I trumpiani gongolano per l’elezione di Mike Johnson come speaker della Camera. “Questa lunga crisi da me avviata – ha orgogliosamente detto ieri sera il parlamentare repubblicano Matt Gaez al microfono di Steve Bannon nel programma War Room – ha prodotto il risultato che volevo”.
Il parlamentare della Florida, legatissimo all’ex presidente Donald Trump, ha suggerito che questo lungo braccio di ferro all’interno del partito è stato costruttivo ora che Johnson è stato eletto, e la storia ricorderà il periodo “come le settimane più produttive” del 118esimo Congresso. Aggiungendo che la sostituzione di McCarthy con Johnson, eletto all’unanimità, dimostra che il movimento MAGA ha o il sopravvento nel partito.
Confrontato da questa nuova realtà politica il presidente Joe Biden ha fatto una prima apertura al neoeletto speaker indicando che è disposto a guardare oltre il suo negazionismo elettorale per mantenere il governo aperto e fornire finanziamenti a Ucraina e Israele.
Con l’elezione di Mike Johnson si è creata una situazione paradossale se si pensa che il destino dell’immediata agenda interna ed estera di Biden è nelle mani di un parlamentare che si è attivamente opposto alla certificazione della sua elezione. Una realtà che costringerà Biden a prendere una decisione difficile e delicata su come relazionarsi con il nuovo speaker della Camera dopo che McCarthy, proprio per essersi accordato con i democratici per ottenere l’approvazione di un disegno di legge di finanziamento temporaneo per prevenire la chiusura del governo, è stato rimosso dal suo incarico.
Una sfida complicata, questa del presidente, intralciata dalle correnti contrastanti nel partito repubblicano. Molti colleghi di Mike Johnson sono contrari al compromesso con il presidente sulla spesa pubblica complessiva e sui finanziamenti all’Ucraina.
Subito dopo l’elezione del nuovo speaker la Casa Bianca si è affrettata a segnalare la volontà di lavorare insieme. “Dovrebbe esserci uno sforzo reciproco per trovare un terreno comune ovunque possibile”, ha detto Biden.
La Casa Bianca chiede al Congresso 50 miliardi di dollari di spesa interna, oltre alla richiesta di 106 miliardi di dollari da destinare per la sicurezza del confine e i finanziamenti all’Ucraina e ad Israele.
Il governo federale non avrà più soldi a metà novembre a meno che il Congresso e il presidente non raggiungano un accordo.
Un impegno sollecitato anche dal leader della minoranza al Senato Mitch McConnell, che sostiene i finanziamenti all’Ucraina, il quale ha contattato Johnson “per discutere la crescente lista di questioni importanti che il Congresso deve affrontare”.
Alla Camera i repubblicani ancora euforici per aver conquistato la carica di speaker sottovalutano il vecchio problema: il loro partito non controlla il Senato o la Casa Bianca. E per questo una minoranza del partito non sembra disposta ad accettare questa realtà politica ed è contraria a scendere a compromessi sia con il Senato che con la Casa Bianca.
Ciò costringerà Johnson a prendere una decisione simile a quella che è stata la causa per la storica estromissione di Kevin McCarthy, quando l’ex speaker ha utilizzato i voti democratici per approvare una legislazione contestata dalla destra del suo partito. Una minoranza intransigente, in gran parte formata da parlamentari della “Bible Belt”, che non vogliono tener conto che molti dei loro stessi colleghi candidati alle elezioni del prossimo anno si presentano in distretti elettorali “incerti” nei quali per la loro componente eterogenea dell’elettorato non sono sicuri di poter essere confermati e che prendendo posizioni rigide, rifiutando il compromesso con i democratici, rischiano di essere bocciati.
E le elezioni del 2024 saranno anche un referendum sui problemi sociali del Paese: dalle restrizioni sull’aborto, ai matrimoni gay, alle discriminazioni di genere, alle leggi sulle armi. McCarthy la scorsa primavera aveva costretto Biden a trattare per trovare l’accordo sul default del debito stabilendo con il presidente colloqui diretti. Un dialogo che ha fatto infuriare gli intransigenti e che ha acceso la miccia per il suo siluramento. E ora molti repubblicani vedono similarità con la situazione attuale.
Biden sta chiedendo al Congresso il finanziamento per l’Ucraina, una cosa che la destra del partito repubblicano, aizzata da Donald Trump, non condivide e che complica il dialogo. E da qui c’è stato lo sdoppiamento di Biden che da presidente tende la mano al nuovo speaker, ma da candidato del partito democratico nasconde il bastone. “Ora, Donald Trump ha il suo fedele soldatino per vietare l’aborto a livello nazionale, guidare gli sforzi per negare risultati elettorali, sventrare la previdenza sociale e l’assistenza sanitaria statale”, affermano gli slogan elettorali della campagna Biden-Harris 2024.
Da dire anche che Biden, che è un consumato politico che è stato al Senato quasi trenta anni e poi alla Casa Bianca come vicepresidente per altri 8 anni, non ha mai avuto nessun rapporto con Johnson. La loro unica interazione è avvenuta quando Biden un anno fa ha tenuto alla Casa Bianca una cerimonia in cui erano stati invitati tutti i parlamentari della Louisiana per la vittoria del campionato di basket femminile universitario, NCAA, della Louisiana State University.