Frenare l’inflazione galoppante, combattere il cambiamento climatico, stabilizzare il mercato energetico, il tutto tagliando il titanico debito pubblico americano. È a dir poco ambizioso il progetto di legge democratico che domenica pomeriggio ha ricevuto lo storico via libera del Senato (51-50) dopo un assai insolito tour de force iniziato sabato sera.
Si parla dell’Inflation Reduction Act, i cui due co-firmatari sono il senatore dem newyorkese Chuck Schumer e il collega della West Virginia Joe Manchin – lo stesso Manchin che a dicembre aveva vestito i panni del franco tiratore bocciando il grandioso Build Back Better Act, una sorta di New Deal 2.0 su cui il presidente Joe Biden aveva peraltro fondato gran parte della sua campagna elettorale.
Malgrado la dotazione di spesa dell’Inflation Reduction Act svilisca se raffrontata a quella del BBB (da ben 1.900 miliardi di dollari), il pacchetto di investimenti approvato dal Senato rimane ragguardevole, prevedendo investimenti pubblici per circa 700 miliardi di dollari.
Secondo le stime dei Democratici del Senato, il nuovo insieme di norme non ingrasserà nemmeno di un centesimo il debito pubblico, ma finirà addirittura per ridurlo in maniera significativa. Il gettito fiscale previsto ammonta infatti a 725 miliardi di dollari: poco meno della metà (313 miliardi) derivante da una nuova imposta minima del 15% sui profitti nazionali delle grandi società USA; altri 288 miliardi arriverebbero dalla riforma dei prezzi dei medicinali da prescrizione, e infine 124 miliardi dal miglioramento del processo di riscossione delle imposte da parte dell’IRS (l’agenzia delle entrate USA).
Nella versione originale del ddl, ulteriori entrate per 14 miliardi sarebbero dovute provenire dalla chiusura della cosiddetta “scappatoia del carried interest” – un escamotage fiscale che consente a gestori di hedge fund e baroni del private equity di tassare il loro reddito a un’aliquota inferiore rispetto a quella di uno stipendio ordinario, dichiarando gran parte dei loro compensi come “guadagni da investimento”. La misura contro i sotterfugi dei ricchi non è però piaciuta alla senatrice dem dell’Arizona Kyrsten Sinema, ago della bilancia, che ne ha preteso lo stralcio per votarla.
La risicatissima maggioranza dem al Senato – che in realtà tale non è, dato che tanto i i democratici quanto i repubblicani dispongono di 50 senatori, con la differenza che i dem possono contare sul voto decisivo della vice-presidente Kamala Harris – ha reso necessario compattare le fila e scendere a compromessi con i “dissidenti” come Sinema, che nella scorsa campagna elettorale ha ricevuto $282,650 proprio dalle lobbies del private equity.
Per i cittadini statunitensi, l’Inflation Reduction Act porterebbe innanzitutto a un abbassamento del prezzo dei medicinali: le spese vive verrebbero ridotte a 2.000 dollari e verrebbe imposta una limitazione all’aumento dei prezzi delle prescrizioni di farmaci con Medicare e assicurazioni commerciali (ad oggi, i beneficiari di Medicare devono pagare 7.050 dollari prima di ottenere la copertura farmaceutica).
Inoltre, è prevista un’estensione della copertura sanitaria a prezzi accessibili: il tetto massimo imposto dall’Affordable Care Act (“Obamacare”) alle tariffe delle assicurazioni mediche arriverà a scadenza alla fine del 2022. Ciò significa che quasi 3 milioni di americani potrebbero perdere la loro assicurazione in caso di mancata estensione.
Infine, nel pacchetto c’è spazio anche per maxi-investimenti nel settore energetico e nella lotta al riscaldamento globale: l’obiettivo è quello di raggiungere entro il 2030 una riduzione dei prezzi dell’energia, una maggiore produzione da fonti rinnovabili e un taglio del 40% delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Inoltre, verranno messi a disposizione crediti d’imposta e sconti alle famiglie per ridurre le spese energetiche, incoraggiando al contempo i contribuenti a dare una mano per incrementare l’uso di fonti eco-friendly.
We’re in a recession. Inflation is out of control. And Democrats want to raise your taxes, spend your money, and make the cost of living worse. pic.twitter.com/fVosuJNmQE
— Senate Republicans (@SenateGOP) August 7, 2022
Nonostante la superiorità numerica, i senatori dem hanno dovuto superare diversi ostacoli procedurali prima di poter inviare l’Inflation Reduction Act alla Camera dei Rappresentanti (dove la maggioranza è più sicura) e infine al presidente Biden, che nei prossimi giorni firmerà la definitiva entrata in vigore.
Per evitare il filibuster dei repubblicani – fieramente contrari alla norma, che a loro avviso farà aumentare le tasse, peggiorerà l’inflazione e aumenterà il cappio fiscale sulle piccole e medie imprese – sabato sera i dem hanno utilizzato la “procedura di riconciliazione del bilancio”, che permette di approvare la legge con appena 50 voti (invece dei 60 normalmente necessari).
Tuttavia, la suddetta procedura richiede che le disposizioni del disegno di legge riguardino in qualche modo il bilancio (secondo la cosiddetta “regola Byrd“). La valutazione su eventuali infrazioni e abusi del meccanismo dipende dalla Senate Parliamentarian, carica ricoperta dall’indipendente Elizabeth MacDonough, che ha valutato misura per misura, concedendo luce verde.
Prossimo appuntamento tra meno di una settimana: il 12 agosto, quando a votare sarà la Camera dei rappresentanti, dove la solida maggioranza dem fa presagire un passaggio assai più facile.