Il primo ministro indiano Narendra Modi è stato ricevuto con tutti gli onori alla Casa Bianca per una visita di quattro giorni negli Stati Uniti. Nel pomeriggio ha tenuto un discorso al Congresso riunito in seduta congiunta, poi cena con Biden e la first lady Jill nella residenza privata e infine cena di stato alla Casa Bianca. Domani Modi sarà ospite di un pranzo offerto dalla vicepresidente, Kamala Harris, e dal segretario di Stato, Antony Blinken. Sono previsti anche incontri con amministratori delegati, professionisti e altri interlocutori, nonché con una rappresentanza della comunità indiana.
Un nuovo valzer diplomatico dettato dal pragmatismo e dalla ragion di Stato dell’Amministrazione Usa dopo il tiepido ravvicinamento con la Cina con il viaggio di Blinken a Pechino. E Stati Uniti e India sono uniti da interessi condivisi che vanno dalle esportazioni di armi alla sfida alla Cina. L’avvicinamento tra l’India e gli Stati Uniti è in corso ormai da diversi anni. “Una visita che manda un chiaro e quieto segnale alla Cina” scrive il Washington Post. D’altra parte, anche New Delhi conta sul sostegno statunitense per il contenimento cinese. Parlando della visita, l’amministrazione Biden si è concentrata sul futuro dell’India piuttosto che sul passato di Modi. Il consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, Jake Sullivan, ha detto ai giornalisti che la visita di Modi è stato un “momento cardine” per Stati Uniti e India, aggiungendo che il legame tra i due paesi “sarà una delle relazioni determinanti del 21° secolo”.
Populista, ex esponente del Rashtriya Swayamsevak Sangh, o RSS, una vasta rete di fedeli nazionalisti e paramilitari indù di destra creata per preservare la religione e la cultura indù, Modi è stato accusato delle violenze nella regione del Gujarat nel 2002 in cui furono uccisi più di mille musulmani come ritorsione per un incendio su un treno che trasportava pellegrini indù. La RSS afferma che le minoranze etniche indiane debbano essere trattate come cittadini di seconda classe. Tuttavia, la Corte Suprema indiana in seguito ha scagionato Modi dalle affermazioni che lui e il suo partito BJP erano complici delle violenze ignorando gli omicidi. Eppure l’incidente continua a contaminare Modi quasi un decennio dopo che è salito al potere. Nel 2005 gli Stati Uniti per questo motivo negarono a Modi il visto d’ingresso nel paese dopo le accuse di testimoni e di gruppi per i diritti umani. Gli è stato vietato di entrare negli Stati Uniti fino a quando non è diventato primo ministro nove anni dopo. Ed è per questo che questa mattina, quando Biden lo ha ricevuto alla Casa Bianca ha insistito sul “pluralismo religioso come principio fondamentale” negli Usa e in India.
“Equità secondo la legge, libertà di espressione, pluralismo religioso e diversità del nostro popolo: questi principi fondamentali hanno resistito e si sono evoluti, anche se hanno affrontato sfide nel corso della storia di ciascuna delle nostre nazioni”, ha detto Biden. Un messaggio chiaro al primo ministro indiano.
Welcome to the White House, Mr. Prime Minister. pic.twitter.com/s21bVNqcGp
— President Biden (@POTUS) June 22, 2023
In un inserto pubblicitario di due pagine sul Washington Post mercoledì sei organizzazioni di giornalisti hanno affermato che la libertà di stampa in India è sotto attacco. Nella pubblicità le foto di sei giornalisti detenuti: Asif Sultan, Fahad Shah, Irfan Mehraj, Gautam Navlakha e Rupesh Kumar arrestati e in prigione per aver criticato il razzismo sistemico dei leader indù per le minoranze musulmane.
I critici di Modi affermano che il primo ministro ha cambiato l’India in peggio, reprimendo il dissenso dei media, promuovendo il culto della personalità politica, fomentando le divisioni nelle diverse comunità indiane, fino alla totale censura dei social media.
Ieri Modi era a New York per la celebrazione della Giornata internazionale dello yoga nel quartier generale delle Nazioni Unite, e ha già incontrato decine di personalità del mondo delle imprese, della ricerca e della cultura, a cominciare da Elon Musk, amministratore delegato di Tesla e SpaceX e presidente di Twitter, con cui ha parlato delle opportunità di investimento nel proprio Paese. La visita di Stato del Primo Ministro indiano dovrebbe portare anche a grandi contratti, in particolare nel settore della difesa e dell’industria. L’annuncio più significativo di giovedì riguarda la futura produzione in India di motori F-414 per aerei da combattimento da parte del conglomerato General Electric, partner della sicietà indiana Hindustan Aeronautics. Anche il gruppo americano Micron, un peso massimo nella produzione di semiconduttori, annuncerà quanto prima l’investimento di oltre 800 milioni di dollari in una fabbrica in India. “La partnership tra Usa e India è la più forte, stretta e dinamica di ogni tempo nella storia”: ha detto Joe Biden nella conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca dopo i colloqui con Modi, definendo l’incontro “molto produttivo”.
L’India nel corso degli ultimi anni è diventata “major partner” della difesa Usa, una definizione usata esclusivamente per New Delhi, nonostante gli stretti rapporti con la Russia, suo principale fornitore di armamenti. L’India, infatti, ha ottenuto deroghe dalle sanzioni previste dalla legge Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (Caatsa) per i Paesi terzi che concludono “significative transazioni” con determinate entità russe.
Nuova Delhi non ha condannato l’invasione dell’Ucraina, acquista ingenti quantità di petrolio russo e lo rivende, fornendo un sostegno finanziario a Mosca nella guerra in Ucraina. Con Modi l’India è passata dal non allineamento all’allineamento multiplo, con l’obiettivo di perseguire i propri interessi nazionali collaborando con diverse potenze globali, anche tra loro antagoniste.