Il diritto alla maternità sta dominando la campagna elettorale delle presidenziali.
Dopo la decisione della Corte Suprema che nel giugno del 2022 ha annullato la storica sentenza “Roe v. Wade” del 1973 che garantiva l’accesso costituzionale all’interruzione volontaria di gravidanza in tutti i 50 Stati dell’Unione, i movimenti che si battono per la libera scelta per i diritti riproduttivi sono sul piede di guerra. Ed è un movimento trasversale capeggiato dalle donne. Un movimento in cui l’appartenenza politica passa in secondo piano rispetto alla libertà di una donna di decidere se e quando essere madre.
In seguito alla decisione della Corte Suprema i divieti sono entrati in vigore nella maggior parte degli stati controllati dai repubblicani, compresi 14 dove l’aborto è vietato in tutte le fasi della gravidanza, con varie limitate eccezioni. La maggior parte degli stati controllati dai democratici proteggono, invece, i diritti riproduttivi.
Questa del diritto delle donne sulla maternità è una decisione della magistratura che immediatamente si è trasformata in una decisione politica. Lo evidenzia in queste elezioni primarie del partito repubblicano, dove tutto è stato già deciso, come una larga percentuale di elettori abbia continuato a dare il voto a Nikki Haley anche dopo che l’ex governatrice ella South Carolina si era ritirata dalla competizione. Na “fronda” nel partito proprio per sottolineare la sua posizione più moderata sui diritti riproduttivi. Una emorragia di voti che potrebbe essere pericolosa per Trump alle elezioni di novembre. E così questa mattina l’ex presidente, che con la nomina di tre giudici conservatori alla Corte Suprema è direttamente all’origine della decisione dei magistrati che hanno annullato la sentenza Roe vs Wade, ha detto che secondo lui devono essere gli Stati a passare leggi per decidere se permettere o vietare l’aborto.
In un video di 4 minuti e mezzo Trump l’ex presidente combattuto se continuare con la sua politica di compiacimento per la sua base elettorale MAGA che è favorevole al veto totale, che però rischia di fargli perdere il voto dei repubblicani moderati, ha detto che “abbiamo l’aborto negli Stati che lo vogliono. E gli elettori determineranno con il voto nei loro Stati la legge che vorranno”. Una non risposta per evitare di prendere posizione sul divieto nazionale da lui promosso nei suoi comizi e promesso ai suoi più fedeli alleati. Un modo insomma per cercare di evitare di prendere posizione, perché questa della maternità si è già rivelata pericolosa a livello elettorale.
Il campanello d’allarme per i repubblicani è suonato alle passate elezioni di novembre quando gli elettori dell’Ohio, uno stato in cui tutta la struttura della pubblica amministrazione è saldamente in mano ai repubblicani, dopo che era stata approvata al parlamento statale una legge che vietava l’aborto dopo 6 settimane dal concepimento, con un referendum hanno annullato la legge e imposto il diritto all’interruzione della gravidanza nella Costituzione dello stato.
E la scorsa settimana la Corte Suprema della Florida ha bocciato alcune restrizioni sull’aborto stabilite dal governatore Ron DeSantis. Una decisione che è stata presa al volo dai democratici che hanno proposto di includere alle prossime elezioni una legge referendaria che stabilisca il diritto all’aborto prima della vitalità del feto (circa 24 settimane).
In un sondaggio condotto da NRP/PBS News Hour Marist viene evidenziato come la maggioranza degli americani, l’89%, rifiutino la criminalizzazione dell’aborto.
Dura la reazione di Biden alle dichiarazioni di Trump “Ha creato il caos – ha detto il presidente riferendosi alla scelta fatta dal suo predecessore per i magistrati conservatori nominati alla Corte Suprema – facendo di tutto per togliere un diritto fondamentale che non ha nulla a che vedere in quale Stato si vive proprio perchè è un diritto fondamentale e deve essere concesso ad ogni donna in qualsiasi parte egli Stati Uniti”.