I servizi segreti in rotta di collisione con il giudice federale Aileen M. Cannon, magistrata nominata da Donald Trump, che deve decidere se nominare un supervisore, uno “Special Master”, come richiedono i legali dell’ex presidente, per rivedere i documenti sequestrati a Mar-a-Lago dagli agenti federali e stabilire se tra le carte portate via ci siano documenti protetti dal rapporto di confidenzialità tra avvocato e cliente.
“Tra i dossier sequestrati a Mar-a-Lago ci sono anche alcuni riferimenti alle identità di alcuni agenti che agiscono all’estero” scrive il New York Times. Se si dovesse permettere la visione di questi documenti agli avvocati dell’ex presidente – confidano funzionari delle agenzie di spionaggio al quotidiano di New York – si mette a rischio la loro copertura”. E da qui la loro opposizione.
In loro aiuto questa mattina è intervenuto il Dipartimento della Giustizia, che ha presentato al magistrato Cannon una memoria in cui si afferma che durante il fine settimana tutto il carteggio sequestrato è stato nuovamente visionato dagli inquirenti federali e solo una minima e insignificante parte di questi documenti potrebbe contenere informazioni privilegiate tra avvocato e cliente. Inoltre, la richiesta degli avvocati di Trump di nominare uno “Special Master” non ha ragione fondate, ma è solo un tentativo per allungare i tempi. Ora sta al giudice Cannon che deciderà giovedi.

Questa mattina ha anche testimoniato la direttrice dell’intelligence nazionale, Avril Haines, che in una lettera inviata alle due commissioni del Congresso sui servizi segreti ha scritto che il suo ufficio sta lavorando con il Dipartimento di Giustizia per “facilitare una revisione della classificazione” dei documenti portati via dagli agenti federali durante la perquisizione.
Durante i programmi di approfondimento politico della domenica quasi tutti i commenti hanno esaminato la difficile e conflittuale situazione creata da un presidente che non ha voluto rispettare le regole imposte dalla sua carica. Trump è stato l’unico capo della Casa Bianca che si è rifiutato di restituire, come la norma impone, alcuni documenti della sua presidenza ai National Archives. E 28 di questi documenti erano Top Secret. I suoi alleati gridano alla persecuzione e accusano i democratici.
Il senatore repubblicano Lindsey O. Graham ha detto che ci saranno “rivolte nelle strade” se l’ex presidente Donald Trump dovesse essere perseguito per la cattiva gestione dei documenti riservati. I commenti di Graham, membro della commissione giudiziaria del Senato ed ex avvocato dell’Air Force, hanno suscitato critiche anche da parte dei suoi colleghi repubblicani, che hanno definito le sue opinioni “irresponsabili” soprattutto provenienti da un membro del Senato.
In un’intervista a Sunday Night in America di Fox News, Graham ha detto: “Se hanno cercato di perseguire il presidente Trump per aver gestito male informazioni riservate dopo che Hillary Clinton ha installato un server nel suo seminterrato, ci saranno letteralmente rivolte nelle strade. Mi preoccupo per il Paese”.
.@LindseyGrahamSC’s prediction that violence may follow any prosecution of the former Potus may not qualify legally as incitement but it is irresponsible all the same as it will be seen by some as a call for violence. Public officials are obligated to call for the rule of law.
— Richard N. Haass (@RichardHaass) August 29, 2022
Richard N. Haass, un ex diplomatico che ha prestato servizio nell’amministrazione di George W. Bush, ha scritto su Twitter che la previsione di Graham “è una dichiarazione irresponsabile in quanto può essere interpretata come un appello alla violenza. “I funzionari pubblici sono obbligati a chiedere il rispetto dello stato di diritto” ha detto Haass. Subito dopo le dichiarazioni del senatore Graham, l’ex presidente ha pubblicato il videoclip sul suo account Truth Social.
I maggiori quotidiani condannano l’escalation di violenza verbale. “L’assalto senza precedenti di Donald Trump all’integrità della democrazia nel nostro Paese richiede un’indagine penale”, scrive il board editoriale del New York Times in un commento dal titolo “Donald Trump non è al di sopra della legge”, nel quale osserva che se il Dipartimento di Giustizia trovasse prove sufficienti deve formalmente incriminare l’ex presidente. Questo, osserva il quotidiano, comporta il rischio di una escalation della tensione politica.
“Le azioni di Trump hanno coperto di vergogna una delle più vecchie democrazie al mondo e ne hanno destabilizzato il futuro. La giustizia non cancellerà le macchie alla nostra istituzione e perseguire legalmente l’ex presidente – mette in evidenza il New York Times – non risolverà i problemi strutturali che hanno portato alla maggiore crisi della democrazia americana dalla Guerra di Secessione. Ma sono un passo necessario per ristabilire credibilità al nostro sistema da lui così gravemente danneggiato”.
“Trump deve rispondere delle sue azioni” scrive in un editoriale il Washington Post, che accusa il Partito Repubblicano di essere stato un pessimo genitore incapace di disciplinare un suo “figlio” che ha trasformato il partito di Abraham Lincoln in un altro partito con parlamentari che assolvono e giustificano un presidente che ha lanciato il tentativo insurrezionale il 6 gennaio ed espulso dalle proprie fila i parlamentari che hanno cercato di bloccare questa trasformazione.
“Giustificazioni irresponsabili – scrive il Washington Post – per cercare di costruire un caso politico senza tener conto della domanda di base: perché Trump ha portato documenti Top Secret a casa sua e li ha conservati in condizioni che li hanno resi vulnerabili?”

Il governatore repubblicano del New Hampshire, Chris Sununu, ha detto domenica a Dana Bash della CNN nel programma State of the Union che il Dipartimento della Giustizia dovrebbe fornire agli americani maggiori informazioni sul tipo di documenti segreti che si trovavano nella residenza di Trump e sul motivo per cui si sono sentiti obbligati a compiere questo passo politicamente esplosivo della perquisizione.
Un altro senatore repubblicano, Roy Blunt del Missouri, ha affermato che Trump avrebbe dovuto consegnare documenti che dovevano essere legalmente trasferiti agli Archivi Nazionali quando ha lasciato l’incarico. Ma ha accusato i democratici di lanciare la campagna negativa sull’ex presidente per distrarre l’elettorato dal basso indice di gradimento del presidente a poche settimane dalle elezioni di Mid Term.
Un altro capitolo che vede sempre come protagonista l’ex presidente si sta svolgendo in Georgia, nelle indagini incentrate sui suoi tentativi di ribaltare la vittoria di Biden nello stato alle elezioni del 2020. Un giudice ha stabilito oggi che il governatore Brian P. Kemp dovrà comparire davanti a un gran giurì speciale, indagando sull’interferenza elettorale dell’ex presidente Donald J. Trump, ma non sarà obbligato a farlo fino a dopo le elezioni dell’8 novembre.