L’ex parlamentare repubblicana Liz Cheney, un tempo leader emergente del GOP, ha lanciato la sua crociata contro Donald Trump. “È diventata la coscienza sana del partito repubblicano”, afferma alla Cnn il commentatore politico conservatore Scott Jenkins.
In molti sostengono che potrebbe annunciare nelle prossime settimane di essere pronta a candidarsi alla presidenza alle elezioni che si terranno tra un anno.
“Spero certamente di svolgere un ruolo nel contribuire a garantire che il paese abbia… un nuovo partito conservatore”, ha detto a USA TODAY in un’intervista a proposito del suo nuovo libro, “Oath and Honor” in libreria oggi.
“Penso che la situazione in cui ci troviamo ora sia molto grave – ha detto l’ex parlamentare – e la politica in questo momento richiede che gli indipendenti, i repubblicani e i democratici si uniscano in un modo che si possa formare una nuova coalizione”.
Non ha escluso che potrebbe aderire a un ticket bipartisan per le elezioni del prossimo anno, come quello proposto dai “No Labels”, il movimento che intende portare alle elezioni sia un repubblicano che un democratico lontani dai giochi del potere. Aggiungendo però se dovesse capire che la sua candidatura avvantaggerà Trump la ritirerà immediatamente “perché la sconfitta di Trump è cruciale per salvare la democrazia e proteggere la Costituzione qui negli Stati Uniti” ha detto Liz Cheney aggiungendo che “l’ex presidente che ignora le sentenze dei tribunali, è disposto a ignorare la nostra democrazia ed è una minaccia per il nostro paese”.
Paradossalmente si trova nella strana posizione di esortare gli elettori repubblicani ad eleggere parlamentari democratici alla Camera e al Senato, avvertendo che non ci si può fidare dello speaker Mike Johnson perché “è strettamente legato a Trump e sarà lui a certificare i prossimi risultati elettorali. Ma la mia è una presa di coscienza che ho soppesato per molto tempo”, ha detto.
Cresciuta in una famiglia che ha contribuito a definire il partito repubblicano conservatore, figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney, un falco del partito, e della scrittrice Lynne Cheney. Eletta per la prima volta alla Camera nella stessa campagna del 2016 che portò Trump alla Casa Bianca, per le sue vedute conservatrici è stata nominata alla leadership del partito Repubblicano e per molti era una valida candidata per essere la prima donna repubblicana a conquistare la carica di speaker, una versione conservatrice di Nancy Pelosi. Era anche considerata una potenziale candidata al Senato.
La sua ascesa politica si è drammaticamente interrotta quando ha votato per mettere sotto accusa Trump per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, e poi ha accettato di co-presiedere la Commissione d’Inchiesta della Camera che ha indagato sull’insurrezione. Una decisione che ha mandato su tutte le furie Donald Trump che l’ha fatta estromettere da McCarthy e da Scalise dal suo incarico nella leadership del partito, nominando Elise Stefanik, e poi ha bloccato la sua rielezione alla Camera sostenendo una candidata rivale nel suo seggio in Wyoming che ha ottenuto la nomina del partito.
“Il mio unico rammarico – afferma in una lunga intervista con Anderson Cooper – è stato quello di aver sostenuto in passato Donald Trump. Il mio non è un discorso personale. E’ evidente che Trump non ha le qualità necessarie per essere il leader del nostro Paese, e non parlo delle sue pendenze giudiziarie, ma della sua visione di leader che per lui è solo un ruolo da usare per il suo utile non rispettando regole democratiche alla base del nostro sistema, diffondendo falsità sulle elezioni, corrodendo la democrazia nel nostro Paese”.
Il suo obiettivo ora è quello di mettere alla gogna i suoi ex colleghi repubblicani che lei chiama “facilitatori” e “collaboratori” di Trump, non disposti a esprimere in pubblico le critiche che in privato le hanno rivelato. Cita il deputato del Tennessee Mark Green, dopo che Kevin McCarthy su ordine di Trump li aveva esortati a sottoscrivere obiezioni infondate per il conteggio dei voti elettorali nel 2021, che le sussurrò in un orecchio: “Le cose che facciamo per l’Orange Jesus”.
Nel suo libro è brutale nei confronti dell’allora speaker della Camera Kevin McCarthy. Lo descrive come un opportunista senza spina dorsale, incapace di analizzare coerentemente le questioni politiche. “Due giorni dopo le elezioni – rivela Liz Cheney – mi confidò che Trump gli aveva detto che sapeva di aver perso. E poche ore dopo era a Fox News sostenendo le bugie di Trump sulle elezioni rubate”. Tre settimane dopo l’insurrezione del 6 gennaio, quando rimproverò McCarthy per aver fatto visita a Trump a Mar-a-Lago, lui si difese dicendo che lo staff di Trump era preoccupato perché era “veramente depresso” e “non mangiava”.
Un fatto questo negato da Trump che con un suo messaggio su Truth Social ha negato che McCarthy fosse preoccupato “perché non mangiava”. E poi, come suo solito l’ha ricoperta di insulti.