Ultima tappa di queste lunghe elezioni di Midterm. Si vota in Georgia nel ballottaggio tra il democratico Raphaael Warnock, senatore in carica, sfidato dal repubblicano Herschel Walker, popolare ex giocatore di football.
Il ballottaggio si è reso necessario perché alle elezioni dello scorso 8 novembre nessuno dei due ha superato il 50% dei consensi. Nel voto anticipato si è stabilito un record: quasi due milioni di elettori hanno già espresso le proprie preferenze. Venerdì, l’ultimo giorno di votazioni anticipate, più di 353.000 persone hanno imbucato le schede elettorali.
Sia Warnock che Walker hanno svolto un’intensissima campagna elettorale, peraltro carica di insulti, nonostante la maggioranza al Senato sia già stata determinata perché i democratici l’hanno già conquistata strappando ai repubblicani il seggio della Pennsylvania e raggiungendo i 50 seggi al Senato che, grazie al voto decisivo della vicepresidente Kamala Harris, gli concede la superiorità numerica. Una vittoria di Warnock darebbe ai Democratici 51 seggi.
Un sondaggio della CNN dà Warnock in vantaggio di 4 punti su Walker. Nel sondaggio, inoltre, il 56% degli elettori della Georgia ha affermato che il senatore in carica “ha la giusta esperienza per svolgere efficacemente” il lavoro. Alle elezioni dell’8 novembre 7 elettori su 10 hanno votato per rieleggere il governatore repubblicano Brian Kemp. Ora però solo la metà di loro ha affermato di sostenere Walker. Tra i sostenitori di Walker, 4 su 10 hanno dichiarato che avrebbero votato per lui anche avendo molte riserve e 1 su 10 ha affermato che lo avrebbe votato solo perché non avrebbe mai scelto un democratico.

L’aborto è stato dominante nella campagna. Walker, che ne sostiene un divieto nazionale, nega le imbarazzanti accuse di due sue ex compagne secondo le quali avrebbe incoraggiato e pagato per interrompere le loro maternità. Warnock, che è un pastore protestante, chiede uno statuto federale che affermi il diritto delle donne all’aborto.
Hershel Walker è un candidato scelto da Donald Trump, poco tollerato dall’establishment repubblicano ortodosso che ora, alle ultime battute elettorali, è sceso tiepidamente in suo aiuto.
Ma lunga lista dei candidati imposti e sostenuti dall’ex presidente sconfitti alle elezioni è stata un altro motivo dei malumori all’interno del partito che lentamente si sta svincolando dalla ferrea morsa di Trump, alle prese con i suoi guai giudiziari. Proprio oggi infatti a New York i giurati si sono riuniti in camera di consiglio per decidere il verdetto sulla holding dell’ex presidente, la Trump Organization, accusata di frode criminale per aver tentato di non pagare alcune tasse. L’accusa non è stata fatta specificatamente all’ex presidente ma alla sua società.
E proprio oggi il District Attorney di Manhattan, Alvin Bragg, che nei mesi scorsi non si era mostrato favorevole alle indagini avviate dal suo predecessore Cyrus Vance sulla società di Trump, ha chiamato Matthew Colangelo, esperto del Dipartimento della Giustizia, a scavare ulteriormente sui poco cristallini giochi di prestigio contabili che sarebbero avvenuti nella Trump Organization.
E poi le indagini del dipartimento della Giustizia affidate a Jack Smith, il nuovo inquirente speciale nominato dal ministro Garland per investigare sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio e sui dossier top secret portati dall’ex presidente nella sua casa di Mar A Lago. Tanti di quei problemi legali dai quali difficilmente l’ex presidente potrà liberarsi e che naturalmente sta portando ad un distacco della sua osannante base che Trump, in modo sempre più convulso, cerca ancora di tenere in pugno.