Il braccio di ferro tra il District Attorney di Manhattan Alvin Bragg e il presidente della Commissione Giustizia della Camera, il parlamentare repubblicano Jim Jordan, continua.
Un giudice della corte d’appello federale questa mattina ha bloccato i repubblicani della Camera, almeno per ora, per interrogare Mark Pomerantz, un avvocato privato, specializzato nelle attività criminali dei “colletti bianchi” che tre anni fa venne reclutato temporaneamente dall’ex Procuratore Distrettuale di Manhattan, Cyrus Vance, per indagare sulla vicenda dei pagamenti in nero della società di Donald Trump ad una attrice porno. Stormy Daniel, questo il nome della porno diva, voleva rendere nota la relazione con l’allora candidato alla Casa Bianca pochi giorni prima delle elezioni.
Un’inchiesta che era stata originata dalle rivelazioni rese al Congresso dall’ex avvocato di Donald Trump, Michael Cohen. Le successive indagini federali misteriosamente si bloccarono. Il procuratore federale George Berman nel suo libro “Holding The Line” affermò di aver ricevuto forti pressioni dall’allora ministro della Giustizia William Barr per abbandonare l’inchiesta, che però venne raccolta dal procuratore distrettuale Cyrus Vance che a fine mandato la lasciò in eredità al suo successore, Alvin Bragg. Il 4 di aprile il gran giurì popolare ha rinviato a giudizio l’ex presidente addebitandogli 34 capi di accusa per gli oscuri pagamenti fatti a Stormy Daniels, aggravati dal fatto che non si trattava solo più di un falso in bilancio, ma di un finanziamento indiretto per la sua campagna elettorale perché se fosse scoppiato lo scandalo le sue elezioni sarebbero state compromesse. Quindi non solo soldi in nero a Stormy Daniels, ma soldi usati a fini elettorali.
Dopo il rinvio a giudizio gli alleati di Trump si sono gettati a testa bassa contro il procuratore distrettuale, che si è rivolto alla magistratura federale per bloccare il presidente della commissione giudiziaria della Camera Jim Jordan, sostenendo che il suo era un “attacco sfacciato e incostituzionale” ai suoi poteri di procuratore nei confronti di Trump.
Questa mattina la seconda corte d’appello ha approvato la richiesta di Bragg di un ordine restrittivo temporaneo per impedire a Pomerantz di comparire davanti al comitato giudiziario. La sua deposizione era prevista per le 10. La decisione è arrivata rapidamente dopo che ieri sera il giudice federale Mary Vyskocil, nominata da Trump, aveva respinto la richiesta di Bragg di bloccare temporaneamente la citazione di Pomerantz.
L’ex avvocato del comitato giudiziario e diplomatico statunitense Norman Eisen era fortemente in disaccordo, coautore di un amicus brief in risposta alla sentenza di Vyskocil, insieme a un certo numero di ex pubblici ministeri e membri del Congresso. Eisen ha condiviso il brief su Twitter giovedì mattina. “Il mandato di comparizione di Jim Jordan, a mio avviso, va oltre e [si intromette] nelle attività del procuratore distrettuale di Manhattan che vanno ben oltre l’ambito legale del Congresso”.
Jordan vuole Pomerantz davanti alla Commissione Giustizia per interrogarlo sulle indagini di Bragg su Donald Trump. Bragg sostiene che i repubblicani della Camera cercando di difendere Trump interferendo con il suo procedimento penale.
Secondo Matthew Berry, avvocato della Commissione Giustizia della Camera, il Congresso sta prendendo in considerazione due proposte di legge con cui si cambierebbe il modo in cui vengono svolti i procedimenti penali contro gli ex presidenti. Una proposta vieterebbe l’uso di fondi federali nelle indagini sui presidenti. Un’altra richiederebbe che i casi penali che coinvolgono un ex presidente vengano risolti solo nei tribunali federali.
Non è chiaro il motivo per l’accanimento di Jordan per far testimoniare Pommerantz, anche perché l’avvocato si è dimesso lo scorso anno in contrasto con il District Attorney che era molto tiepido sul rinvio a giudizio di Trump. Dopo le dimissioni ha scritto un libro, “People vs Donald Trump an Inside Account” in cui ricostruisce tutta la vicenda che ha portato all’incriminazione di Allen Weisselberg, il Chief Finantial Officer della holding dell’ex preesidente.