La pioggia battente (eppure le previsioni davano tempo sereno) non ha scoraggiato i tanti artisti che si sono esibiti sulle rive della Senna mentre sul fiume della Ville Lumière sfilavano le imbarcazioni con le delegazioni olimpiche per i Giochi di Parigi 2024.
Pensata come la cerimonia più fastosa della storia in onore anche del presidente Emmanuel Macron (che assisteva da una tribuna accanto al presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach), e la prima mai creata fuori da uno stadio, è diventata una celebrazione del fascino parigino e di tutto ciò che rappresenta la cultura francese: fra acrobati, danzatori, cantanti e molti filmati realizzati ad hoc per la diretta tv, le decine di migliaia di persone assiepate sulle rive (a caro prezzo) hanno assistito a musica di ieri e di oggi (da Bizet alla break dance alle canzoni tradizionali francesi alla tecno al death metal francese), danza, amore, liberté, égalité, fraternité (ma anche un capitolo sulla “sorellanza” con statue dorate di alcune grandi francesi della scienza, della cultura, della politica).
Lo spettacolo però è cominciato con una star non francese, Lady Gaga fra piume rosa circondata di valletti in nero e rosa e obbligata a cantare e ballare su una ripida scalinata.
Intanto i nuvoloni si sono mutati in pioggia leggera e poi dirotta e incessante. Molte delegazioni hanno scelto dei poncho trasparenti, ma la maggioranza degli atleti incuranti dell’acqua del cielo (e dei giochi d’acqua creati dalla regia) non ha lasciato spegnere il magnifico entusiasmo con cui sono arrivati a Parigi per competere.
Infine le ultime delegazioni – l’enorme barca con la foltissima rappresentanza degli Stati Uniti, e i 571 atleti francesi assiepati sull’ultima imbarcazione, quasi un transatlantico che ha sfilato fra le urla di entusiasmo dalle banchine a cui rispondevano le urla da bordo.
Calava intanto la notte e i giochi di luce bianchi e colorati si stagliavano sul cielo scuro sulla Senna.
È stato uno spettacolo intenso, a tratti poetico, a tratti solenne, che ha celebrato la Francia e i valori olimpici, raramente scadendo nel kitsch, puntando sulla solidarietà e la pace, e con il minimo di retorica inevitabile.
Spettacolare la chiatta dei danzatori che ha percorso la Senna dopo le delegazioni degli atleti, passando davanti alla Torre Eiffel adornata dei cinque cerchi olimpici. A seguire, come da consolidato protocollo olimpico, l’esecuzione (anche questa galleggiante sulla Senna) di Imagine, splendida interpretazione di due celebrità locali, la cantante Juliette Armanet con la pianista Sofiane Pamart. You may say I am a dreamer, but I’m not the only one… le note pacifiste di John Lennon correvano sull’acqua.
Un cavallo-robot argentato, con una cavallerizza della Gendarmerie, ha percorso al galoppo tutta la Senna – montato su un catamarano – verso la spianata del Trocadero sotto la Torre Eiffel, dove è stato creato il gigantesco palco e dove affluivano le bandiere nazionali, mentre sui maxi schermi scorrevano infinite immagini dei momenti della storia olimpica.
Tramutato in cavallo vero, tutto bianco, ha percorso anche il palco del Trocadero seguito dalle bandiere olimpiche, fino alla piattaforma dove la cavallerizza è salita portando la bandiera olimpica coi cinque cerchi, issata sull’asta mentre veniva eseguito l’inno olimpico.
La cerimonia ha poi reso omaggio a Filippo Grandi, l’Alto commissario Onu per i rifugiati, con l’Alloro olimpico; anche a questi Giochi partecipa la delegazione degli atleti rifugiati.
Infine, una parata di stelle: la torcia olimpica è stata consegnata nelle mani di Zinedine Zidane, che l’ha passata a Rafael Nadal, e mentre la Torre Eiffel era percorsa da giochi di luce spettacolari, il grande campione del tennis spagnolo è salito su un’altra barca, a fianco di una meravigliosa Serena Williams fasciata di rosso, della fantastica Nadia Comaneci che fu regina della ginnastica artistica, e del massimo campione dell’atletica statunitense, Carl Lewis: quattro leggende viventi. Li aspettava all’imbarcadero la tennista francese Aurelie Mauresmo che ha percorso il Lungosenna sotto la pioggia salutando la folla dietro le transenne, ed è arrivata al Louvre dove la attendevano numerosi atleti francesi che si sono passati la fiamma. Ma infine ad accendere il calderone, una grande mongolfiera dorata di rara suggestione che poi si eleva in cielo, sono la velocista Marie-Jo Pérec e il judoka Teddy Riner. Ultimo atto: sotto la Torre Eiffel torna a cantare dal vivo dopo quattro anni e una malattia neurologica che la sta logorando la grande Céline Dion, tutta in bianco: straordinaria nell’Hymne à l’amour di Edith Piaf.