Lo Stato della Carolina del Nord ha tirato il sasso increspando le melmose acque della palude politica di Washington. Lo ha fatto presentando il caso “Moore v Harper” chiedendo alla Corte Suprema di impedire alla giustizia ordinaria di prendere in esame le decisioni approvate dal parlamento statale per quanto riguarda le elezioni. Ieri i nove giudici hanno ascoltato per tre ore gli avvocati dello Stato della North Carolina e quelli del Solicitor General e di altri avvocati.
Gli schieramenti dei nove magistrati della Corte Suprema sono tre. Da una parte i più conservatori Samuel Alito, Neil Gorsuch e Clarence Thomas sembrerebbero favorevoli all’indipendentismo degli Stati, tre, i giudici liberal Sonya Sotomayor, Elena Kagan e Katanji Brown Jackson, contrari e tre, il giudice capo John Roberts, Bret Kavanaugh ed Amy Comey Barrett si sono mostrati dubbiosi sulla richiesta della North Carolina. Una decisione deve avere la maggioranza di almeno cinque giudici. Ma se quattro giudici decidono di non accettare di prendere in esame il caso la richiesta viene scartata.
Che gli Stati Uniti abbiano bisogno di una riforma che renda più omogeneo il sistema elettorale lo si era capito dalle presidenziali del 2000, quelle tra Al Gore e George W. Bush dopo che in Florida, per settimane, gli avvocati dei due partiti ricontarono manualmente le schede perforate usate in quello Stato per votare. Un riconteggio ridicolo per esaminare se le schede fossero state perforate completamente o un pezzettino di carta fosse rimasto attaccato. Si fecero assurdi distinguo sulle schede perforate e quelle solo punzonate. Un circo elettorale che alla fine diede 537 voti in più a Bush che così ottenne i 25 Grandi Elettori dello Stato che gli diedero la maggioranza per conquistare la Casa Bianca.

In seguito a questa debacle del sistema elettorale il Congresso passò l’HAVA, l’Help America Vote Act, approvato a stragrande maggioranza sia dal Senato che dalla Camera. Una legge per aggiornare il sistema elettorale eliminando il voto con le schede perforate, computerizzando la registrazione per il voto, finanziando gli Stati per rendere più accessibili i seggi elettorali e per finanziare il voto per posta. Ma il problema di fondo non venne affrontato: il gerrymandering. Una tecnica usata da entrambi i partiti che prima delle elezioni votano nei parlamenti statali di allargare o restringere i distretti elettorali nei singoli Stati a seconda della convenienza.
Decisioni, come è stato anche per lo Stato di New York, bocciate dal tribunale che le ha trovate troppo partigiane. E per questo a New York quest’anno le primarie si sono svolte in due date differenti.
Con l’Article I, Section 4, Clause 1 della Costituzione si afferma che la data, il posto e il modo per eleggere Senatori e Congressmen spetta alle legislazioni dei singoli Stati, ma il Congresso può in qualsiasi momento legiferare e cambiare le regole eccetto che per la scelta del posto dove candidare i senatori.
(The Times, Places and Manner of holding Elections for Senators and Representatives, shall be prescribed in each State by the Legislature thereof; but the Congress may at any time by Law make or alter such Regulations, except as to the Places of chusing Senators).
Se la Corte Suprema dovesse adottare la norma proposta dai legislatori della Carolina del Nord, si renderà ancora più facile per alcuni stati la soppressione del voto, con il ridimensionamento del numero dei seggi elettorali, l’eliminazione del voto per corrispondenza. Tecniche usate per sovvertire i risultati delle elezioni, e dare a entrambi i partiti politici il via libera per manipolare i distretti elettorali. Una decisione che potrebbe mettere in gioco il principio fondamentale del governo costituzionale americano.