Caos nella maggioranza repubblicana alla Camera. La legge di finanziamento per le spese di governo scadrà il 30 settembre e non c’è accordo né per trovare una intesa duratura né, tantomeno, per passare una legge tampone, che proroghi la scadenza per almeno un mese. Non c’è accordo, ma soprattutto l’ala più a destra del partito vuole umiliare lo speaker Kevin McCarthy, tanto per fargli capire che sono loro che comandano, non vuole trovare l’accordo. E cinque repubblicani hanno votato con i democratici facendo fallire la proposta di McCarthy che chiedeva almeno di finanziare il Pentagono.
Il tempo stringe e con meno di due settimane a disposizione per finanziare il governo, trovare un percorso ragionevole da seguire sarà molto difficile.
Durante il fine settimana i repubblicani avevano raggiunto un’intesa provvisoria su una misura tampone – nota come risoluzione continua – per mantenere il governo finanziato per un altro mese, guadagnando tempo per raggiungere un accordo più ampio sugli stanziamenti. Ma come la misura è stata annunciata gli “irriducibili” l’hanno respinta. L’accordo era stato mediato da House Freedom Caucus e Main Street Caucus Republicans, e proponeva tagli alla spesa per le agenzie nazionali di circa l’8%, risparmiando i dipartimenti della Difesa e degli Ufficio dei Veterani e implementando le politiche di confine e immigratorie sostenute dai repubblicani. Subito dopo l’annuncio dell’accordo, un certo numero di conservatori della Camera si sono dichiarati contrari alla legislazione e hanno ribadito la loro obiezione a qualsiasi misura tampone. Il deputato Matt Rosendale, repubblicano del Montana e membro del Freedom Caucus, ha definito il finanziamento tampone “una continuazione del bilancio di Nancy Pelosi e delle politiche di Joe Biden”.

Una misura tampone fallirebbe anche al Senato controllato dai democratici, per via dei tagli alla spesa e le politiche sui confini e sull’immigrazione. Ma proprio come è stato nella battaglia sul tetto del debito, la mediazione è il modo per far passare una legislazione bipartisan per ridurre le spese forzando i parlamentari ad una trattativa e dando loro la possibilità di cercare di ottenere concessioni dai democratici. Ma i conservatori, scottati dall’accordo sul tetto del debito concluso dallo speaker della Camera Kevin McCarthy e dalla Casa Bianca, non vogliono più usare questa strategia. E secondo molti parlamentari che provengono da distretti elettorali più sicuri, chiudere le attività di governo non sarebbe poi così male. In un’intervista andata in onda durante il fine settimana, l’ex presidente Donald Trump ha anche espresso il suo sostegno alla chiusura del governo “se non riescono a raggiungere un accordo adeguato”.
A far salire la tensione anche la visita del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy alla Casa Bianca e al Campidoglio, che coincidono con la disputa sull’opportunità di approvare ulteriori finanziamenti per sostenere l’Ucraina nella sua difesa contro la Russia. La Casa Bianca ha chiesto al Congresso circa 40 miliardi di dollari in finanziamenti per l’Ucraina e per i soccorsi in caso di calamità interne e per la sicurezza delle frontiere. Ed ora tutto è in forse.
Che McCarthy fosse un leader non gradito alla destra del partito lo si era capito dopo che c’erano volute 15 votazioni per la sua nomina. Ora i falchi lo vogliono sfiduciare nonostante la sua decisione di avviare unilateralmente un’indagine di impeachment contro il presidente Joe Biden, che i conservatori chiedevano a gran voce da mesi.
A questo proposito i repubblicani della Camera terranno la prima udienza sull’impeachment contro Joe Biden il 28 settembre. Il presidente della commissione Oversight Committee, James Comer, ha detto che vuole ottenere i conti bancari personali di Hunter Biden, figlio del presidente Biden e James Biden, fratello del presidente prima di avviare le udienze.