Le premesse sono piuttosto negative. Il Paese è avvelenato. È diviso. Si profila una rivincita delle ultime elezioni presidenziali, la Corte Suprema deve decidere se un ex presidente debba essere escluso dalle elezioni perché è un insurrezionalista. E, inoltre, il rullo dei tamburi per l’avvicinarsi delle date dei processi che travagliano l’ex presidente fanno fiorire tante incertezze perché, anche se Trump dovesse riuscire a scappottare le accuse federali, deve sempre fare i conti con quelle statali in Georgia e quelle a New York.
Nei commenti di fine anno i parlamentari sono stati molto positivi sulle prossime battaglie politiche. Non si riesce a capire come questo ottimismo sia così condiviso quando tra poche settimane riprenderà la battaglia sul bilancio federale e i tagli che i repubblicani vogliono effettuare alla spesa pubblica. Il parlamentare repubblicano Mike Turner, che è contrario agli aiuti all’Ucraina, intervistato al programma This Week della ABC News accusava Biden di debolezza per non aver bombardato gli Houthi nello Yemen. E quando gli è stato fatto notare che il gruppo è strettamente legato all’Iran, ha rilanciato le accuse al presidente affermando cche il capo della Casa Bianca ha paura degli ayatollah.
Ma oltre alle battaglie prevedibili ci sono quelle, forse più insidiose, che si nascondono fino al giorno delle elezioni: l’aborto, i problemi legali di Trump e l’economia.
Molly Ball del Wall Street Journal, fa notare Politico, offre una lettura intelligente di come i sostenitori del diritto all’aborto hanno recentemente cambiato il linguaggio: non la definiscono più una scelta, ma una libertà delle donne. Un cambiamento che ha portato un enorme successo elettorale. E’ stato dimostrato in Ohio del 7 novembre scorso che, con la forza del voto, si è dovuto aggiungere il diritto all’aborto nella Costituzione dello Stato. Un voto passato con quasi 14 punti percentuali in più di quelli che erano contrari. E in questo Stato alle ultime presidenziali, Joe Biden aveva perso con 11 punti percentuali.
“Gli attivisti per il diritto all’aborto usano ormai raramente il termine “pro-choice”, preferendo parlare di “libertà di decidere” delle persone. A settembre, il gruppo per il diritto all’aborto Naral Pro-Choice America, fondato nel 1969, ha cambiato nome in Reproductive Freedom for All. E Freedom è la parola più invocata dagli stessi repubblicani per respingere le ingerenze politiche nella vita dei cittadini.

Ci sono poi i problemi legali di Donald Trump. “Le affermazioni di Trump di essere immune dai procedimenti penali per i suoi tentativi per ribaltare le elezioni presidenziali del 2020 minacciano la democrazia”, ha scritto sabato il consigliere speciale Jack Smith nella sua memoria con cui chiedeva un verdetto veloce alla Corte d’Appello federale per sapere se Trump fosse coperto dall’immunità presidenziale quando preparava il colpo di stato.
“Piuttosto che rivendicare il nostro quadro costituzionale, la richiesta di immunità dell’imputato minaccia di autorizzare i presidenti a commettere crimini pur di rimanere in carica”, hanno scritto Smith e il suo team nella memoria di 82 pagine. “I Padri Fondatori non intendevano e non avrebbero mai permesso un simile risultato”.
E’ vero che Trump ha scelto tre dei giudici conservatori della Corte Suprema federale, ma se la decisione dovesse essere emessa in favore dell’ex presidente sarà la fine dei 248 anni di democrazia negli Stati Uniti. Le ineccepibili domande di Jack Smith alla Corte Suprema Federale esulano dalla visione politica ed entrano in quelle della coscienza morale dei massimi togati del sistema giudiziario statunitense che, anche se sono in maggioranza conservatori, non potranno legalmente giustificare la grossolana trasgressione del potere presidenziale fatta da Trump.
E poi c’è l’economia. La disoccupazione è ai minimi degli ultimi 20 anni, il Prodotto Interno Lordo è del 5%, il massimo delle maggiori nazioni industrializzate, l’inflazione è sotto controllo al 3,1%.
Questi i dati di una economia fiorente dopo gli anni del Covid-19, delle aziende chiuse. Successi che Joe Biden non riesce a comunicare efficacemente agli americani. Il bombardamento in negativo dei media legati a Donald Trump che lo dipingono come un vecchio ottenebrato, si scontra con la realtà. Ma questo non basta. La battaglia di Biden per l’anno nuovo sarà proprio questa: far capire agli americani che, tutto sommato, il malato non è lui o le sue ricette per l’economia, ma il Paese che è stato avvelenato dalle pozioni demagogiche degli estremisti.