Scherza con il fuoco l’ex presidente Donald Trump mentre le indagini sul suo tentativo di ribaltare la sua sconfitta elettorale mettono in luce il complotto preparato a tavolino insieme ai suoi consiglieri. Un piano definito “cruciale” dal New York Times che rafforza l’accusa di associazione a delinquere per sovvertire il risultato delle elezioni.
L’ex presidente accusa, lancia anatemi e imprecazioni che mandano in estasi i suoi seguaci, ma non fermano la macchina della giustizia. E oggi si è saputo che i pubblici ministeri che lavorano per Jack Smith hanno ottenuto all’inizio di quest’anno un mandato di perquisizione per l’account Twitter dell’ex presidente poi chiuso dal social network pochi giorni dopo il tentativo insurrezionale dl 6 gennaio.
“Non mi toglieranno la libertà di espressione”, urla Trump dal podio della High School di Windham, in New Hampshire sfidando il giudice federale che domani potrebbe imporgli di non parlare in pubblico e sui social media nel procedimento in cui è accusato di aver tentato di sovvertire i risultati delle elezioni del 2020. E forse per questo l’ex presidente si lancia con maggiore veemenza contro chi lo contrasta, giudici, inquirenti, testimoni.
Al comizio nella scuola di Windham di martedì sera hanno preso parte circa 3 mila persone, una frazione delle folle che in passato hanno applaudito l’ex presidente nei suoi rally. L’ex capo della Casa Bianca comunque si è lanciato a testa bassa contro il presidente Biden, contro lo Special Counselor Jack Smith, contro Fani Willis, il District Attorney della contea di Fulton, in Georgia che prossimamente dovrebbe incriminarlo per i suoi tentativi di forzare gli amministratori locali a trovargli i voti per battere Biden. Accuse risentite, cariche di astio e che soprattutto si scontrano con quanto affermato nelle telefonate registrate dal Segretario di Stato.
Ha accusato Fanni Hills di essere “una giovane razzista che ha avuto una relazione con il capo della banda di malviventi su cui stava indagando”. “Non vogliono che parli delle elezioni truccate, anche se io ho libertà di espressione”, ha aggiunto l’ex presidente tornando a definire le accuse contro di lui “una montagna di balle” ed a puntare il dito contro Joe Biden che sta usando “la Giustizia come un’arma” contro un avversario politico. “Mi sta costringendo a distogliere tempo e denaro dalla campagna elettorale per combattere false accuse, stronzate create ad arte contro di me”.
First, watch this clip.
Second, remember the detail he wants you to forget: When Trump was the sitting president, he actually did tell his attorney general to indict his opponent, less than a month before Election Day: https://t.co/RJDZhVJCrg https://t.co/P6xzDwMpgk
— Steve Benen (@stevebenen) August 8, 2023
I suoi rancorosi discorsi si scontrano con la realtà. Il giudice distrettuale federale Tanya Chutkan a Washington ha respinto il tentativo dei suoi avvocati di ritardare un’udienza fino alla prossima settimana, oltre la scadenza che aveva fissato in un precedente ordine. Chutkan ha ordinato alla squadra di Trump di inviare una risposta entro lunedì. Quindi, la giudice ha ordinato a ciascuna parte di presentare una data proposta per qualsiasi giorno di questa settimana, non oltre venerdì.
Gli strateghi e i sondaggisti del GOP si aspettano che i processi penali dell’ex presidente Trump dividano il loro partito, creando una sfida per i candidati repubblicani al Senato e alla Camera che avranno vita difficile con l’elettorato.
I candidati che si presentano al giudizio degli elettori negli stati e nei distretti oscillanti, in particolare quei candidati che cercano i voti tra le donne indipendenti e con istruzione universitaria, dovranno mantenere le distanze dai problemi legali di Trump. Il loro peso potrebbe diventare il maggior handicap per il partito repubblicano nelle elezioni generali e sicuramente un deterrente per le simpatie dei voti degli “indipendenti”.
Whit Ayres, noto sondaggista repubblicano, ha affermato che Trump “ha grossi problemi, in particolare con le donne con istruzione universitaria”. Allo stesso tempo, i repubblicani nelle primarie devono stare attenti a non alienarsi i principali sostenitori di Trump, che costituiscono circa il 30-40 percento dell’elettorato repubblicano, facendo equilibrismi per mantenere anche il sostegno degli indipendenti. “Sarà difficile – afferma Ayres – i candidati dovranno scegliere nelle loro circoscrizioni la loro strategia. Nelle grandi città sarà più difficile per Trump avere l’appoggio degli elettori indipendenti dopo la marea di incriminazioni”.
Trump affronterà quattro processi penali e due processi civili nei prossimi 18 mesi, il che significa che i suoi drammi in tribunale coincideranno con le date delle elezioni primarie, quando sarà al ballottaggio in alcuni stati insieme ai candidati in lotta per le candidature al Senato e alla Camera.
Il piano preparato da uno dei consiglieri meno noti di Trump, Kenneth Chesebro, avvocato del Wisconsin che alla fine del 2020 ha offerto la prima descrizione dettagliata del raggiro elettorale per tentare di ribaltare l’esito delle elezioni utilizzando false liste di elettori pro-Trump per invertire la sconfitta di Trump, è stato definito da Jack Smith il “Memo elettorale fraudolento”.
Il promemoria del 6 dicembre 2020 è stato scritto da Chesebro, identificato come uno dei sei co-cospiratori anonimi ancora non formalmente incriminati che hanno preparato il complotto. Il promemoria, contrassegnato come “privilegiato e riservato”, era indirizzato a James Troupis, che lavorava come avvocato della campagna Trump alla fine del 2020. Nel messaggio veniva proposto che i gruppi di “elettori” in sei stati chiave vinti da Biden si incontrassero e esprimessero falsamente che la vittoria era andata a Trump. Quei voti sarebbero stati contraffatti e inviati a Washington. Secondo il piano di Chesebro, l’allora vicepresidente Mike Pence avrebbe dovuto contare i falsi voti in favore di Trump invece di quelli veri, annullando quindi la vittoria di Biden.
Pence si è rifiutato di prendere parte al complotto resistendo alle pressioni di Trump e dei suoi alleati. Il procedimento del 6 gennaio si è trasformato in una rivolta dopo che la folla pro Trump, stimolata dalle false affermazioni dell’ex presidente sulle frodi elettorali, ha preso d’assalto il Campidoglio nel tentativo di bloccare la certificazione della vittoria di Biden.