La rivolta l’ha lanciata l’ex vicepresidente Mike Pence: basta con questi politici selezionati solo da Trump. Sembra uno scossone dato all’establishment tradizionale del partito in vista delle scelte dei candidati per le primarie. Saranno i vincenti a sfidare i democratici nelle elezioni di Mid Term a novembre.
La pressione è salita improvvisamente dopo che J.D. Vance, il beniamino di Trump, ha vinto le primarie in Ohio conquistando la candidatura per un posto al Senato. Il seggio apparteneva a Robert Portman, un repubblicano centrista moderato che ha lasciato la vita politica. Vance, 37 anni, autore e finanziere, ha battuto una nutrita schiera di rivali sposando e accodandosi disciplinatamente al trumpismo, e sdoganando anche lui la politica aggressiva del politicamente scorretto. Era diventato l’ambasciatore dell’America First di Trump, in rottura con le idee tradizionali repubblicane. Il suo successo ha segnato la vittoria per l’ex presidente che ha puntato su un personaggio detestato dai vertici del partito, ma che gli ha giurato fedeltà eterna anche se nel 2016 lo aveva definito un “cancro”.

Le primarie dell’Ohio sono state un’occasione perfetta per misurare la forza politica di Trump. Invitando i fan di MAGA a votarlo, Trump ha proiettato Vance verso la vittoria. A novembre sarà lui a sfidare il congressman Tim Rayan che nelle primarie democratiche ha ricevuto oltre il 70 per cento dei consensi. Il successo di J. D. Vance sembra aver inebriato l’ex presidente e fatto infuriare i repubblicani ortodossi i quali ora temono che a novembre l’estremismo populista di Vance farà consegnerà la vittoria al candidato democratico facendo scendere di un seggio i repubblicani al senato.
Ora con le elezioni primarie in Pennsylvania di martedì prossimo, ma si voterà anche in Oregon, North Carolina, Kentucky e Idaho, e quelle importantissime della settimana successiva (24 maggio) in Georgia, Alabama e Arkansas i repubblicani non trumpiani sembrano voler lanciare la loro sfida a tenaglia all’ex presidente. L’occasione è stata la scelta del candidato a governatore della Georgia e del candidato al senato. In questa sfida all’interno del partito Trump appoggia Perdue mentre il suo vice Mike Pence si è buttato sull’attuale governatore Kemp, popolarissimo tra i repubblicani in Georgia ma non amato dall’ex presidente che lo accusa ancora per non aver ribaltato l’esito delle elezioni del 2020. Una lotta fratricida che indebolisce anche Kemp e che avvantaggia l’effervescente candidata democratica Stacie Abrams, senza rivali nelle primarie. Una lotta questa tra repubblicani che ha consolidato il partito avversario che al Senato vede Raphael Warnock, attualmente in carica eletto nel 2020 per coprire il resto del mandato in sostituzione della repubblicana Kelly Loeffler, nominata ad interim al seggio che apparteneva a Johnny Isakson dimissionario per motivi di salute alla fine del 2019. Un seggio che in due anni ha visto avvicendarsi 3 senatori. I repubblicani hanno presentato alle primarie nove candidati. Il partito spinge Gary Black, attuale segretario all’Agricoltura per lo Stato della Georgia. Donald Trump ha dato invece la sua benedizione a Hershel Walker, afroamericano, ex star di football che ha lasciato lo sport per problemi mentali diventando il portavoce dell’associazione per i malati con disturbi associativi.

Mike Pence intanto suona la carica. Andrà in Georgia, in aiuto di Kemp e terrà un rally alla vigilia del voto. “E’ la rottura definitiva con Trump” scrive il Washington Post. “E’ uno dei migliori governatori republicani degli Stati Uniti” ha detto Pence. E con lui si sono schierati i governatori del Nebraska, Pete Ricketts e dell’Arizona, Doug Ducey, oltre che l’ex governatore del New Jersey Chris Christie. Faranno campagna per Kemp. Ricketts e Ducey sono co-presidenti della Republican Governors Association, che ha investito soldi nella corsa per sostenere Kemp, incluso un grosso acquisto pubblicitario televisivo nello stato. Fatti questi che evidenziano come queste elezioni stiano diventando il midterm del MAGA perché 16 mesi dopo aver lasciato la Casa Bianca Trump rimane sempre il leader di “Make America Great Again”. E il ben informato sito di notizie politiche Axios scrive che Donald Trump ha trovato un nuovo modo per spillare quattrini ai suoi simpatizzanti inventandosi il redditizio circuito dei discorsi motivazionali “America Freedom Tour” ai quali per prendere si dovrà pagare fino a 5000 dollari a biglietto.
A Washington intanto democratici e repubblicani si interrogano dopo il terremoto politico creato dalla decisione della Commissione d’Inchiesta sul 6 gennaio che ha emesso un pesante mandato di comparizione nei confronti di cinque Congressmen legati all’ex presidente. La loro deposizione, se decideranno di partecipare dovrà essere sotto giuramento. L’alternativa sarebbe quella di rivolgersi alla magistratura e quindi allungare i tempi. Stanno calcolando se politicamente per loro sia più vantaggioso rinviare almeno fino alle elezioni dell’8 novembre o rischiare che il loro stesso elettorato possa negargli il consenso dinanzi alla evidente prova della loro complicità in un tentativo insurrezionale.
Il leader della minoranza repubblicana alla Camera, Kevin McCarthy, ha detto questa mattina a Politico che ancora non ha preso una decisione, ma i suoi avvocati hanno accettato la richiesta di convocazione della Commissione e stanno studiando la risposta. McCarthy continua a ripetere che la commissione d’Inchiesta è illegittima. Gli altri quattro ancora non hanno risposto alla convocazione. Il congressmen Andy Biggs, repubblicano dell’Arizona, tra gli artefici degli infiniti e comici riconteggi dei voti nello Stato, ha detto di “essere scioccato dalla teatralità della decisione e che non prenderà parte ad un teatro politico illegittimo”.