Mentre su Donald Trump a Washington si concentrano le nubi dell’incriminazione fin qui più grave per lui, sta passando guai grossi anche il suo ex avvocato Rudy Giuliani – ora radiato dall’albo, in passato anche sindaco di New York City dal pugno di ferro.
Giuliani è stato citato in giudizio in maggio per 10 milioni di dollari dalla sua ex collaboratrice Noelle Dunphy, che lavorò con lui fra il gennaio 2019 e il 2021; sono accuse quindi relative a un periodo recente, in cui l’ex avvocato, ora79enne, si sarebbe reso colpevole di abuso d’ufficio, di furto (per quasi due milioni di dollari di retribuzioni non corrisposte) e di abusi sessuali ad ampio raggio.
Gli avvocati di Dunphy hanno consegnato alla giustizia numerose trascrizioni di registrazioni audio certificate in cui Giuliani si lascia andare a commenti offensivi verso persone ebree (e i loro genitali) ma anche verso l’attore Matt Demon e l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, che definisce gay (ma con termini offensivi) I commenti di natura sessuale verso Dunphy sono però quelli che più attirano l’attenzione della stampa.
“Voglio possederti. Legalmente, con un documento” le dice nel 2019. La chiama “figlia mia”, “piccola mia”. La chiama anche “tettone”: “Vieni qui, tettone. Le tue tette sono mie. Dammele. Voglio avere le mie tette. Sono mie” ripete più volte nel corso di una delle registrazioni. E in altri punti chiama Dunphy “puttana mia”, “mia fottuta troietta”.
E ancora: “Se ti penso mi viene duro. Persino se penso a quanto sei intelligente. Non ho mai pensato a una ragazza intelligente. Se mi dicevano ‘è intelligente’ pensavo che non fosse attraente”.

Giuliani sostiene che fra i due ci fu una breve relazione, consensuale. Dunphy dice che l’aveva assunta promettendole 1 milione di dollari l’anno, più la promessa di rappresentarla nella causa contro un ex partner violento; ma poi si rese conto che l’avvocato voleva solo avere rapporti sessuali con lei, e che frequentarlo significava trovarsi in un posto di lavoro dove il datore, ubriaco, si lanciava in tirate sessiste, razziste e antisemite. Invece che due milioni di dollari, ne avrebbe ricevuto 12.000 in due anni.
Certamente le registrazioni rese pubbliche in questi giorni confermano il tenore delle parole di Rudy Giuliani, e agli occhi di molti lo copriranno anche di ridicolo. Resta da dimostrare che Dunphy – al di là degli stipendi non consegnati – sia stata vittima di abusi.
Ma c’è di più. Dunphy secondo quanto riferito dagli avvocati avrebbe qualcosa come 23,000 email di una casella di Giuliani, che l’avvocato stesso le aveva inoltrato perché lo aiutasse a leggerle e rispondere; fra queste ci sarebbero testi “sensibili” che riguardano l’ex presidente Donald Trump, la sua famiglia e il suo staff alla Casa Bianca.
I guai di Giuliani insomma riverberano sul suo ex cliente. Secondo il team legale di Noelle Dunphy, poi, la strategia degli avvocati dell’ex sindaco sarebbe concentrata sulle calunnie nei confronti della loro cliente (della sua moralità, attendibilità eccetera).
Il processo promette di essere un circo di accuse e controaccuse, che coinvolgeranno anche il divorzio di Giuliani in quegli anni e le sue precedenti relazioni.