Sempre più confusa la vicenda giudiziaria di Hunter Biden, il figlio del presidente, secondo cui i pubblici ministeri federali non hanno voluto rispettare l’accordo raggiunto tra i suoi avvocati e gli inquirenti in cui era disposto a patteggiare un verdetto di colpevolezza su una vicenda di tasse e sull’acquisto illegale di una pistola.
L’accordo prevedeva che il figlio del presidente saldasse le pendenze fiscali con tutte le penali, e consegnasse la pistola che aveva comprato non rivelando sul modulo d’acquisto la sua dipendenza dalle droghe. In cambio le indagini degli inquirenti sarebbero terminate e lui non sarebbe finito in carcere.
Il 26 luglio scorso, la mattina della formalizzazione dell’accordo, in una drammatica udienza nel tribunale federale di Wilmington, in Delaware il patteggiamento è stato messo in discussione dal giudice Maryellen Noreika, la quale ha espresso serie riserve sul patto che “con estrema disinvoltura – ha affermato il giudice – copriva e accomunava reati finanziari e penali concedendo l’immunità perpetua ad Hunter Biden su una serie di indagini avviate in cinque anni”. E questa storia dell’immunità perpetua è stata mal digerita dal giudice Noreika, soprattutto dopo che il procuratore federale David Weiss le ha detto che erano in corso altre indagini federali su Hunter Biden, ma in altre circoscrizioni federali.
Il patteggiamento peraltro era stato approvato dallo stesso procuratore Weiss, che la scorsa settimana è stato elevato a Special Counselor, un inquirente speciale, dal ministro della Giustizia Merrick Garland. Ora che Weiss è anche Special Counselor può perseguire le indagini in qualsiasi giurisdizione degli Stati Uniti senza richiedere la collaborazione dei procuratori federali locali. Subito dopo la nomina a Special Counselor i pubblici ministeri hanno affermato di ritenere che il caso contro Hunter Biden possa essere risolto solo con un processo e che probabilmente presenteranno le stesse accuse in California o Washington.
In risposta il team legale di Hunter Biden ha affermato in un atto depositato domenica sera, che i pubblici ministeri – non la difesa – “hanno proposto e in gran parte dettato la forma e il contenuto” sia del patteggiamento che di un accordo separato che la difesa ha interpretato come la concessione dell’immunità al loro cliente.
“L’imputato, tramite l’avvocato, ha accettato l’invito dei pubblici ministeri a impegnarsi in discussioni per un patteggiamento che l’imputato e l’avvocato avevano interpretato come risolutorio per la tentacolare indagine quinquennale del governo”, hanno affermato gli avvocati di Hunter Biden nella memoria presentata.
Domenica, in un programma televisivo di approfondimento politico Face the Nation su CBS News, l’avvocato Abbe Lowell, che rappresenta Hunter Biden, ha incolpato gli inquirenti federali per il mancato patteggiamento.
“Gli inquirenti federali hanno scritto una cosa che era chiaro che non avevano capito, o sapevano cosa intendevano e l’hanno dichiarato male all’avvocato, hanno cambiato idea mentre erano in tribunale nel Delaware”, ha detto Lowell, facendo capire che le forti pressioni delle commissioni della Camera capeggiate dai repubblicani avevano influito sia sulla decisione del magistrato che su quella del procuratore federale del Delaware.
Lowell ha affermato di essere fiducioso che “nessuna nuova prova” si presenterà contro il suo cliente, sostenendo che l’elevazione di Weiss a consigliere speciale non cambia assolutamente nulla. “Sono fiducioso che se questo pubblico ministero fa ciò che è stato fatto negli ultimi cinque anni, esamina i fatti, le prove e la legge, allora l’unica conclusione può essere quella del 26 luglio”, ha detto Lowell. “Non ci sono nuove prove da trovare”.
La tossicodipendenza di Hunter Biden e i suoi poco cristallini affari hanno minato la carriera politica di suo padre. L’addetta stampa della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha dichiarato nel pomeriggio: “Il presidente ama suo figlio ed è orgoglioso che è riuscito a superare la sua dipendenza e del modo in cui sta continuando a costruire la sua vita”.
I repubblicani alla Camera stanno portando avanti le proprie indagini congressuali su quasi ogni aspetto dei rapporti d’affari di Hunter Biden e sulla gestione del caso da parte del Dipartimento di Giustizia. Hanno rilasciato una trascrizione di un’intervista con un ex agente dell’FBI che ha svolto le indagini il quale ha affermato di non essere stato in grado di intervistare Hunter Biden dopo che i suoi superiori hanno informato i servizi segreti della sua visita. Così come affermato in una testimonianza dagli agenti dell’IRS, l’ufficio delle Entrate, che hanno raccontato in commissione gli ostacoli che gli inquirenti sollevavano sulla loro inchiesta.
Ma su tutto ci sono i tentativi di strumentalizzazione politica della vicenda che offuscano ulteriormente una storia già di per sé non molto chiara. Finora, comunque, i figli dei presidenti erano stati immuni dalle inchieste parlamentari avviate nel tentativo di screditare i padri. Un altro segnale della polarizzazione della politica americana.