“In casa nostra c’è una regola di ferro: non si parla dei casi giudiziari in discussione alla Corte Suprema”. Con queste parole Ginni Thomas, la moglie del magistrato Clarence Thomas, uno dei nove togati della massima corte giudiziaria degli Stati Uniti, ha aperto la lunga conversazione, durata più di 4 ore, avuta di persona con i parlamentari della Commissione d’Inchiesta della Camera che indaga sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio.
Mercoledì scorso di sarebbe dovuta tenere una ultima audizione pubblica della Commissione, ma è stata rimandata perché i parlamentari della Florida, a causa dell’uragano, non potevano prendere parte alla sessione. Ad oggi ancora non è stata fissata una nuova data.
Gli inquirenti avevano chiesto a Ginni Thomas di comparire volontariamente dopo aver appreso che aveva avuto un lungo scambio di email con John Eastman, l’avvocato conservatore che ha elaborato la strategia complottista per cercare di dare un’apparente trama legale al tentativo di annullare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 facendo pressioni sull’ex vicepresidente Mike Pence affinché eliminasse unilateralmente i voti dei Grandi Elettori di alcuni Stati.

Ginni Thomas ha anche inviato e-mail ad alcuni legislatori repubblicani del Wisconsin e dell’Arizona giorni dopo le elezioni presidenziali, spingendoli a nominare una falsa lista di Grandi Elettori per sostenere l’ex presidente Donald Trump. Ma non solo. Ha mandato numerosi messaggini telefonici a Mark Meadows, l’ex capo di gabinetto di Donald Trump, esortandolo a trovare un modo per ribaltare il risultato delle elezioni.
Durante la lunga conversazione avuta con gli inquirenti ha negato che suo marito fosse a conoscenza dei suoi messaggi con il capo dello staff della Casa Bianca dell’ex presidente Trump.
Ginni Thomas è una dei fondatori del Tea Party, il movimento conservatore all’interno del partito Repubblicano, sostenitrice di Trump, leader del Council for National Policy, un gruppo cristiano conservatore, ha ripetutamente affermato che le sue attività politiche non ponevano alcun conflitto di interessi con il lavoro del marito.
Dopo la sconfitta di Donald Trump il Council for National Policy è stato uno dei motori della propaganda delle false notizie sulle irregolarità del voto. La Thomas che prese parte al comizio davanti al Campidoglio, preludio all’assalto del Congresso, il giorno prima fece da mediatore tra le differenti fazioni della destra per trovare unità nel sostegno di Trump e il giorno del raduno postò un appello su Facebook: “Dio vi benedica ribellandovi o pregando”.

“Come tante coppie sposate, condividiamo molti degli stessi ideali, principi e aspirazioni per l’America. Ma abbiamo le nostre carriere separate e anche le nostre idee e opinioni. Clarence non discute del suo lavoro con me e io non lo coinvolgo nel mio lavoro”, ha detto Thomas al Washington Free Beacon in un’intervista pubblicata a marzo.
Il giudice Thomas è stata l’unica voce dissenziente quando la Corte Suprema ha deciso a gennaio di consentire alla Commissione d’Inchiesta del Congresso l’accesso ai diari presidenziali, ai registri dei visitatori, alle bozze dei discorsi e alle note scritte a mano relative agli eventi del 6 gennaio 2021.
“So che mio marito era completamente all’oscuro dei miei messaggi con Mark Meadows fino a quando questo comitato non li ha divulgati alla stampa mentre era ricoverato in ospedale”, ha detto Thomas nella sua dichiarazione.
Dopo la lunga riunione Bennie Thompson, il presidente della Commissione d’Inchiesta, ha detto ai giornalisti che Ginni Thomas ha risposto ad “alcune domande”. “Stiamo ancora lavorando e siamo contenti che sia venuta”. Ha anche ribadito la donna è ancora convinta che le elezioni presidenziali del 2020 siano state vinte con i brogli “Anche se non ha dato nessun particolare, o prova, su come questi brogli sarebbero avvenuti”.
Thompson ha affermato che il comitato prevede di mettere insieme un rapporto intermedio a metà ottobre e finalizzerà il rapporto entro la fine dell’anno, dopo le elezioni di metà mandato di novembre. I due repubblicani del comitato, Liz Cheney e Adam Kinzinger, lasceranno entrambi il Congresso a gennaio. Cheney ha perso le primarie nel Wyoming battuta da uno sfidante sostenuto da Trump e Kinzinger ha deciso di non candidarsi per la rielezione. Un’altra parlamentare, la congresswoman Elaine Luria, sta affrontando in Virginia una dura battaglia per la rielezione contro il repubblicano Jen Kiggans.

ANSA/EPA/MICHAEL REYNOLDS
Nei giorni scorsi, prima che Ginni Thomas avesse accettato di essere interrogata dalla Commissione d’Inchiesta, era saltata fuori nuovamente sui media la notizia della “dimenticanza” del marito nella compilazione dei moduli con la sua dichiarazione dei redditi. I giudici federali sono legalmente tenuti a rivelare le fonti di reddito anche dei loro coniugi, ma Clarence Thomas non ha rivelato alla Commissione Etica del Dipartimento della Giustizia più di $ 680.000 del reddito di sua moglie per la sua attività di lobbysta dal 2003 al 2007.
Come riportato dal Los Angeles Times nel 2011, Thomas aveva selezionato una casella che diceva “nessuno” in una sezione della sua divulgazione che chiedeva informazioni sul “reddito coniugale non da investimento”.
La professoressa Michele Bratcher Goodwin che insegna Etica Legale alla Irvine School of Law della University of California ha condiviso un articolo del Los Angeles Times su Twitter lunedì e ha taggato Common Cause, il gruppo di sorveglianza che inizialmente aveva reso nota la mancata dichiarazione di Thomas di rivelare il reddito di sua moglie.
Solo nel 2011, il giudice Thomas ha modificato 13 anni di rapporti di divulgazione per includere i dettagli delle fonti di reddito di Ginni Thomas. Nel documento si legge che Ginni Thomas oltre che per la Heritage Foundation ha lavorato anche per l’Hillsdale College nel Michigan e la leadership repubblicana della Camera.