Dei primi cinque prodotti IGP e DOP esportati nel mondo, quattro vengono dall’Emilia Romagna: Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Aceto Balsamico di Modena e Grana Padano. Quattro nomi alla guida di un gruppo eterogeneo di imprese che vedono nel mercato americano il loro primo paese di destinazione.
Stefano Bonaccini, alla guida della regione da quasi nove anni, si muove veloce tra gli stand del Fancy Food di New York. “Non è un caso che io sia qui – racconta – sono l’unico presidente di regione fisicamente alla fiera. Dal punto di vista simbolico, è il segno di quanto la regione voglia mantenere vive le relazioni con l’America”.
Uno scambio fondamentale per gli imprenditori, che vedono negli USA una potenzialità straordinaria. “Per ogni dollaro di cibo importato in Emilia Romagna dagli Stati Uniti, noi ne esportiamo 5. Con il turismo stimiamo di accogliere più americani in regione, perché il cibo, insieme ai motori, può fare la differenza. Siccome sta crescendo il turismo esperienziale, questo connubio può essere decisivo”.
È proprio per questo che, oltre ai rapporti già esistenti con alcune istituzioni americane, Bonaccini sta cercando di stringere i legami con New York. “È la porta del mondo e perciò siamo alla ricerca di un dialogo ancora più privilegiato con questa città. Ci tengo a ringraziare l’ambasciatrice italiana a Washington Mariangela Zappia e il Console Generale a New York Fabrizio Di Michele per il loro costante supporto”.

Ma Bonaccini è a New York anche perché gli USA sono una delle principali aree di provenienza degli investitori esteri in Emilia-Romagna. “In regione contiamo oltre 220 imprese che hanno azionisti di riferimento globale con sede negli Stati Uniti, con un fatturato aggregato di circa 8,3 miliardi di euro e oltre 20 mila dipendenti. Sono numeri enormi: tra loro ci sono 26 investitori che controllano aziende regionali con un fatturato maggiore di 50 milioni di euro”.
Gli americani, infatti, della regione vanno matti. Ne amano soprattutto la biodiversità, tutelata dall’amministrazione che negli anni ha sposato politiche di tutela e valorizzazione del territorio.
“L’obiettivo – continua Bonaccini – è preservare la nostra varietà di prodotti. Dobbiamo ringraziare tutti i contadini italiani ed emiliano romagnoli che ogni giorno si impegnano per produrre cibo di qualità per le nostre tavole. È importante rispettare chi produce cibo sano e giusto, tenendo in vita quell’ecosistema che dà vita ai prodotti della terra: un’armonia che le istituzioni devono difendere e promuovere sempre. L’Emilia-Romagna detiene 44 prodotti DOP e 18 IGP. Abbiamo il primato italiano per valore di impatto su cibo Dop, attestato a 2,7 miliardi di euro, che diventano 3,5 miliardi se aggiungiamo la produzione vitivinicola”.
L’Emilia-Romagna parla infatti attraverso le sue specialità e anche in termini di sostenibilità è pronta ad essere un punto di riferimento internazionale. “Da noi la superficie agricola coltivabile avviata a produzioni biologiche arriva a 200mila ettari, quasi il 20% di quella complessiva: una quota di grande rilevanza, cresciuta moltissimo negli ultimi anni anche grazie al sostegno arrivato dalla regione. Dal 2014, tramite il Programma di Sviluppo Rurale, abbiamo messo a disposizione delle imprese agricole 185,5 milioni di euro e nel nuovo complemento 2023-2027 saranno a disposizione altri 188 milioni”.

Un intervento necessario anche in vista dell’inevitabile cambiamento climatico, per quella che la premier Giorgia Meloni ha definito “la locomotiva d’Italia”. “Dopo l’alluvione – spiega Bonaccini – abbiamo consegnato al governo una stima di danni da 9 miliardi di euro. Di questi, 1,8 ci servono subito. Prima dell’inverno dobbiamo aver completato una serie di lavori per evitare che fenomeni ordinari, sommandosi alla situazione attuale, diventino straordinari. Il governo sta perdendo troppo tempo e dovrebbe capire una cosa: ogni euro che investe da noi gli torna indietro con gli interessi”.
Bonaccini si rivolge al governo da leader pur consapevole della situazione politica all’interno del Partito Democratico. A fine febbraio, nonostante i voti degli iscritti lo avessero premiato, ha perso le primarie contro Elly Schlein, diventata segretaria del PD. “Bisogna partire da un punto – chiarisce – Se mettessimo in discussione la segretaria dopo tre mesi, segheremmo il ramo su cui siamo seduti. Però bisogna essere consapevoli della necessità di costruire un PD più forte che non guardi solo a sinistra, ma che sia il baricentro del centrosinistra. Il rischio è che il prossimo anno, quando si voterà in oltre 4.000 comuni e in sette regioni, ci si schiacci in una coalizione molto ridotta”.
Un futuro che, oltre la politica, vedrà Bonaccini impegnato anche con l’ONU. Le Nazioni Unite hanno infatti scelto Bologna per aprire nel 2024 la prima università incentrata sulla crisi climatica: un centro mondiale d’eccellenza per la ricerca, la scienza, l’intelligenza artificiale e i big data sul “climate change”, aperto a studenti e docenti da tutto il mondo.
“Ormai la regione è diventata la Data Valley europea: al Tecnopolo di Bologna abbiamo già il data centre del Centro meteo europeo e il supercomputer Leonardo, uno dei primi cinque al mondo per capacità di supercalcolo, e ora abbiamo ufficializzato l’apertura della nuova università dell’ONU. L’Emilia-Romagna vuole continuare a fare da apripista in Italia sulle politiche di innovazione, competendo con le aree più avanzate a livello internazionale”.