L’Ucraina, certo. Ma non solo. Il summit Ue-Cina si può sintetizzare come un giro di colloqui “aperti e franchi” sull’intero arco di cooperazione fra Bruxelles e Pechino. I dettagli, sul punto, più avanti. Poiché ovviamente la guerra è stata al centro dei negoziati.
L’Europa ha chiesto al presidente Xi Jinping di esercitare la sua influenza sulla Russia perché metta fine al conflitto (non fa “gli interessi” né dell’Ue né della Cina). E fonti bene informate garantiscono che Xi ha dato una certa disponibilità. Il Dragone, però, ha colto l’occasione per avanzare anche la sua narrazione: il rapporto con l’Europa è importante, il mondo ha senz’altro bisogno di stabilità ma l’Ue farebbe bene ad avere un’approccio “indipendente” verso la Cina – e ogni riferimento agli Usa è naturalmente voluto.
Restiamo sull’Ucraina. Ursula von der Leyen, Charles Michel e Josep Borrell hanno incontrato prima il premier Li Keqiang (due ore) e poi il leader massimo Xi (circa un’ora). Michel, da presidente del Consiglio Ue, ieri sera si è sentito con Volodymyr Zelensky e oggi ha sottolineato a Xi l’opportunità di un contatto “diretto” fra i due. Poi gli europei hanno sciorinato i loro ‘cahiers de doléances’. La guerra in Ucraina, infatti, “cambierà tutto” e per l’Europa è la questione del giorno, “l’equidistanza” non basta e alla Cina si chiede di assumersi le sue responsabilità di potenza e di “impegnarsi attivamente” per la pace; sulle sanzioni poi, se proprio non le vuole sostenere, che almeno “non interferisca”.

Ecco, a Bruxelles sono certi che Vladimir Putin abbia chiesto aiuto finanziario a Xi e che, per ora, non l’abbia ricevuto. Sostenere la Russia, anche permettendole di aggirare le sanzioni, “provocherebbe un danno d’immagine per la Cina“, ha precisato von der Leyen. Le stesse aziende europee sono molto attente sulla questione – perdono quote di mercato – e lo sgarbo cinese intaccherebbe “la fiducia”, con possibili “ripercussioni” sugli investimenti. Non proprio una minaccia ma un avvertimento, questo sì.
Le sanzioni costano all’Europa, ha spiegato la troika Ue, ma è una scelta obbligata per difendere “la libertà”, “la democrazia” nonché “l’integrità territoriale di una nazione sovrana”. La conversazione poi ha toccato altri aspetti, tra cui i diritti umani, la bassa reciprocità dell’apertura del mercato cinese alle imprese europee, le sanzioni agli eurodeputati, le misure contro la Lituania e il ricorso al WTO. E il Covid. Perché la Cina lo sta ancora combattendo mentre il vecchio mondo ormai è fuori, grazie ai vaccini a mRna (e su questo l’Ue si dice disponibile a “cooperare”).
Bene. Come anticipato, un alto funzionario europeo assicura che sulla questione chiave, le pressioni a Putin, Xi di fatto si sta muovendo. “Chi si aspetta però un dietrofront pubblico della Cina, non conosce la Cina“, ha precisato la fonte. Perché appunto, va bene la cooperazione in virtù delle grandi relazioni economiche fra i due blocchi (due miliardi di euro al giorno), ma secondo il Dragone serve abbandonare la “mentalità da guerra fredda” poiché “ogni Paese ha il diritto alla propria politica estera”. Pechino non sembra dunque intenzionata a mollare Mosca, con la quale è impegnata a costruire un ordine mondiale “multipolare”. L’obiettivo dell’Ue era spiegare con chiarezza che oltre un certo limite ci sarebbero dei costi. Ora tocca alla Cina.