I repubblicani alla Camera dei Rappresentanti si incontrano questa sera per discutere la strategia per cercare di eleggere lo speaker dopo una serie di votazioni in cui sono stati bocciati sia il capo della maggioranza repubblicana alla Camera, Steve Scalise, che il presidente della Commissione Giustizia, Jim Jordan. Durante il fine settimana nove parlamentari hanno presentato la loro candidatura e questa sera dibatteranno le loro posizioni davanti ai loro colleghi. Domani ci sarà la votazione interna per la nomina del candidato del partito per la carica di speaker e mercoledì ci dovrebbe essere il voto alla Camera.
Oggi i lavori sono stati dietro le quinte per cercare di trovare quel candidato che possa ottenere il voto di tutti i suoi colleghi. Per essere eletto speaker della Camera bisogna ottenere 217 voti. Un caos dopo che due settimane fa, in una lotta orchestrata dalla frangia più estremista legata all’ex presidente Donald Trump, ha sfiduciato Kevin McCarthy accusandolo di avere negoziato con i democratici un accordo sul bilancio per evitare lo shutdown federale.
Una farsa politica surreale che il partito di maggioranza si è autoinflitto che paralizza i lavori al Congresso e per la quale non si vede, per ora, una via di uscita. Kevin McCarthy a gennaio per essere eletto speaker ha ceduto alle richieste della minoranza agguerrita del suo partito e ha cambiato le regole della Camera cedendo alle loro richieste che permettono anche ad un solo parlamentare di chiedere la sfiducia dello speaker. La regola è stata votata e accettata e ha dimostrato che alla fine la maggioranza è fittizia, prigioniera della minoranza. Un gioco di potere possibile per la striminzita maggioranza dei repubblicani alla Camera. Ora per abrogare la regola cambiata da McCarthy i repubblicani non hanno più i numeri per poterlo fare perchè la frangia estremista del partito non intende rinegoziare l’enorme potere che è riuscito a conquistare. E da qui il caos dal quale il partito non sa come districarsi.
La Camera che negli ultimi anni è stata teatro di epiche battaglie per gli impeachment a Donald Trump ed è stata persino presa d’assalto in una insurrezione scatenata per mantenere l’ex presidente al potere nonostante avesse perso le elezioni, sta ora mettendo in imbarazzo tutto partito repubblicano e sta gravemente compromettendo la possibilità di mantenere la maggioranza alle prossime elezioni del 2024.
Per ora non c’è nessuno segno che uno tra i nove candidati possa ottenere i 217 voti necessari conquistare la nomina di speaker. E, cosa ancora più importante per chiunque alla fine vincerà l’incarico, il compito di rendere la Camera un organo legislativo funzionale.
Il caos della maggioranza non solo sta mettendo a rischio gli aiuti a Israele e all’Ucraina. Il 17 di novembre scade il termine della legge ponte varata in extremis per evitare la chiusura delle attività governative. Ma i membri dell’House Freedom Caucus, l’ala più estrema del partito, ha già detto che non accetteranno compromessi e che cambiare le regole per sfiduciare lo speaker serve solo “ai lobbisti della palude e ai difensori dello status quo” per continuare a dettare legge alla Camera. E quindi, a meno di un ripensamento, con i 212 democratici che continueranno a votare in blocco per il leader della minoranza Hakeem Jeffries, non ci sarà una via d’uscita.
Jeffries da parte sua ha lanciato l’idea di formare un governo di coalizione, da lui definito un “accordo illuminato” affermando che i democratici si unirebbero ai repubblicani per eleggere lo speaker solo se i repubblicani accetteranno di modificare le regole della Camera per consentire la “governance by consensus” – in altre parole, consentendo l’approvazione di progetti di legge che hanno il sostegno bipartisan.

Attualmente il Comitato per le Regole, che determina quale proposta di legge deve andare al voto, è strutturato in modo che i repubblicani hanno il controllo completo delle proposte da presentare. E questo significa che le proposte dei democratici sono sempre bloccate.
Nessuna donna tra i nove repubblicani che sono candidati per la carica di speaker. I parlamentari più noti sono Tom Emmer, 62enne congressman del Minnesota, la “frusta” del partito, che durante i programmi domenicali di approfondimento politico ha ottenuto l’appoggio dell’ex speaker Kvin McCarthy il quale ha detto che per lui Emmer “è una spanna sopra tutti gli altri. Dobbiamo eleggerlo questa settimana e andare avanti”, ha detto McCarthy. Ma il problema di Emmer è che Donald Trump sta esortando i suoi a non nominarlo perchè ha votato per certificare i risultati delle elezioni del 2020 vinte da Biden. Durante il weekend Emmer e Trump hanno parlato al telefono. Non si sa il contenuto della telefonata, ma secondo una voce non controllata l’ex presidente lo avrebbe bocciato.
Un altro candidato è Kevin Hern, 61 enne parlamentare dell’Oklahoma. Poi il 68enne texano Pete Sessions, il 53enne Austin Scott, il 44enne afroamericano Byron Donalds, l’ex generale in pensione Jack Bergman, l’avvocato Mike Johnson il parlamentare che ha difeso Donald Trump nei due impeachment. E ci sono anche Dan Meuser e Gary Palmer.