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August 12, 2022
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L’FBI indaga Trump per spionaggio nucleare. Lui smentisce: “È una bufala”

L'ex presidente avrebbe sottratto 11 dossier confidenziali riservati ai vertici del Governo USA

Massimo JausbyMassimo Jaus
Assalto a Capitol Hill: oggi iniziano le udienze volute dal Congresso

Former US President Donald J. Trump - ANSA/EPA/JUSTIN LANE

Time: 4 mins read

Non erano solo documenti “top secret” quelli che l’ex presidente Donald Trump aveva portato con sé a Mar-a-Lago dopo aver lasciato Casa Bianca. Erano molto, molto di più. Erano dossier talmente confidenziali e delicati che per visionarli bisognava averne un altro permesso chiamato “SAP”, “Special Access Program”, con il quale si può accedere ai documenti SCI (Sensitive Compartmented Information).

Questo perché i documenti sequestrati contenevano le chiavi di accesso al programma nucleare. Lo scrive il New York Times, citando fonti confidenziali che hanno raccontato la vicenda a condizione di anonimità. Trump nega e accusa l’FBI di aver piazzato questi documenti nella sua cantina blindata.

“È una bufala”, scrive sul suo social media Truth paragonando la storia all’indagine sul “Russiagate“, i due impeachment e l’indagine Mueller. I suoi avvocati hanno fatto sapere che il presidente, di propria iniziativa, aveva declassificato i documenti e che quindi tutto il clamore di questa vicenda è infondato.  “Erano tutto stato desecretato quando era presidente”

Il magistrato ha reso pubblico l’elenco del materiale sequestrato nella sua casa a Mar-a-Lago contenuto nel mandato di perquisizione e le accuse sono pesantissime. Dalla richiesta fatta dai procuratori federali si capisce che si tratta di documenti asportati in violazione criminale della legge sullo spionaggio, rimozione di documenti federali riservati, rimozione e distruzione di documenti di pertinenza degli Archivi Nazionali. Il linguaggio nel mandato di perquisizione è di difficile comprensione perché si usano sigle o numeri dei fascicoli che gli agenti potevano prendere.

Il Wall Street Journal conferma e rilancia. Erano 11 i dossier segretissimi che Trump si era portato via dalla Casa Bianca che contenevano i segreti del programma nucleare americano.

US President Donald J. Trump pauses after speaking during a news conference in the Brady Press Briefing Room of the White House in Washington, DC, USA, on 22 May 2020. EPA/Andrew Harrer / ANSA

Il gioco si fa più pesante, le accuse sono più pericolose per l’ex presidente che continua a denunciare oscure congiure contro di lui. Questa vicenda che comincia ad avere uno scenario terrificante per Trump vede i suoi difensori che tentennano e fanno i distinguo. Fox News che per anni è stato il network del trumpismo, ammorbidisce i toni. I repubblicani della Camera in questa vicenda hanno espresso “il pieno sostegno” alle forze dell’ordine mentre il leader repubblicano della Camera, Kevin McCarthy, alza i toni e difende a spada tratta l’ex presidente. Il leader di minoranza repubblicana al Senato Mitch McConnell è muto e con lui gran parte dei senatori.

L’ex capo della CIA e della National Security Agency, Michael Hyden, che è stato il consigliere per la sicurezza di Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama, commenta on line un post dello storiografo Michael Beshloss che paragonava Trump a Julius ed Ethel Rosemberg, giustiziati nel 1953 per aver passato i segreti nucleari a Mosca. “Mi sembra giusto”, commenta Hyden nel suo post. E Trump accusa socialisti e liberali di queste oscure manovre.

Quando era alla Casa Bianca, Trump era particolarmente attento all’arsenale nucleare statunitense e si vantava di essere al corrente di informazioni segrete. Nell’estate del 2017 Trump disse ai leaders del Pentagono di volere un arsenale paragonabile al picco della Guerra fredda, tanto che l’allora segretario di Stato, Rex Tillerson, ex CEO della ExxonMobil passato alla politica, lo descrisse come un “f*ttuto idiota”.

Tra i documenti nucleari a cui Trump avrebbe regolarmente avuto accesso ci sarebbe stata la versione top secret del Nuclear Posture Review sulle capacità nucleari USA e le politiche degli Stati Uniti, ma non si sa se questo documento sia stato tra quelli prelevati fagli agenti dell’FBI.

Ieri, con una mossa insolita, il ministro della Giustizia, Merrick Garland aveva chiesto al giudice federale di autorizzare la pubblicazione del mandato di perquisizione rendendo nota la lista dei documenti sequestrati. Una mossa in contrasto con la discrezione praticata dagli inquirenti per mantenere il riserbo sulle inchieste in corso. Una decisione che ha spiazzato l’ex presidente perché, opponendosi, avrebbe avvalorato le accuse, accettandole, e quindi mostrando la lista delle cose portate via dagli agenti federali, inevitabilmente si smontano le sue accuse che i documenti sono stati piazzati dagli agenti. A questo punto i suoi avvocati hanno detto che il materiale era stato desecretato quando lui era alla Casa Bianca.

Il Washington Post sottolinea come i dossier sulle armi nucleari siano temi particolarmente sensibili e l’accesso a questi contenuti sia limitato a un circoscritto numero di alti funzionari governativi. Il rischio era quello di rendere noti dettagli importanti sulle armi nucleari americane. Una prospettiva che ha indotto il Dipartimento della Giustizia a muoversi il più rapidamente possibile per evitare possibili danni alla sicurezza nazionale e per recuperare il materiale ‘top-secret’.

US Attorney General Merrick Garland delivers a statement on the recent FBI search of former President Donald Trump’s Mar-a-Lago home from the Justice Department in Washington, DC, USA, 11 August 2022 ANSA/EPA/JIM LO SCALZO

Quella di oggi è stata una giornata particolarmente nefasta per l’ex presidente. Mentre tra Washington e Miami aleggiavano le accuse di spionaggio, a New York il giudice Juan Manuel Merchan ha programmato la selezione della giuria per il 24 ottobre nel caso che coinvolge la Trump Organization e il suo CFO, Allen Weisselberg, accusati di evasione fiscale per oltre 1 milione e 700 mila dollari di compensi extra, inclusi affitti, pagamenti delle auto e tasse scolastiche.

Merchan ha negato le richieste degli avvocati di Weisselberg e dell’Organizzazione Trump di archiviare il caso. Gli avvocati di Weisselberg hanno affermato che i pubblici ministeri dell’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan guidato dai democratici lo stavano punendo perché si era rifiutato di testimoniare contro l’ex presidente. Il processo a  Weisselberg e alla Trump Organization dovrebbe svolgersi poco prima delle elezioni di medio termine di novembre. L’accusa più grave contro Weisselberg, furto aggravato, comporta da cinque a 15 anni di carcere. Le accuse di frode fiscale contro la società sono punibili con una multa del doppio dell’importo delle tasse non pagate, o 25mila dollari, a seconda di quale sia maggiore.

Weisselberg, che lunedì compie 75 anni, è l’unico dirigente di Trump accusato nell’indagine penale avviata dall’ex procuratore distrettuale di Manhattan Cyrus Vance Jr., che si è rivolto alla Corte Suprema per ottenere i documenti fiscali di Trump. Il successore di Vance, Alvin Bragg, sta ora supervisionando le indagini. A molti altri dirigenti di Trump è stata concessa l’immunità per testimoniare davanti a un gran giurì nel caso.

Nell’udienza di venerdì mattina, i pubblici ministeri hanno affermato che Weisselberg e la Trump Organization hanno pianificato di concedere un compenso “in nero” ai dirigenti senior, incluso Weisselberg, per 15 anni. Il solo Weisselberg è stato accusato di aver frodato il governo federale, lo stato e la città per quasi un milione di dollari in tasse non pagate e rimborsi fiscali immeritati.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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