L’America sembra tornata alle grandi mobilitazioni del Vietnam. Questa volta è per “Roe vs Wade”. Per tutta la giornata hanno occupato pacificamente piazze e parchi di oltre 450 città americane grandi e piccole, in tutti i 50 Stati. Fiumi di persone con trombette bandiere cartelli megafoni e tamburi. Da New York ad Atlanta da Washington a Los Angeles, da Seattle a Boston, dal Texas al Colorado, da Chicago a Baltimora, dal ponte di Brooklyn a quello di San Francisco.
Una protesta condotta come una festa. Centinaia di migliaia di persone hanno marciato per fermare l’annunciata decisione della Corte Suprema intenzionata a cancellare il diritto di aborto.

Non sono solo donne e giovani a manifestare pacificamente, ma persone di tutte le età, spesso donne mature insieme ai mariti, ai compagni e ai figli. Alzano tutte gli stessi cartelli con scritto “Bans Off Our Body” state lontani dal nostro corpo “mantenete la libertà di aborto”. C’è una gran parte del paese mobilitato a sostegno dei diritti e per garantire la libera scelta della donna protetta dalla storica sentenza del 1973. Ma l’attuale Corte Suprema ha in animo di ribaltare tutto.
Una clamorosa fuga di notizie, sulla quale è stata subito aperta un’inchiesta, ha rivelato infatti che il giudice italo-americano Samuel Alito aveva già predisposto in forma scritta un dispositivo concepito per capovolgere le indicazioni di “Roe vs. Wade” considerata un caposaldo delle libertà civili americane. La Corte Suprema Usa è dominata oggi da una maggioranza di giudici conservatori 6-3 e se non avrà un ripensamento, si appresta a far passare il provvedimento anti-aborto.

I sospetti sulla “gola profonda” sembravano puntare in un primo tempo sull’ala progressista della corte, invece si starebbero spostando adesso su un alto assistente di un giudice conservatore convinto che l’anticipazione alla stampa del documento Top-secret, ne avrebbe preservato l’integrità senza diluire l’efficacia anti-abortista voluta da Alito. Il documento non è ancora in forma definitiva ma si sta trasformando in una vera battaglia politica in vista delle elezioni di medio termine a novembre dove i repubblicani sperano di vincere.
I sondaggi parlano chiaro: oltre il 62 per cento degli americani non vuole che “Roe v Wade” venga toccata perché garantisce alle donne la libertà di scelta.

La mobilitazione è enorme e continuerà a crescere coinvolgendo anche le star del cinema e dello sport, perché l’abolizione della legge non riguarda solo l’aborto ma viene vista come una minaccia alle libertà individuali che quasi 50 anni fa erano state faticosamente introdotte e che potrebbe interessare presto anche la legittimità dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Il presidente Biden che non è a favore dell’aborto ma della tutela della libera scelta della donna, ha lanciato l’allarme e un invito alla mobilitazione chiedendo ai cittadini di esprimere la loro contrarietà alla cancellazione di Roe v Wade col voto di novembre. Il suo intervento è sembrato però ancora troppo tiepido per gli attivisti democratici.
Se la nuova impostazione della Corte Suprema passasse, e venisse lasciata la decisione finale ai singoli stati, sarebbe un brusco salto nel passato.

In almeno 13 Stati infatti l’aborto è già praticamente bandito o criminalizzato. E le donne che intendono interrompere la gravidanza sarebbero costrette a farlo in un altro stato rischiando anche severe conseguenze legali e penali per loro e per i medici che eseguono gli interventi. La decisione della Corte finirà per avere un connotato profondamente politico e per i magistrati conservatori che vogliono il ribaltone potrebbe avere un effetto boomerang.
“La fuga di notizie ha inflitto un duro colpo alla Corte Suprema – dice il giudice ultra conservatore Clarence Thomas –, la fiducia è andata per sempre. E quando si perde la fiducia, soprattutto in un’istituzione come quella di cui faccio parte, allora l’istituzione stessa cambia profondamente…”. È proprio quello che pensano i manifestanti nelle piazze americane.