Dal suono di quelle prime sirene è passato ormai un anno. Era il 24 febbraio 2022 e alle luci dell’alba la notizia fece il giro del mondo: “È iniziata la guerra, la Russia ha invaso l’Ucraina”. Si parlò per qualche settimana di un conflitto lampo e invece, dopo dodici mesi e una fase di stallo che sembra non avere soluzione a breve termine, i morti sono più di 100.000.
Antonio Tajani, Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, è atteso all’ONU per rappresentare in prima persona la posizione dell’Italia nello scacchiere internazionale. Sarà il primo esponente del governo presieduto da Giorgia Meloni a recarsi in visita ufficiale negli Stati Uniti.
Il 22-24 febbraio alle Nazioni Unite si riuniranno il Consiglio di Sicurezza e l’Assemblea Generale per fare il punto a un anno esatto dall’inizio della guerra in Ucraina. Lei verrà a New York per partecipare dal vivo. Che valore ha la sua presenza negli Stati Uniti?
“La mia presenza a New York a un anno dall’aggressione della Russia all’Ucraina è un chiaro segnale di sostegno al ruolo che l’ONU sta avendo in questa crisi, sia con la condanna dell’aggressione russa da parte dell’Assemblea Generale, sia attraverso l’azione del Segretario Generale Guterres per l’accordo sull’esportazione di grano dal Mar Nero.
L’Italia ha da sempre un ruolo da protagonista nel sostegno al multilateralismo. Siamo il primo contributore di Caschi Blu tra i Paesi occidentali e tra i principali contributori al bilancio dell’ONU. Allo stesso tempo, promuoviamo anche una riforma del Consiglio di Sicurezza per renderlo più rappresentativo, democratico, trasparente, responsabile ed efficace nel rispondere alle crisi internazionali”.
L’Italia ha annunciato l’investimento più grande in Libia degli ultimi 25 anni nel comparto del gas e lei, insieme al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è stato in visita a Tripoli. Che scenario vede per l’Italia sul piano energetico? Le sanzioni imposte alla Russia, a un anno di distanza dal conflitto, hanno ottenuto il risultato sperato o l’economia di Mosca ha saputo reggere il colpo come forse non ci si aspettava?
“L’Italia punta nell’immediato a rafforzare il ruolo di hub energetico in Europa, per la sicurezza del nostro Paese e dell’UE nel suo complesso, e a raggiungere l’autonomia dalle forniture russe entro il 2024, diversificando le fonti di approvvigionamenti e potenziando infrastrutture esistenti.
Grazie alla nostra posizione geografica, alla tradizionale amicizia che vantiamo con i Paesi del Mediterraneo e alla capacità delle nostre imprese, l’azione di questo governo si è distinta per aver rimesso il Mediteranno al centro dello scacchiere energetico europeo.
La visita a Tripoli con il Presidente Meloni si colloca in una più ampia azione dell’Italia a tutela dei propri interessi nel Mediterraneo – come dimostrano le mie recenti visite al Cairo, ad Ankara e a Tunisi, nonché quella del Presidente Meloni ad Algeri – e ha consentito la fima da parte di ENI di un importante accordo con la National Oil Corporation (NOC)”.

All’inizio del suo mandato ha detto di voler essere il punto di riferimento per gli Italiani residenti all’estero. Dato che, durante la formazione del governo, non è stato ricreato il Ministero degli Italiani nel Mondo, in che modo la Farnesina e lei stesso siete intenzionati ad aiutare chi risiede fuori dai confini nazionali?
“Un punto di riferimento forte per i nostri connazionali all’estero già esiste: è la rete diplomatico-consolare che eroga servizi consolari e presta assistenza ai connazionali in difficoltà. Ci stiamo impegnando per una maggiore digitalizzazione dei nostri servizi, che consentirà non solo risparmi di spesa ma anche e soprattutto uno snellimento delle procedure burocratiche a tutto vantaggio dei connazionali. In prospettiva, prevediamo di fare passi avanti anche nell’attuazione del voto elettronico.
Oltre a questo, sosteniamo i nostri connazionali attraverso numerose iniziative in campo culturale e informativo, finalizzate a far conoscere la storia della nostra emigrazione nei paesi di destinazione”.
Il 3 febbraio ha incontrato il Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, lavorando anche con lui per promuovere il progetto “Turismo delle radici” e valorizzando un turismo di ritorno delle comunità italiane all’estero. Cosa si aspetta per l’Italia da un progetto come questo? Un ritorno economico, di immagine o reputazionale?
“L’Italia ha il privilegio di godere di questo grande patrimonio rappresentato dalle sue comunità all’estero, più di 80 milioni di persone, che deve essere valorizzato e coltivato affinché possa durare nel tempo e tramandarsi di generazione in generazione. Dobbiamo considerare queste persone come nostri partner di eccellenza perché sono i primi ambasciatori del nostro Paese e i primi consumatori dei prodotti Made in Italy.
I viaggi delle radici consentono di creare o rinsaldare un legame con tutti gli italiani nel mondo, anche in termini di scambi culturali e di competenze che si possono generare.
Vogliamo creare un’adeguata offerta turistica per consentire ai nostri connazionali all’estero e ai loro discendenti di vivere l’Italia delle radici, permettere loro di investire nei piccoli Comuni italiani, di valorizzarli e considerarli come un luogo accogliente in cui tornare tutte le volte che vogliono e in cui sentirsi a casa”.
A fine gennaio ha avuto un incontro con l’Alto Commissario dell’UNHCR Filippo Grandi. In che modo l’Italia si sta coordinando con le Nazioni Unite per affrontare il tema dei migranti? Da un governo di centrodestra gli italiani si devono aspettare posizioni decise su questo tema?
“La collaborazione dell’Italia con le Agenzie delle Nazioni Unite operanti nel settore è fondamentale nell’attuazione della strategia migratoria italiana basata sul contrasto ai trafficanti di esseri umani, su canali legali di migrazione e sui corridoi umanitari.
I nostri rapporti con UNHCR sono eccellenti e caratterizzati da un’identità di vedute sulla necessità di fornire aiuti concreti soprattutto nei Paesi di transito. Insieme a UNHCR siamo già intervenuti, e continueremo a farlo, per creare opportunità alternative alle migrazioni nei Paesi prioritari per i flussi”.

Tornando agli italiani residenti all’estero, è sempre più evidente il fatto che i Consolati, almeno negli Stati Uniti, abbiano problemi con i fondi da destinare al loro personale. Il costo della vita aumenta, l’euro si è deprezzato rispetto al dollaro, ma gli stipendi non sembrano essersi adeguati a questa tendenza. Una speranza per migliorare la situazione poteva essere l’ultima legge di bilancio, ma pare che non vi siano stati cambi di passo significativi. Per la Farnesina questo è un problema prioritario? E nel caso, qual è la strategia per risolverlo?
“La valorizzazione del nostro capitale umano è e deve essere una priorità. Sin dai primi giorni dell’aggressione russa in Ucraina, e dell’instabilità economica internazionale che ne è conseguita, il Ministero degli Esteri ha adottato misure concrete a sostegno del proprio personale a contratto, non limitato unicamente ad aumenti contributivi. Abbiamo recentemente introdotto l’”Assegno per situazioni di famiglia”, che ha ripristinato una misura di sostegno al nucleo familiare del personale a contratto, di cui potrà beneficiare una platea più ampia di dipendenti, incluso il personale in servizio negli Stati Uniti.
Siamo coscienti dell’effetto negativo che la svalutazione dell’euro ha sulla retribuzione del personale statunitense. Stiamo valutando come intervenire, d’intesa con altri Ministeri”.
Gli Stati Uniti insistono sul fatto che il contributo dei paesi europei alla NATO sia ancora troppo basso. L’Italia è pronta a soddisfare la clausola del 2% del PIL da destinare all’Alleanza Atlantica?
“L’Italia si è sempre distinta, per impegno e determinazione, all’interno dell’Alleanza. Le nostre credenziali transatlantiche sono impeccabili. Abbiamo accresciuto in misura considerevole le risorse destinate alla difesa in rapporto al PIL rispetto al 2015. Soprattutto, abbiamo nel corso degli anni costantemente accresciuto il nostro contributo nazionale a operazioni e missioni dell’Alleanza e al dispiegamento dei suoi dispositivi di deterrenza e difesa in ogni dominio operativo.
Oggi siamo il primo contributore in termini di uomini per attività militari dell’Alleanza. Siamo orgogliosi di detenere il comando delle sue due principali missioni fuori area, in Kosovo e in Iraq, oltre a quello del battaglione multinazionale dispiegato in Bulgaria. Con le nostre forze terrestri siamo presenti in Ungheria e Lettonia; con quelle aeree, a rotazione, pattugliamo i cieli dell’intero fianco Est, dall’Islanda ai Balcani passando per la Polonia e la Romania, infine con quelle navali presidiamo l’intero bacino del Mediterraneo e partecipiamo a tutte le principali attività Alleate”.
Ritiene ci possano essere ripercussioni sul governo dopo le dichiarazioni di Berlusconi su Zelensky? Berlusconi ha espresso la posizione di Forza Italia o ha parlato a titolo personale?
“Il governo ha una posizione molto chiara sul conflitto in Ucraina. E Berlusconi è un uomo di pace che da sempre sta dalla parte dell’Occidente, della NATO e degli Stati Uniti. Lo dimostrano i fatti concreti. Tutta Forza Italia ha sempre votato alla stessa maniera. Si tratta di capire quale strada bisogna percorrere per ottenere una pace giusta, che garantisca l’indipendenza dell’Ucraina”.