Donald Trump torna a Washington un anno e mezzo dopo aver lasciato la Casa Bianca. Sarà il principale oratore all’America First Policy Institute di un think tank “amico” fondato dagli ex membri della sua amministrazione e dai suoi più fidati sostenitori.
Un ritorno nella capitale che avviene in un momento per lui cruciale con la Commissione di Inchiesta della Camera che indaga sull’assalto al Congresso e sulle sue responsabilità per quello che sembra un vero e proprio goffo tentativo di golpe per il quale rischia una incriminazione da parte degli inquirenti federali. Forse per questo preme sull’acceleratore per creare quei consensi necessari per annunciare la sua nuova candidatura alla Casa Bianca. Una volta in corsa per tornare nell’Ufficio Ovale, sarà più difficile per la magistratura aprire un procedimento nei suoi confronti e, se dovesse essere eletto, otterrebbe altri 4 anni di immunità.
Trump torna a Washington e nella capitale federale torna anche l’ex vicepresidente Mike Pence, che parlerà alla Young America’s Foundation, associazione dei giovani repubblicani, ai quali illustrerà la sua “Freedom Agenda”, che secondo quanto scritto nella presentazione del programma è una proposta per creare “più opportunità economiche” e “ripristinare la leadership americana sulla scena mondiale”.
Al summit dell’America First Policy Institute oltre a Trump interverranno altri volti noti della sua amministrazione, come l’ex direttore della National Intelligence John Ratcliffe e l’ex consigliere economico Larry Kudlow, insieme ad alleati di ferro al Congresso come i senatori Rick Scott, Lindsey Graham e Ted Cruz.

I discorsi di Trump e Pence potrebbero entrambi essere il preludio alla possibile campagna presidenziale del 2024. Ma mentre l’ex presidente rimane ancorato alla sconfitta elettorale e continua ad affermare che Biden ha vinto con i brogli, Pence parla del futuro, dell’inflazione e della leadership americana nel mondo.
“Non so se io e il Presidente siamo in disaccordo sulla visione politica, ma potremmo esserlo sulla messa a fuoco dei problemi”, ha detto Pence. “Credo davvero che le elezioni riguardino il futuro. Ed è assolutamente essenziale, in un momento in cui tanti americani stanno soffrendo, così tante famiglie sono in difficoltà, che non continuiamo a parlare del passato e guardare indietro. Ma penso che sia giunto il momento per noi di offrire un’agenda audace e positiva per riportare l’America nel ruolo che le compete e continuerò a portare questo messaggio in tutta la nazione”, ha detto Mike Pence ai microfoni di Fox News.
Le differenze tra Pence e Trump sono riaffiorate dopo che l’ex capo dello staff di Pence ha testimoniato davanti a un gran giurì federale che indaga sull’assalto del 6 gennaio 2021 al Campidoglio. Una indagine degli inquirenti federali separata da quella della Commissione d’Inchiesta della Camera. Marc Short, uno stretto collaboratore di Pence, era al Campidoglio il giorno del tentativo insurrezionale ed era con il vicepresidente mentre fuggivano dalla caccia che veniva data dai simpatizzanti di Trump che avevano preso d’assalto l’edificio e chiesto l’impiccagione di Pence.
Short è apparso davanti al gran giurì dopo aver ricevuto un mandato di comparizione. “Ho ricevuto una citazione per il gran giurì federale e ho rispettato quella citazione”. Ha detto che era la sua “unica apparizione davanti al gran giurì”, ma ha rifiutato di parlare ulteriormente dell’interrogatorio.
L’Attorney General Merrick Garland ha detto ai giornalisti la scorsa settimana che “nessuno è al di sopra della legge” e ha descritto l’indagine sull’attacco al Campidoglio come l’inchiesta più importante e più ampia nella storia del Dipartimento di Giustizia. Nuove testimonianze e altre prove raccolte dagli agenti dell’Fbi tra i leader dei gruppi eversivi dell’estrema destra e alcuni dei collaboratori più fidati di Trump starebbero portando le indagini in dirittura d’arrivo.
Short ha anche collaborato all’indagine separata della commissione della Camera sull’insurrezione. In una testimonianza video riprodotta in una delle audizioni della giuria il mese scorso, Short ha ricordato che Pence aveva comunicato a Trump “molte volte” di non essere d’accordo per ribaltare i risultati elettorali.

Ciononostante, gli occhi di tutti sono puntati su Trump che non è più tornato a Washington da quando è salito sull’Air Force One il 20 gennaio 2021, disertando, con un gesto senza precedenti, l’insediamento del suo successore Joe Biden.
L’attenzione sarà rivolta ai contenuti del discorso che potrà essere una sorta di anticipo del programma elettorale. “Credo che tutti noi non vediamo l’ora di ascoltarlo”, ha detto ai microfoni di Fox News Linda McMahon, ex responsabikle della Small Business Administration che ora guida il think tank, aprendo i lavori del summit.
Dalla Casa Bianca il presidente Joe Biden, che è in quarantena per il Covid-19, attacca Donald Trump e la sua scelta di non agire il 6 gennaio 2021, quando l’allora presidente uscente assistette all’assalto a Capitol Hill seduto nella dining room privata situata a fianco dell’Ufficio Ovale, mentre gli agenti che lottavano per difendere la democrazia fronteggiavano un “inferno medievale”.
Biden ha già più volte condannato i fatti del 6 gennaio e ha fatto queste dichiarazioni dopo l’ultima audizione della Commissione d’inchiesta della Camera che si è tenuta la settimana scorsa dedicate alla mancata reazione di Trump a quanto stava accadendo.