Alla fine il voto è arrivato 63 a favore 36 contrari. Un altro voto bipartisan. Anche il Senato approva l’aumento del tetto del debito ed evita il default. È stata una corsa contro il tempo quella che si è disputata al Senato per approvare il disegno di legge per alzare il tetto del debito. La scadenza era il 5 giugno, il giorno indicato dal Segretario al Tesoro Janet Yellen, quando non ci sarebbero stati più i fondi per far fronte agli impegni assunti dal governo federale. “Il default – aveva detto la Yellen – farebbe scattare una catastrofe economica globale”.
Ieri sera la Camera, in prima battuta, aveva approvato con 314 voti favorevoli e 117 contrari l’accordo raggiunto tra lo speaker della Camera, Kevin McCarthy e il presidente Joe Biden. Al Senato, tra i trumpiani che spingevano per il default e i distinguo di alcuni senatori, l’iter parlamentare ha rallentato la corsa, ma alla fine si è risolto positivamente
Il leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer aveva dichiarato che i senatori sarebbero rimasti in seduta fino a quando il decreto non sarebbe stato approvato e aveva esortato i suoi colleghi a non apportare modifiche a quanto già approvato dalla Camera perché lo avrebbe mandato nuovamente alla Camera per la “conciliazione”, il processo di unificazione della normativa approvata dai due rami del Parlamento. Un procedimento che richiederebbe alcuni giorni. “Il tempo è un lusso che il Senato in questo momento non ha se vogliamo prevenire il default”, ha detto Schumer.
Nonostante le critiche sia dei democratici più a sinistra che dei repubblicani conservatori, i leader dei due partiti erano sicuri che si sarebbero trovati i voti per approvare la legislazione. E così è stato.
Schumer e il leader repubblicano del Senato Mitch McConnell hanno bloccato i tentativi di ostruzionismo, lavorando dietro le quinte per dissuadere gli oppositori dal chiedere il filibustering, la tattica dilatoria che, con una serie di barriere procedurali, avrebbe ritardato l’approvazione del disegno di legge. I democratici hanno la maggioranza al Senato di 2 voti, 51-49, il che significa che erano necessari almeno nove voti repubblicani per superare i 60 voti della maggioranza qualificata per bloccare il filibustering.

I falchi del Senato hanno espresso varie riserve. Il repubblicano Rand Paul del Kentucky ha presentato un emendamento che avrebbe tagliato la spesa federale totale del 5% all’anno in cambio di una rapida approvazione della misura legislativa al Senato, mentre Lindsey Graham aveva detto che voleva imporre un emendamento per rinegoziare i livelli di finanziamento militare. Il senatore democratico Tim Kaine della Virginia aveva presentato un emendamento per eliminare una disposizione per accelerare i permessi federali per il Mountain Valley Pipeline, il controverso gasdotto tra il West Virginia e la Virginia che è stato ripetutamente bloccato per problemi ambientali, peraltro ampiamente sponsorizzato dal senatore democratico Joe Manchin. Un gruppo di repubblicani aveva chiesto a Schumer l’impegno di approvare un disegno di legge supplementare sulla spesa per la difesa entro la fine dell’anno. Nel quadro attuale, l’accordo aumenta la spesa per le forze armate il prossimo anno di circa il 3%, portando il tetto massimo a 886 miliardi di dollari. La senatrice Susan Collins, repubblicana del Maine, ha definito le disposizioni sulla spesa militare “tristemente inadeguate”.
Il compromesso tra Biden e McCarthy è stato siglato sabato scorso dopo mesi di aspri dibattiti. In cambio dell’alzamento del tetto del debito fino al 2025, i repubblicani hanno imposto requisiti di lavoro per quanti beneficiano dei buoni alimentari. Inoltre verranno tolti alcuni fondi all’Internal Revenue Service (IRS) e i fondi di soccorso COVID-19 non spesi verranno ricollocati per accelerare i nuovi progetti energetici e porre fine ufficialmente al congelamento del rimborso del prestito studentesco da parte dell’amministrazione Biden.
Il Congressional Budget Office, un ente apartitico che analizza le spese volute dal Congresso, ha stimato che il piano farebbe risparmiare 1,5 trilioni di dollari in 10 anni, molto meno dei 4,8 trilioni di risparmi che i repubblicani alla Camera hanno approvato due settimane fa nel loro piano di bilancio.
“Questo accordo è un compromesso bipartisan. Nessuna delle due parti ha ottenuto tutto ciò che desiderava”, ha detto Biden. “Sono stato chiaro sin dall’inizio che l’unica strada da percorrere era un compromesso bipartisan che possa guadagnare il sostegno di entrambe le parti. Questo accordo è accettabile per democratici e repubblicani”.
L’ultima volta che il governo degli Stati Uniti è arrivato così vicino al default è stato nel 2011. Quella situazione di stallo, risolta da un accordo dell’ultimo minuto, ha provocato onde d’urto nei mercati finanziari, ha portato al primo declassamento del rating creditizio del governo e ha aumentato i costi per far fronte al prestito nazionale.