L’America si è svegliata dopo aver rivissuto i tragici momenti del 6 gennaio 2021, “quando c’è stato un tentativo di colpo di Stato che ha macchiato la nostra democrazia e messo in pericolo la nostra Costituzione”. Lo ha detto il presidente della Commissione d’Inchiesta, il democratico Bennie Thompson, aprendo i lavori della prima udienza pubblica teletrasmessa ieri sera in diretta da tutti i maggiori network televisivi. Unica eccezione: Fox News.
In prime time l’America ha ascoltato per la prima volta alcune inedite drammatiche testimonianze della polizia, del ministro della Giustizia, della figlia dell’ex presidente, del capo di Stato maggiore congiunto. Ha visto filmati mai mostrati prima delle violenze dei suprematisti bianchi che, aizzati dall’odio indottrinato da Trump, picchiavano gli agenti e ripetevano con i megafoni i tweets dell’ex presidente.
Le immagini hanno mostrato migliaia di persone cariche di rabbia che sfondavano porte e finestre del Congresso, che innalzavano una forca con il nome dell’ex vicepresidente Mike Pence scritto sul cappio. Sputavano sugli agenti che venivano irrorati di liquido urticante e picchiati con bastoni ed estintori. In due ore si è rivissuta la follia distruttiva di una folla aizzata con lo scopo di bloccare la certificazione elettorale della vittoria di Joe Biden.
Parole durissime quelle della congresswoman repubblicana Liz Cheney, figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney, emarginata dal partito perché non accetta le bugie dell’ex presidente. Nella dichiarazione di apertura, la deputata ha detto che “l’obiettivo di Trump era restare al potere nonostante avesse perso le elezioni. L’attacco al Campidoglio – ha aggiunto – non è stata una manifestazione spontanea”. Si è trattato di un piano preparato in sette punti per capovolgere il risultato elettorale e rimanere alla Casa Bianca. “Non c’è spazio per il dibattito – ha proseguito –. Coloro che hanno invaso il Campidoglio e combattuto per ore contro le forze dell’ordine erano motivati da ciò che il presidente Trump aveva detto loro: che le elezioni erano state rubate e che lui era il presidente legittimo. Il presidente Trump ha convocato la folla, l’ha radunata e ha acceso la fiamma di questo attacco”

La congresswoman ha quindi chiuso il suo intervento con un appello ai suoi colleghi di partito che “difendono l’indifendibile. Trump un giorno non ci sarà più, ma il vostro disonore resterà per sempre”. Nel suo intervento Liz Cheney aveva tirato una frecciata al suo collega Scott Perry, uno dei parlamentari repubblicani più coinvolti nella congiura che aveva chiesto il perdono presidenziale a Trump prima che l’ex presidente lasciasse la Casa Bianca. Perdono peraltro non concesso perché non era stato incriminato.
Tra i video mostrati e che dimostrerebbero come Trump fosse a conoscenza dell’infondatezza dei brogli elettorali da lui denunciati per contestare la vittoria di Biden, c’è stato quello dell’ex ministro della Giustizia, William Barr, che davanti alla Commissione ha testimoniato di avere detto chiaramente all’ex presidente che le affermazioni sulle elezioni truccate erano “stronzate”. Non c’era nessuna prova, solo farneticanti congetture senza costrutto.
Ivanka Trump told the Jan. 6th Committee that she accepted former Attorney General William Barr's statement saying there was no fraud sufficient to overturn the election https://t.co/YjEvScXAAd pic.twitter.com/KxQyFkAosS
— Bloomberg (@business) June 10, 2022
Alle bugie del padre Donald apparentemente non credeva neanche Ivanka Trump, che nel video della sua testimonianza ha detto alla commissione di avere rispetto per Barr e per la sua opinione riguardo alla falsità delle accuse sulle frodi elettorali. “Ho accettato quello che ha detto”, ha affermato la figlia dell’ex presidente.
Oltre al montaggio video delle deposizioni, c’è stata la testimonianza in diretta di Caroline Edward, una dei 150 agenti della Capitol Police feriti quel giorno, che ha drammaticamente ricostruito le violenze subite ed è stata testimone oculare dei pestaggi dei suoi colleghi. E poi quella di Nick Quested, un documentarista britannico che stava lavorando ad un progetto sulle milizie armate di estrema destra Proud Boys e che ha assistito il 5 gennaio ad un ‘vertice’ tra i leaders di questo gruppo e quelli dell’altra milizia degli Oath Keepers, un’altra milizia che hanno lanciato l’assalto.
Il giorno dopo i media legati all’ex presidente hanno minimizzato la gravità dell’assalto al Congresso e contestato le testimonianze. La commissione di indagine sul 6 gennaio non ha mostrato “le testimonianze positive, ha rifiutato di parlare della frode elettorale e delle irregolarità, e ha deciso di usare un produttore di documentari del network ABC per mostrare solo immagini negative. Il nostro Paese è veramente nei guai”, afferma Donald Trump sulla sua piattaforma Truth Social.
Gli ha fatto eco Taylor Budowich, il suo portavoce: “Questa non è stata un’udienza legislativa, ma una produzione (televisiva, ndr). Non c’è bisogno di un produttore esecutivo, video montati e di uno show con sceneggiatura nel prime time se la cosa importante è la verità o se si ritiene di avere i fatti. Questo circo non catturerà l’attenzione del pubblico e le elezioni sono sempre a novembre”.
Le audizioni riprenderanno lunedì mattina alle 10.