“Mio padre è un artista del settore immobiliare” ha detto Donald Trump Jr., il figlio dell’ex presidente, primo testimone della difesa della Trump Organization nel caso in cui è già stato riconosciuto colpevole insieme al padre e al fratello Eric di frode finanziaria per i falsi bilanci per aver gonfiato la sua ricchezza di miliardi di dollari in modo da ottenere condizioni finanziarie favorevoli sia dalle banche che dalle società di assicurazione. Ora il giudizio davanti al magistrato è per decidere sulla multa da 250 milioni di dollari richiesta dall’Attorney General di New York Letitia James. La Trump Organization inoltre rischia la soppressione delle licenze statali per operare nello stato di New York. In pratica una “condanna a morte” per le attività commerciali dell’ex presidente.
Il figlio di Trump era comparso la settimana scorsa sul banco dei testimoni quando era stato chiamato a deporre dall’accusa. Nella sua testimonianza aveva sostenuto di non essere stato coinvolto nella preparazione dei documenti finanziari, affermando che questo era il lavoro che spettava ai contabili della società. E anche oggi ha preso le distanze dai rendiconti finanziari, dicendo che erano il lavoro dei contabili dell’azienda. Allo stesso modo suo fratello Eric Trump che aveva negato anche lui qualsiasi coinvolgimento nelle dichiarazioni.
Con esuberanza il figlio maggiore di Donald Trump ha parlato dell’“incredibile visione” del padre come costruttore e dei numerosi “grandi progetti iconici” della sua azienda.
Interrogato da Clifford Robert, Don Junior ha trascorso più di un’ora raccontando “The Trump Story”, una completa cronologia dell’evoluzione dell’azienda con fotografie dei campi da golf, degli hotel e dei palazzi di New York, Chicago, Miami. Ha parlato in modo entusiasta dei primi anni di suo padre come costruttore di Manhattan, del suo lavoro nel trasformare “palazzi orribili” in fiorenti grattacieli e della “visione che aveva di fare le cose in modo diverso. È un artista con il settore immobiliare. Vede cose che gli altri non vedono”, ha detto Donald Junior mettendo in risalto i successi immobiliari, ben guardandosi dal raccontare delle sei dichiarazioni di fallimento dell’azienda, alla quale, proprio per questo motivo, le banche non prestavano soldi. O della truffa della Trump University per la quale ha patteggiato un verdetto di colpevolezza e restituito 18 milioni di dollari agli studenti. “Un patteggiamento – scrisse su Twitter dopo le elezioni del 2016 – perché ora mi devo dedicare al Paese”.
Una testimonianza bizzarra perché il figlio dell’ex presidente ha lungamente raccontato dei “mirabolanti successi dell’azienda” che con l’udienza sulla quantificazione delle multe che la Trump Organization dovrà pagare non c’entrano per nulla, ma il magistrato Arthur Engoron lo ha lasciato parlare, anzi, ha respinto le obiezioni della pubblica accusa, che più volte ha fatto presente che il racconto di Donald Trump Jr “non aveva nulla a che vedere con i bilanci falsi, “sciorinati rapidamente con una verbosità irrefrenabile per cose già decise dalla corte”. Per tutta risposta il giudice ha deciso che il suo racconto era interessante e lo ha lasciato parlare, chiedendogli anzi di non parlare in modo molto rapido. Una “Trump Story” che non è piaciuta all’Attorney General Letitia James che ha lasciato l’aula mentre Don Junior testimoniava.

Alina Habba, l’avvocato di Donald Trump, intervistata in un programma politico mandato in onda domenica da Fox News ha detto che chiederà l’annullamento del processo “molto presto”.
Trump e i suoi avvocati hanno ripetutamente affermato che questo caso di frode è motivato politicamente e che le persone coinvolte sono di parte.
“Posso dirvi che presenteremo documenti per affrontare tutte queste questioni”, ha detto Alina Habba affermando che anche lei ha ricevuto una ordinanza da parte del magistrato di non parlare pubblicamente del caso. Alla domanda se avrebbe chiesto l’annullamento del giudizio, ha risposto: “è molto presto per dirlo” ribadendo che il problema principale del caso è che c’è un solo giudice che decide e non la giuria popolare.
“Il problema è che è impossibile presentare una mozione di ricusazione, cosa che abbiamo fatto già due volte, è che il giudice che deve decidere è lo stesso che viene contestato. Che fa? si ricusa da solo? Ha detto l’avvocato.
Ma il processo, proprio perché è di rito civile, è stato presentato dall’Attorney General come un caso sulla protezione dei consumatori che non concede il diritto a una giuria, ma delega il magistrato ad emettere il verdetto.
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