Repubblicani al bivio. Devono scegliere se continuare a sostenere le bugie di Trump o se voltare pagina. La loro strategia dipenderà proprio dall’ex presidente. Se si dovesse ricandidare prima delle elezioni di midterm forzerebbe la mano ai suoi compagni di partito a seguirlo nei suoi deliri elettorali mettendo a rischio la possibilità di riconquistare a novembre la maggioranza alla Camera e al Senato. E i giochi per bloccarlo sono già cominciati.
Ieri due giornali di Rupert Murdoch, il fondatore di Fox News, la stazione televisiva che ha fatto da megafono per sei anni all’ex presidente, hanno tirato una salva di cannonate mediatiche su Trump. “Il presidente che rimase fermo il 6 gennaio” titolava l’editoriale del Wall Street Journal. “Mr. Trump ha giurato di difendere la Costituzione – scrive un editoriale il giornale finanziario – e aveva il dovere nella sua qualità di comandante in capo di proteggere il Campidoglio da una folla che lo attaccava in suo nome. Ha rifiutato. Non ha chiamato la Guardia Nazionale per mandare aiuti. Non ha chiamato Mike Pence per controllare la sicurezza del suo fedele vicepresidente. Invece ha alimentato la rabbia della folla e ha lasciato che la rivolta si svolgesse. Nei 18 mesi successivi, Trump non ha mostrato un briciolo di rimpianto”.
Il New York Post è andato ancora oltre: “Il suo unico obiettivo – è scritto nell’editoriale – era trovare qualsiasi mezzo – al diavolo le conseguenze – per bloccare il trasferimento pacifico del potere. Non c’è altra spiegazione, così come non c’è difesa, per il suo rifiuto di fermare la violenza”.
Poi entrambi i giornali chiudono quasi in sintonia con lo stesso concetto: “Spetta al Dipartimento di Giustizia decidere se ciò che l’ex presidente ha fatto sia un reato. Ma per principio, per questione di carattere, Trump si è dimostrato indegno di essere di nuovo il presidente di questo Paese”. Dopo gli editoriali, anche un’intervista alla congresswoman Liz Cheney, repubblicana del Wyoming, che su Fox News, ha ribadito che Donald Trump è “non idoneo” a ricoprire la carica.
Impossibile credere che questi improvvisi cambiamenti siano avvenuti senza il consenso di Murdoch. Un chiaro segnale che l’impero mediatico si sta allontanando dall’ex presidente.

Donald Trump, però, ha le sue priorità che non sono quelle del partito. Vuole accelerare i tempi della candidatura prima che il Dipartimento della Giustizia o il District Attorney della Georgia lo incriminino per il tentativo insurrezionale del 6 gennaio e per le telefonate fatte al segretario di Stato della Georgia per “trovare” 7 mila voti. In questo modo potrà sempre spacciare al suo elettorato che le incriminazioni sono parte della “cospirazione” politica della sinistra contro di lui e se dovesse essere rieletto sarebbe intoccabile per altri 4 anni. Forzando i tempi, però, la sua decisione potrebbe costare al Partito Repubblicano il controllo del Congresso.
“Se dovesse annunciare, potrebbe effettivamente costare ai repubblicani la Camera e il Senato”, ha detto Frank Luntz, analista politico repubblicano. “Le elezioni di Mid Term riguardano l’economia e l’inflazione. Due punti vincenti. Una volta che si candida Trump si parlerà invece delle elezioni truccate e dei fantabrogli elettorali ai quali nessuno veramente crede e i repubblicani perderanno l’opportunità di conquistare entrambe le maggioranze”. Questo perché gli elettori “indecisi” che hanno votato per Trump nel 2016 – ha detto Luntz durante un’apparizione al Morning Joe di MSNBC – non darebbero l’appoggio a Trump.
Recenti sondaggi hanno mostrato che il sostegno all’ex presidente cambiava man mano che si sono tenute le udienze pubbliche della Commissione d’Inchiesta della Camera.
Secondo un sondaggio condotto da FiveThirtyEight, il 44,2% degli americani prevede di votare per i repubblicani, mentre il 43,1% prevede di votare per i democratici al Congresso. La partita si gioca sugli “indipendenti”, che sono quasi il 60 per cento dell’elettorato, i quali non darebbero una seconda chance a Donald Trump anche per via della decisione della Corte Suprema di ribaltare Roe v. Wade, che garantiva il diritto all’aborto in tutto il paese. Una decisione creata dai giudici conservatori che lui ha nominato, che ha motivato i democratici, ha alienato alcuni moderati del Partito Repubblicano e, soprattutto ha scontentato gli indipendenti.
Attualmente Trump sarebbe il favorito per vincere le primarie del GOP, poiché detiene un vantaggio significativo in quasi tutti i sondaggi. Il suo sfidante più competitivo potrebbe essere il governatore della Florida Ron DeSantis, che ha più di 10 punti di svantaggio sull’ex presidente. E il dilemma del GOP per ora resta.