Il governo messicano ha annunciato una nuova strategia per contenere l’afflusso di migranti al confine con gli Stati Uniti e gli Stati Uniti hanno riaperto i valichi ferroviari alla frontiera.
Lo ha detto il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador. “L’accordo è stato raggiunto, i treni bloccati alla frontiera sono ripartiti, la situazione è stata normalizzata”, ha detto Lopez Obrador in una conferenza stampa mattutina, mentre gli agenti messicani a Matamoros, la città messicana di confine divisa da Brownsville, in Texas, dal Rio Grande, hanno ripulito con i bulldozer le tende abbandonate, o fatte abbandonare dagli agenti, da un campo di migranti che avevano allestito l’accampamento alla fine del 2022. Un tempo ospitava fino a 1.500 persone, ma molte tende erano state abbandonate negli ultimi mesi.
Due settimane fa gli Stati Uniti avevano temporaneamente chiuso diversi valichi, tra cui due importanti scali ferroviari. Una mossa dettata per fare pressioni sul Messico affinché implementasse i controlli per impedire ai migranti di salire sui vagoni merci, autobus e camion verso il confine.
Le chiusure al passaggio dei treni sono state viste come un modo per gli Stati Uniti di esercitare pressioni sul Messico affinché facesse di più per impedire ai migranti di saltare su vagoni merci verso il confine. Bloccando i treni si è interrotto l’interscambio commerciale tra i due paesi. Molte aziende messicane esportano merci negli Stati Uniti e molte aziende statunitensi, soprattutto quelle che producono i mangimi e foraggio per gli animali, esportano in Messico. Una mossa che ha portato il mondo economico a fare pressioni su quello politico per trovare una soluzione.
Oggi i funzionari messicani hanno presentato una nuova task force per affrontare la crisi migratoria assicurando che daranno un giro di vite ai trafficanti che fanno entrare illegalmente le persone negli Stati Uniti.

Secondo ABC News il segretario di Stato Antony Blinken, il segretario del Homeland Security Alejandro Mayorkas e Liz Sherwood-Randall, consigliere per la sicurezza nazionale, che ieri sono andati a Città del Messico per intavolare i colloqui con il presidente Andres Manuel Lopez Obrador, hanno spinto il Messico a intensificare l’applicazione delle richieste per quanti vogliono immigrare all’interno del loro paese e incoraggiare i migranti a rimanere in Messico. Richieste che sarebbero state accolte dal ministro degli Esteri messicano Alicia Barcena, la quale ha detto ai giornalisti dopo l’incontro che, come parte della nuova task force, il Messico incontrerà regolarmente i paesi dell’America centrale e latina. Il prossimo incontro sarà tra due settimane.
L’annuncio arriva mentre gli agenti di frontiera degli Stati Uniti si preparano ad affrontare un numero record di attraversamenti di migranti. Quest’anno più di mezzo milione di desperados hanno attraversato la pericolosa giungla del Darien Gap che collega la Colombia con l’America Centrale – il doppio del record dell’anno scorso – con molti in fuga da criminalità, povertà e conflitti per cercare migliori prospettive negli Stati Uniti.
Mercoledì scorso Lopez Obrador aveva esortato i legislatori statunitensi a investire di più per aiutare i poveri in America Latina e nei Caraibi “invece di innalzare barriere, recinzioni di filo spinato nei fiumi o pensare di costruire muri”. Il presidente messicano aveva proposto agli Stati Uniti di allentare l’embargo commerciale con Cuba e con il Venezuela e aprire scuole di formazione professionale in questi paesi per limitare la fuga dalla povertà.
Nelle conversazioni è stata affrontata anche la questione del fentanil, un oppioide potente e mortale, ma in modo marginale, ha aggiunto Lopez Obrador. Gli Stati Uniti stanno spingendo il Messico affinché faccia di più per combattere il traffico di fentanil, mentre il Messico chiede che gli Stati Uniti facciano controlli più forti per impedire che le armi provenienti dal suo territorio raggiungano i cartelli della droga.
A Washington la proposta bipartisan sulla protezione dei confini è bloccata dallo scorso anno alla Camera, che è l’unico organo politico che potrebbe cambiare le leggi sull’emigrazione. La riforma è molto complessa perché si scontra con uno dei principi fondamentali del Paese: l’accettazione di quanti richiedono asilo. Ed è proprio la quantità delle richieste che ha acuito il contrasto tra gli Stati del Sud e quelli del Nord. Il governatore repubblicano del Texas, Greg Abbott, sta facendo infuriare i sindaci democratici inviando migranti nelle loro città, tutto a spese dei contribuenti. Il sindaco di New York Eric Adams lo ha rimproverato dicendogli di “smettere di giocare” e sollecitando il governo federale a intervenire. “Stop ai giochi e all’uso dei migranti come pedine politiche”, ha detto il sindaco di New York. “Abbiamo bisogno dell’aiuto del governo statale e federale per reinsediare i 68.000 migranti ancora affidati alle nostre cure, così come quelli in viaggio e quelli che devono ancora arrivare”.
L’ex presidente Donald Trump, il principale candidato repubblicano alla successione di Biden nel 2024, ha promesso, se dovesse essere eletto, di reprimere l’immigrazione clandestina e di limitare l’immigrazione legale.