Sarà uno show televisivo, in cui l’ex presidente Donald Trump è maestro dopo anni di esperienza con The Apprentice, o sarà un confronto in cui Biden sfrutterà la sua quarantennale dimestichezza politica? Una cosa è certa: questa sera la maggior parte degli adulti americani guarderà in tv il dibattito presidenziale. Lo sottolinea un sondaggio dell’Associated Press-NORC Center for Public Affairs Research.
L’indagine demoscopica non risparmia nessuno dei due candidati ed evidenzia come la maggioranza degli intervistati avrebbe preferito che entrambi gli schieramenti avessero presentato altre persone. Il sondaggio mette in risalto che 6 adulti su 10 sono “estremamente” o “molto” propensi a guardare il dibattito o a leggere o ascoltare commenti sulle prestazioni di Trump e Biden. Decine di milioni di americani vedono il confronto come una prova importante per scegliere per chi votare, ma anche come uno spettacolo da non perdere.
Michael Tyler, il direttore delle comunicazioni della campagna elettorale di Biden, ha provocatoriamente affermato che il presidente attaccherà Trump come “un pregiudicato con una campagna estremista che ha come obiettivo la riconquista della Casa Bianca per lanciare la sua vendetta”. Dichiarazioni infuocate, tanto per cercare di stuzzicare la reazione del candidato repubblicando sperando che perda le staffe e si lanci in uno dei suoi irrazionali sfoghi carichi di rabbia.
Questa strategia tracciata da Tyler è destinata ad accontentare chi, tra i vertici democratici, ritiene che Biden debba smettere di rivendicare i successi finora ottenuti – una linea che non ha successo, visti i cattivi risultati nei sondaggi – e passare all’attacco sottolineando le pendenze giudiziarie dell’ex presidente. “Gli elettori non eleggono un presidente per quello che ha fatto in passato – scrive il New York Times – vogliono sapere cosa farà per il futuro”. L’influente quotidiano invita Trump a smettere di raccontare che le elezioni sono state vinte con i brogli. “Deve parlare di cosa farà per il Paese, non delle sue recriminazioni sulla giustizia e delle sue ingiuste condanne”.
Il dibattito si terrà questa sera alle 21 (ora locale) trasmesso in diretta dalla CNN.

La campagna elettorale di Trump, e lo stesso ex presidente, da giorni fanno propaganda per cercare di screditarei due moderatori, Jake Tapper e Dana Bash, e il canale che ha organizzato il confronto. Una tattica che il candidato repubblicano ha utilizzato molte volte, con l’obiettivo di intimidire i giornalisti e di mettere in cattiva luce la CNN, facendola apparire come un canale di parte. Nell’affondo preventivo non si salva neanche Biden, accusato, senza nessuna prova, di ingurgitare pillole di Adderall, lo stimolante cognitivo, per rimanere concentrato in preparazione del dibattito. Illazioni che Trump già fece nel 2016, prima del dibattito con Hillary Clinton, quando sosteneva che la candidata democratica era “esaltata” in modo sospetto durante il loro confronto e chiedeva che venisse sottoposta a un test antidroga prima dell’incontro successivo.
Sabato, durante la sua manifestazione a Filadelfia, Trump ha attaccato Tapper, definendolo “Fake”, suscitando lo scherno del pubblico. Il team dell’ex presidente sta cercando di far sembrare Bash come una giornalista prevenuta nei suoi confronti diffondendo la notizia falsa che è ancora sposata con Jeremy Bash, un ex dirigente della CIA critico di Trump, quando in realtà i due sono divorziati da 18 anni. Leavitt, uno dei portavoci della campagna, ha affermato che stanno semplicemente esponendo i fatti e che i moderatori hanno “una lunga storia di dichiarazioni e pregiudizi contro il presidente”.

“Jake Tapper e Dana Bash sono giornalisti veterani molto rispettati che si sono occupati di politica per più di cinquant’anni nel complesso”, si legge in una nota della CNN. “Non esistono due persone più attrezzate per co-moderare una discussione sostanziale e basata sui fatti”.
Ma non è una novità: questa è la strategia usata da Trump nel tentativo di screditare chiunque gli imponga il rispetto delle regole, che sia la magistratura – come arma manovrata contro di lui -, gli inquirenti federali o i giornalisti. Per anni, a partire dalla campagna del 2016, l’ex presidente ha cercato di denigrare i media denunciando gli organi di stampa e giornalisti che contestavano le sue affermazioni, definendoli “nemici del popolo”.
Trump ha incitato Biden per mesi ad avere un dibattito, dicendo che lo avrebbe confrontato in qualsiasi momento e ovunque. Ora lo stesso team che ne ha accettato i termini – chi sarebbero stati i moderatori, che il microfono del candidato che non parlava sarebbe stato spento e che non ci sarebbe stato un pubblico negli studi televisivi – contesta queste regole e i giornalisti scelti. “Si chiama prebunking. Sta preparando il suo pubblico a ignorare l’intero evento”, ha affermato Joan Donovan, professoressa di studi sui media presso l’Università di Boston, che si occupa di fake news e campagne di disinformazione. “È una strategia per cercare di intimidire i suoi avversari e fa parte del suo manuale offensivo”
Sul dibattito, comunque, pende come una spada di Damocle sulla testa di Trump – la decisione della Corte Suprema sulla richiesta di immunità assoluta avanzata dall’ex presidente. Una decisione che avrà enormi conseguenze per la campagna 2024.