Nessun sorriso, nessuna stretta di mano per uno storico dibattito che per la prima volta nella storia degli Stati Uniti ha visto confrontarsi un presidente in carica e un ex presidente.
In questo dibattito non ci sono stati vincitori, non ci son state frasi a effetto, ma solo accuse. Una valanga. Nessun rimorso da parte di Trump per l’assalto al Congresso e un mare di esagerazioni, mentre Biden, forse colpa del raffreddore, sembrava fuori fuoco.
I due moderatori, Jake Tapper e Dana Bash, giornalisti della CNN, hanno fatto domande precise sull’inflazione, sull’immigrazione, sul Covid, sul debito nazionale, sui diritti riproduttivi delle donne, con i due sfidanti che più che rispondere alle domande si accusavano l’un con l’altro per i problemi del Paese. Non sono mancati gli affronti personali. Biden ha chiamato Trump “criminale condannato” e l’altro ha ricambiato affermando che “il presidente è il padre di un criminale condannato”.
“Quando sono diventato presidente – ha detto con la voce roca Biden, al quale era stata rivolta la prima domanda, – ho dovuto fare con quello che mi aveva lasciato in eredità il signor Trump. C’era la pandemia, l’economia in difficoltà. La gente moriva, le fabbriche erano chiuse. Il tasso di disoccupazione era salito al 15%. Quello che dovevamo fare era provare a rimettere insieme i pezzi. Abbiamo creato posti di lavoro. C’era il caos, caos totale”.
L’amministrazione Biden “è la peggiore della storia degli Stati Uniti”, ribatte Donald Trump, e il giorno del ritiro dall’Afghanistan “è stato il più imbarazzante nella nostra storia”. “Non siamo più rispettati, Biden ci ha portati a essere un Paese del terzo mondo”. Poi, con un volo pindarico ha accusato il presidente di aver incoraggiato l’invasione dell’Ucraina “perché con il ritiro dall’Afghanistan, gli Stati Uniti si sono mostrati deboli e Putin si è convinto che poteva prendersi l’Ucraina e lo stesso discorso vale per l’attacco di Hamas a Israele”. L’ex presidente ha detto che “risolverà ancora prima di essere eletto” il conflitto tra Mosca e Kiev e che se fosse rimasto alla Casa Bianca, “il conflitto non ci sarebbe stato”.
“Abbiamo i confini più insicuri del mondo – ha ripreso Trump. – Biden ha deciso di aprire il Paese a persone che vengono dalle galere, dai manicomi, ha accolto i terroristi. Abbiamo il più grande numero di terroristi che entrano in America, non solo dal Sud, ma dal Medio Oriente, da tutto il mondo”. Accuse anche sul clima, con Trump che è uscito dagli accordi di Parigi, che ha accusato Biden di essere il peggior presidente per l’ambiente.
Tante accuse e neanche una parola sul modo per rettificare i mali che affliggono il Paese.
Questo confronto televisivo, più che un dibattito sul modo per risolvere i problemi, è stato un astioso litigio con l’obiettivo di accattivarsi il voto degli indecisi, sempre più numerosi e sempre più perplessi. È stato un test dei due candidati per mostrare agli elettori che sono ancora in grado di pilotare il Paese, nonostante la loro non più verde età – Biden ha 81 anni e Trump 78. Quasi un duello cognitivo per due candidati che l’America conosce bene.
Il dibattito presidenziale, da sempre, è uno show dove proprietà di linguaggio, sorrisi, rassicurazioni, volti distesi, abbronzatura, contano più dei loro programmi politici. Dal primo che fu trasmesso in tv, quello di Kennedy contro Nixon dove il giovane aitante democratico oscurò con il suo look l’ex vicepresidente con la barba delle 5 del pomeriggio e le gocce di sudore sotto il naso. E così è stato per Reagan, raggiante e determinato, per George Bush sorridente e rinfrancante e per Bill Clinton che con la sua roca voce avrebbe potuto vendere ghiaccio agli eschimesi. Nei dibattiti bisogna mostrare sicurezza e fare battute caustiche.
Nei 90 minuti del dibattito l’animosità tra i due era palpabile. Agli affondi di Biden su Trump sul suo ruolo nell’attacco del 6 gennaio al Campidoglio, sulla sua disponibilità ad amnistiare le persone condannate nella rivolta, sulla sua dichiarazione che non sarà un dittatore “tranne che il primo giorno”, sulle sue condanne penali, sui giudici della Corte Suprema che hanno negato il diritto alla scelta della maternità, Trump ha risposto accusando Biden del caos alla frontiera con il Messico e dell’inflazione che si mangia i risparmi degli americani.
Un dibattito che è avvenuto dopo che il New York Times, in un sondaggio condotto con il Siena College, ha evidenziato che Donald Trump ha sei punti di vantaggio tra gli elettori registrati e tre punti tra i probabili elettori a livello nazionale rispetto a Joe Biden. Quello di Quinnapac ha rilevato che il candidato repubblicano è avanti di quattro punti sul suo oppositore. Una caccia agli indecisi per conquistare voti soprattutto negli Stati in bilico.
Un dibattito “strano” tenuto ancor prima delle nomination alle convention dei due partiti. Prima ancora che la Corte Suprema decida se l’ex presidente sia protetto dall’immunità, o se invece dovrà comparire davanti ai magistrati per il suo coinvolgimento nel tentativo insurrezionale del 6 gennaio e per i documenti segreti portati via, e nascosti, a Mar a Lago. Procedimenti che difficilmente potranno avvenire prima delle elezioni, ma che gettano una luce differente sui reali motivi della sua candidatura. “Si è candidato per non finire in prigione” è il mantra pronunciato dal team Biden. La sua campagna elettorale è convinta che il dibattito sia stato un punto di svolta importante, ritenendo che l’elettorato abbia recepito il messaggio del presidente sul caos della precedente amministrazione e le minacce future alla democrazia che Trump comporta.
Per il candidato repubblicano, invece, il dibattito è stata un’opportunità per consolidare lo stretto legame con la sua base e per ricordare agli elettori indecisi le preoccupazioni per l’inflazione, la criminalità e il caos al confine con il Messico, ripetendo che sono “situazioni esplose sotto la presidenza di Biden”.
Il “piccolo escluso”, come con malizioso sarcasmo un commentatore politico ha definito Robert Kennedy Jr., se l’è presa con la stazione televisiva, ma anche con i repubblicani e i democratici. “Trump e Biden hanno preso miliardi di dollari dalle tasche dei lavoratori e gli elettori avrebbero dovuto ascoltare il candidato che li ritiene responsabili”, ha detto.
Tra i commenti del post dibattito nella sala dei democratici, la nipote dell’ex presidente, Mary Trump, ha detto di essare stata testimone “del narcisismo e della crudeltà di mio zio. Sono qui per ricordare a tutti chi è Donald come persona e come governerebbe come presidente, perché la posta in gioco è troppo alta per sbagliare: gli Stati Uniti non si possono permettere di rimandarlo nell’Ufficio Ovale”. Commenti fatti con accanto il governatore democratico della California Gavin Newsom, il senatore democratico della Georgia Raphael Warnock e Keisha Lance-Bottoms, ex sindaco di Atlanta.
Nella sala dei repubblicani, invece, i senatori J.D. Vance dell’Ohio e Marco Rubio della Florida, con accanto il governatore Doug Burgum del Nord Dakota, tutti e tre considerati potenziali vicepresidenti, affermavano che Biden aveva mostrato i suoi limiti e che era ora di voltare pagina. Grande assente Melania Trump.
Trump, il primo presidente condannato da un tribunale penale, è stato accolto ad Atlanta da enormi cartelloni pubblicitari in cui veniva dato il benvenuto a un “pregiudicato”. Sui cartelloni una gigantografia con la sua foto segnaletica scattata per la sua incriminazione per il tentativo di ribaltare il risultato elettorale nello Stato nel 2020.