Il giorno dopo che lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, ha ufficialmente aperto l’inchiesta per l’impeachment di Joe Biden, molti commentatori politici democratici sono convinti che il partito di Donald Trump abbia fatto un “autogol”. “Non ci crede nessuno – afferma lo stratega politico democratico James Carville ai microfoni di Cnn – una decisione che si ritorcerà contro i repubblicani alle elezioni presidenziali del prossimo anno”.
“L’inchiesta illegittima sull’impeachment lanciata dai repubblicani Extreme MAGA è deplorevole, sconsiderata e riprovevole”, ha twittato il rappresentante Hakeem Jeffries, leader della minoranza democratica alla Camera. “È una ritorsione politica priva di qualsiasi base fattuale o costituzionale. I democratici difenderanno la verità e combatteranno gli estremisti di destra in ogni momento”.
“L’impeachment non dovrebbe essere utilizzato per promuovere agende politiche personali. È un processo costituzionale e non dovrebbe essere preso alla leggera o stupidamente”, ha detto la deputata democratica Sheila Jackson Lee, membro della commissione Giustizia della Camera.
“Quello che ha fatto lo speaker McCarthy è molto inquietante per le persone che studiano gli impeachment passati, perché l’impeachment è davvero una misura estrema”, afferma lo studioso costituzionale Philip Bobbitt, professore alla Columbia Law School ed esperto di storia dell’impeachment. “Accuse mosse senza prove, per aprire un’indagine con la speranza di poterle eventualmente trovare”.
A lui si associa Frank Bowman, professore emerito presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università del Missouri e autore del libro” High Crimes and Misdemeanors: A History of Impeachment for the Age of Trump”, che ha affermato che la decisione di McCarthy non è basata sulle prove che i repubblicani della Camera hanno raccolto finora.
“L’apertura dell’inchiesta per impeachment – scrive il New York Times – non avrà probabilmente successo, ma riflette il pressing dei repubblicani contro l’attuale capo della Casa Bianca orchestrata dall’ex presidente Donald Trump che da Mar A Lago continua a tirate i fili delle sue marionette al Congresso. Un’inchiesta avviata senza nessuna prova: finora le commissioni Giustizia, House Oversight and Accountability Committee, House Judiciary Committee e House Ways and Means Committee, presiedute dai repubblicani non hanno scoperto illegalità a sostegno delle loro accuse. Nonostante l’esame di migliaia di documenti bancari, non è stato dimostrato alcun collegamento tra Biden e gli affari della sua famiglia. E non ci sono prove che abbia beneficiato personalmente finanziariamente. Inoltre, non ci sono prove che gli accordi commerciali di Hunter Biden con società straniere fossero illegali, anche se ciò che è pubblicamente noto su Hunter Biden suggerisce che stesse usando volontariamente il suo famoso nome per avere entrature e contatti che altrimenti non avrebbe potuto avere”.

Accuse, sospetti, congetture peraltro ancora non provate nonostante tre commissioni della Camera, la magistratura federale, l’Fbi e l’Ufficio delle Tasse (IRS) abbiano scavato negli affari di Hunter Biden. E non trovando nulla di illecito è scattata l’accusa agli inquirenti di coprire la verità.
L’inizio di questa inchiesta apre la strada a udienze infuocate poco prima delle elezioni, ma anche alla richiesta di estratti conto bancari e altri documenti nel tentativo di trovare prove di corruzione o irregolarità finanziarie.
McCarthy ha incaricato dell’inchiesta il presidente della House Oversight Committee, James Comer, in coordinamento con i presidenti della commissione giustizia, Jim Jordan, e del Ways and Means Committee, Jason Smith, tutti repubblicani. In un primo momento, McCarthy aveva assicurato che avrebbe sottoposto l’apertura dell’inchiesta al voto della sessione plenaria, ma la riluttanza di molti repubblicani moderati lo ha indotto a prendere la decisione in modo unilaterale, sotto la pressione dell’ala più dura del suo partito.
Inoltre le accuse dello Speaker sollevano anche la questione del perché i repubblicani non indagano la famiglia di Trump. A differenza di Hunter Biden, il genero di Trump, Jared Kushner, e la figlia Ivanka Trump hanno ricoperto incarichi ufficiali alla Casa Bianca. Kushner ha supervisionato la diplomazia statunitense in Medio Oriente mentre dirigeva una società che ha ricevuto miliardi di dollari dai paesi arabi dopo aver lasciato l’incarico.
A luglio, McCarthy ha ammesso che le indagini della Camera non avevano evidenziato alcun illecito, ma ha affermato che un’indagine formale di impeachment avrebbe consentito “al Congresso di ottenere le informazioni per poter conoscere la verità”, ha detto quasi giustificandosi all’Associated Press.
Gli irriducibili del suo stesso partito hanno detto questa mattina a McCarthy che non allenteranno neanche un po’ le loro richieste di tagli alla spesa nella legislazione sui finanziamenti governativi nonostante l’apertura dell’inchiesta per l’impeachment nei confronti del presidente Joe Biden. “Le due cose non sono assolutamente correlate”, ha detto il deputato Bob Good. “L’inchiesta sull’impeachment è giusta”, ha detto. “Ma questo non ha assolutamente nulla a che fare con la battaglia sulla spesa. Possiamo fare entrambe le cose allo stesso tempo, quindi assolutamente non collegati in alcun modo. L’irrigidimento dell’ala estremista del suo partito lascia McCarthy in difficoltà. Il tempo che stringe e non c’è nessuna possibilità reale di concludere un accordo di finanziamento governativo per l’intero anno entro la scadenza del 30 settembre per evitare una chiusura degli uffici federali.

Nonostante l’accordo raggiunto a giugno da McCarty con il leader della minoranza al Senato Mitch McConnell e con il presidente Joe Biden quando fu deciso di alzare il tetto della spesa pubblica, ora l’ala estremista repubblicana ha imposto tagli alla spesa superiori ai livelli concordati, che non hanno alcuna possibilità di essere approvati al Senato. E affermano che non voteranno per una legge tampone, per evitare temporaneamente una chiusura. Inoltre insistono che McCarthy non debba un provvedimento legislativo con i voti dei democratici, altrimenti lo sfiduceranno nella sua posizione di speaker.
Per tutta risposta ieri sera il Senato ha passato con un voto bipartisan, con 85 voti favorevoli e 12 contrari (tutti dei senatori pro Trump) il disegno di legge di finanziamento che era stato concordato a giugno.