l’ex presidente Trump e i suoi comitati hanno annunciato di aver ricevuto nello stesso mese. Giovedì, la campagna del candidato GOP ha riferito di avere 327 milioni di dollari in contanti a disposizione, mentre venerdì quella di Harris ha riportato di avere 377 milioni di dollari in banca, con due dei fondi che arrivano da donatori alle prime armi e il 94% di tutte le donazioni è inferiore a 200 dollari, a prova della popolarità della vicepresidente.
Reporter: The Harris team brought in a record-smashing $310 million in the month of July, while the Trump team raised less than half of that pic.twitter.com/XQSFQ2MYQc
— Kamala HQ (@KamalaHQ) August 2, 2024
Dopo il ritiro di Biden la corsa alle presidenziali è rapidamente diventata molto più incerta. Trump ha subito un duro colpo nei sondaggi: in sei indagini demoscopiche nazionali, pubblicate fra martedì e mercoledì, viene mostrato che l’ex presidente è stato superato da Harris in quattro Stati che, invece, conduceva quando Biden era candidato. La vicepresidente è in vantaggio di 4 punti in un sondaggio Civiqs, 3 punti in quello Leger, 2 punti da YouGov e un punto in uno Ispos. Trump, d’altra parte, è sopra di 2 punti in quello McLaughlin e di 2,6 punti in quello ActiVote.
Anche se nell’ultima media nazionale del Cook Political Report, pubblicata mercoledì, l’ex presidente è in vantaggio di 1,3 punti, dai dati si legge che Harris è riuscita a dimezzare il vantaggio che Trump aveva su Biden.
Il sondaggio Civiqs, che ha evidenziato lo svantaggio di 4 punti di Trump rispetto a Harris, evidenzia che la candidata dem ha un forte sostegno tra gli elettori di età compresa tra 18 e 49 anni, mentre l’ex presidente ha fatto meglio tra quelli di età pari o superiore a 50 anni. La vicepresidente ha avuto un indice di gradimento più alto sia rispetto al candidato GOP che al suo compagno di corsa, il senatore dell’Ohio JD Vance, con il 43% che ha un’opinione favorevole del vicepresidente, il 42% che ha detto lo stesso di Trump e il 34% che ha detto lo stesso di Vance.
Il sondaggio ha anche indicato che la maggior parte dei democratici condivide la decisione di Biden di abbndonare la corsa presidenziale e che, nel complesso, metà degli americani pensa che Harris abbia maggiori possibilità di sconfiggere Trump.