Sembra davvero un’onda lunga. Per Kamala Harris è un crescendo che dura da giorni. Per Donald Trump una rabbia incontenibile che non si placa nemmeno con gli insulti diretti alla candidata democratica. E sicuramente non lo aiuta la smentita di Elon Musk che non gli darà affatto 45 milioni di dollari al mese che sembrava avesse promesso.
E nella notte americana, con una regia sofisticata e felpata, è arrivato l’endorsment che tutti attendevano e sul quale molti cominciavano a speculare. Con la ripresa video di una telefonata Kamala Harris risponde emozionata a Barack e Michelle Obama che le dicono: “Siamo orgogliosi di te. Questo è un momento storico. Faremo tutto quello che potremo per appoggiarti. Diventerai una grande presidente. Hai tutto il nostro sostegno”.
Adesso il cerchio dei sostegni è chiuso ed è unanime. Tra qualche ora spunterà anche il nome del vicepresidente che Harris sceglierà anche per bilanciare le sue posizioni più liberal che centriste. La panchina dalla quale scegliere è lunga e autorevole. Comprende quattro governatori, un senatore e un ministro, ma i finalisti dopo un processo di selezione già iniziato da qualche giorno sembrano vedere favoriti: il senatore dell’Arizona Mark Kelly, ex astronauta specialista dell’immigrazione e dei confini; il governatore della Pennsylvania Joseph Shapiro, ex procuratore che potrebbe assicurare ai democratici lo Stato in bilico; e quello dell’Illinois J.B Pritzker, il politico più ricco degli stati Uniti, la cui famiglia è proprietaria della catena Hyatt, delle banche a Chicago e della Royal Caribbean Cruise Line e rappresenterebbe la presenza di un grande capitalista moderato e filantropo dentro la nuova amministrazione.
Il delicatissimo ruolo di selezionatore è stato affidato a Eric Holder, l’ex ministro della giustizia di Barack Obama, che in queste ore sta trasferendo molti dei suoi strateghi e del suo apparato al servizio di Harris, se lo riterrà necessario, soprattutto per la gestione della macchina elettorale nel territorio dove i Dem stanno aprendo migliaia di uffici e hanno già incassato la disponibilità di oltre 170.000 volontari in meno di 2 giorni e contributi grandi e piccoli compresi i super PAC per oltre 300 milioni di dollari.
Inaspettatamente Harris sembra aver risvegliato, soprattutto nei giovani, un nuovo effetto obamiano “yes we can”.
Sono già state decine di migliaia le iscrizioni alle liste elettorali Dem, dopo che i video di Harris sono diventati virali anche su Tik Tok.
Donald Trump aveva pilotato i titoli dei giornali fino alla fine della Convention Repubblicana e incassato un’ondata di popolarità per lo scampato attentato, ma in queste ore i titoli sono per Kamala e la cabina di regia di Trump sembra congelata alla ricerca di un punto debole per colpire la nuova e più agile avversaria. Dopo averla chiamata “pericolosa spazzatura”, Trump, che si è ormai tolto del tutto il cerotto dall’orecchio, non sembra trovare nel suo vice JD Vance quel mastino d’attacco che cercava. I suoi commenti dispregiativi e misogeni sulle donne che “non hanno bambini ma gatti”, sta avendo un profondo effetto boomerang e corre voce che il tycoon potrebbe addirittura sostituirlo nei prossimi giorni, anche se è già stato ratificato dalla Convention di Milwaukee.
Ma per Trump le regole non sono mai state un problema soprattutto se il suo è il “partito di famiglia”. Nell’incontro con Netanyahu, Harris è stata “franca e schietta” col premier israeliano al punto che da Gerusalemme hanno commentato: ”Le sue parole allontanano per gli ostaggi”.
Nell’incontro di ieri a Mar-A-Lago anche Trump è stato costretto a dire che “va trovata una soluzione subito” ed è rimasto in qualche modo spiazzato dalla posizione di Biden e di Harris che lo avevano anticipato manifestando la stessa urgenza anche davanti ai familiari degli ostaggi invitati alla Casa Bianca. Ma Trump ha sfrittato l’occasione per un nuovo attacco: ”Harris è terribile, molto peggio di Biden e con l’Iran in Medio Oriente ci porteranno alla terza guerra mondiale perché sono degli incompetenti. Con me invece tutto finirebbe molto presto”. Trump non conferma però se parteciperà al dibattito con Harris il 10 settembre. Vuole aspettare che sia nominata ufficialmente, ma su questo sembrano esserci pochi dubbi.
“C’era un’intesa – insiste Harris, ma lui sta facendo marcia indietro. – Io sono pronta”.