Schermaglie politiche alla Camera per cercare di espellere il deputato repubblicano George Santos. I democratici, con il parlamentare Carlos Garcia della California, hanno presentato una mozione per cacciare Santos dalla Camera e i repubblicani, per cercare di evitare il voto hanno preferito deferire il discusso parlamentare alla Commissione Etica.
Nessuno vuole Santos alla Camera dei Rappresentanti, ma i repubblicani non voglio perdere il suo voto data la loro risicata maggioranza, ben sapendo che se si dovessero tenere elezioni speciali il seggio verrebbe conquistato dai democratici. E poi i repubblicani non vogliono lasciare tracce sul loro voto perché quelli che difendono Santos si dovrebbero giustificare con i repubblicani moderati, mentre quelli che voterebbero per l’espulsione si troverebbero in difficoltà con la destra del partito.
Un voto per deferire la risoluzione alla Commissione Etica richiede una maggioranza semplice, 218 voti. Un voto per l’espulsione richiede la maggioranza dei due terzi alla Camera, 290 voti. E per questo i democratici hanno spinto per l’espulsione, mentre lo speaker della Camera Kevin McCarthy ha detto che vuole che il comitato etico “si muova rapidamente” nelle sue indagini su Santos.

Il comitato etico a marzo aveva annunciato che era stata aperta un’indagine su Santos e con un balletto tipico del Congresso, aveva istituito un sottocomitato investigativo con l’autorità di esaminare la vicenda che però non si è mai riunito. Uno scaricabarile tipico del Congresso quando non vuole prendere una iniziativa ma è forzato dall’opinione pubblica.
Nel frattempo Santos è stato recentemente incriminato in una corte federale con 13 capi di accusa inclusa la frode relativa ai sussidi federali di disoccupazione erogati per il Covid, uso improprio dei fondi della campagna e di aver mentito sulle sue finanze personali. E’ stato arrestato ed è a piede libero su cauzione.
In una conferenza stampa dopo la sua incriminazione, Santos ha affermato di aver “collaborato con gli inquirenti durante l’intero processo”, ma ha definito l’accusa una “caccia alle streghe” e ha detto che “combatterà la sua battaglia”.
Le accuse hanno iniettato nuova incertezza nel suo futuro politico dopo che le sue bugie, dopo essere state scoperte, hanno ridicolizzato l’apparato politico repubblicano.
George Santos ha detto che non si dimetterà dal suo seggio e che ha ancora intenzione di cercare la rielezione il prossimo anno.
McCarthy ha indicato mercoledì che non vuole che il Comitato Etico della Camera aspetti il risultato delle decisioni del Dipartimento di Giustizia nel caso contro Santos, affermando che il comitato deve andare avanti indipendentemente da eventuali richieste del Dipartimento di Giustizia.
Inutilmente alla Camera i democratici avevano esortato i loro colleghi repubblicani a sostenere i loro sforzi per espellere Santos dal Congresso affermando che se i repubblicani avessero continuano a nascondersi dietro la decisione di deferire le indagini alla Commissione Etica, sarebbero stati “complici degli imbrogli di George Santos”.

La risoluzione è passata con 221 voti favorevoli, 204 contrari e 7 astenuti. Per tutta la mattinata lo speaker della Camera aveva fatto pressioni sui suoi parlamentari repubblicani per adottare questa misura. Il comitato etico a marzo aveva annunciato che era stata aperta un’indagine su Santos e con un balletto tipico del Congresso, aveva istituito un sottocomitato investigativo con l’autorità di esaminare la vicenda che però fino ad oggi non si è mai riunito aspettando la conclusione delle indagini federali. Uno scaricabarile tipico del Congresso quando non vuole prendere una iniziativa ma è forzato dall’opinione pubblica.
Nel frattempo Santos è stato recentemente incriminato in una corte federale con 13 capi di accusa inclusa la frode relativa ai sussidi federali di disoccupazione erogati per il Covid, uso improprio dei fondi della campagna e di aver mentito sulle sue finanze personali. E’ stato arrestato ed è a piede libero su cauzione.
Il parlamentare democratico Dan Goldman di New York aveva invitato i suoi colleghi repubblicani a “fare presto” per allontanare Santos. Ma altri democratici alla Camera avevano espresso un’opinione diversa. Alcuni, più anziani, hanno sostenuto che forzare un voto di espulsione avrebbe costituito un brutto precedente, facendo eco alla posizione di McCarthy.
La diversa opinione dei democratici su come gestire il voto su Santos illustra il divario generazionale all’interno di un partito che sta diventando più giovane e più progressista dopo decenni di una leadership molto senior.
“I repubblicani, in particolare i membri del Partito Repubblicano di New York, da dove viene George Santos, hanno chiesto la sua espulsione, ma alla fine hanno votato come gli era stato chiesto da McCarhy.
“Tutte scuse”, ha aggiunto la parlamentare democratica del Vermont Rebecca Balint. Il fatto è che i repubblicani non vogliono perdere il voto di Santos e cercano di allungare i tempi.
Finora quattro democratici: Zac Malamed, Ann Kaplan, Will Murphy e Josh Lafazan hanno detto di volersi candidare al seggio di Santos, E c’è anche una repubblicana, Kellen Curry. Mentre Sarah Huges, la pattinatrice medaglia d’oro alle Olimpiadi di Salt Lake City del 2002, nata e cresciuta nel distretto elettorale di George Santos, ha annunciato che si candiderà in un altro distretto limitrofo per cercare di strappare il seggio attualmente detenuto dal repubblicano Anthony Esposito.